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Gaetano Donizetti
Il campanello

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Scena undicesima. Enrico, Don Annibale

 

Enrico, in lungo soprabito, capelli, e grandi barbette grigie,
egli ha la faccia inviluppata in un fazzoletto di lana, come
per difendersi dal freddo, e detto.

ENRICO
È questa la bottega
del famoso Pistacchio?

DON ANNIBALE
Appunto! Ed il Pistacchio avete innanzi.

ENRICO
Oh! servo...

DON ANNIBALE
A monte i complimenti, ed anzi
spicciatevi, ché ho fretta.

ENRICO
Ebben sappiate
che un cantante son io; domani a sera
m'è forza debuttar nel Campanello,
nuovissimo spartito.
Son rauco, ed ho sentito
decantar certe pillole stupende,
che voi smerciate contro il mal di gola,
onde...

DON ANNIBALE
Vi servo subito...

ENRICO
Scusate...
(trattenendo Don Annibale)
Bisogna che sappiate
come perdei la voce.

DON ANNIBALE
Ma.

ENRICO
Sediamo.

DON ANNIBALE
È tardi.

ENRICO
Che ore abbiamo?

DON ANNIBALE
(Si cerchi spaventarlo.) Son le tre
dopo la mezza notte.

ENRICO
(sedendo)
Ebbene, per me
ancora è presto, ch'io non vado a letto
pria delle cinque.

DON ANNIBALE
Oh! mio signor.

ENRICO
Sedete.
M'importa di narrarvi il caso mio.

DON ANNIBALE
A me l'udirlo non importa un corno.

ENRICO
(siede)
Sedete o qui rimango infine a giorno.
(Annibale siede a malincuore)
Ho una bella, un'infedele,
ch'ama un altro, ed io l'adoro.
Son geloso, e la crudele
gode sol del mio martoro!
Ai balconi suoi d'intorno
giro sempre notte e giorno,
e scirocco, e tramontana
m'han servito come va.

DON ANNIBALE
Se volete il mio giudizio
per levarvi d'imbarazzo,
per fuggire il precipizio
e de' venti lo strapazzo
o al momento la sposate,
o al momento la lasciate.
Tal rimedio gola e testa
risanare vi potrà.

ENRICO
(quasi piangendo)
Ma frattanto il mio debutto?...

DON ANNIBALE
Non sarà poi tanto brutto.
Le mie pillole potranno...
(andandole a prendere nell'armadio)

ENRICO
Date, date, date, date.

DON ANNIBALE
Ma...

ENRICO
Proverò...

DON ANNIBALE
Sentite...

ENRICO
Proverò...

DON ANNIBALE
Ma prima...

ENRICO
Proverò.
(prende la scatola delle pillole e le inghiotte tutte
in una volta)

DON ANNIBALE
Che ti venga un buon malanno tutte quante le ingoiò.

ENRICO
(dopo aver provata la voce)
"Or che in ciel alta è la notte,
senza stelle e senza luna,
non ti turbin fonde rotte
della placida laguna.
Dormi, o bella, mentr'io canto
la canzone del piacer.

DON ANNIBALE
Ma, dico... è tardi... Buona notte.
Che partiste avrei piacer.

ENRICO
Eh! son rauco nuovamente!
La dose ripetete.

DON ANNIBALE
Auf. Ma dopo partirete.

ENRICO
Se guarisco partirò.
(gli altre pillole)

DON ANNIBALE
Che vi pare?

ENRICO
Non plus ultra
già la voce ritornò... Uh... Uh...
Al mio debutto assisterete,
de' miei gorgheggi giudicherete
di mie volate semitonate
di sbalzi orribili ch'io prenderò.
Cose impossibili
sentir farò.

Nel corso di questo duetto, e allora che Don Annibale
volge le spalle ad Enrico per prendere le pillole, questi
caccia destramente un bigliettino nella serratura della
camera di Don Annibale.

DON ANNIBALE
Se presto presto
non ve n'andate
verrà una pioggia
di bastonate.
Siete un seccante
signor cantante,
più la mia collera
frenar non so.
(via Enrico)




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