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Salvatore Cammarano
Pia de' Tolomei

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  • PARTE PRIMA
    • QUADRO TERZO
      • Scena sedicesima. Uomini d'armi e detti
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Scena sedicesima. Uomini d'armi e detti

 

UBALDO
Quel codardo ne deluse!...
Rinvenirlo io non potei!

NELLO
Ah! l'averno si dischiuse,
per sottrarlo ai colpi miei...

GHINO
(D'ira avvampo!)

NELLO
Svela, o Pia,
come... d'onde il vil fuggia...
Tu da me la vita avrai,
se di lui vendetta avrò.

PIA
Io tradirlo? No giammai:
mille volte pria morrò.

NELLO
(nel massimo furore)
L'empia cingete d'aspre ritorte,
alle Maremme sia trascinata.
Lunga, crudele, tremenda morte
ivi t'aspetta, o scelerata...
Vanne perversa... di te soltanto
per maledirti mi sovverrò.

GHINO
(Ahi sciagurato! Dove mi spinse,
della vendetta l'empio desìo.
L'astro del giorno per lei si estinse,
ma più infelice di lei son io.
Tutta una vita trarrò nel pianto,
e di me stesso l'orror sarò!)

PIA
Qual fera morte a me s'appresta!
V'è donna al mondo più sventurata?
Nella suprema ora funesta
sarò da tutti abbandonata!...
Del mio ministro a me d'accanto
suonarla prece io non udrò!

UBALDO e UOMINI DARMI
Ormai ne segui... È vano il pianto.
Il tuo destino cangiar non può.

BICE e DAMIGELLE
Il ciel preghiamo; ché il ciel soltanto
all'infelice soccorrer può.

Ubaldo e gli uomini d'armi prendono Pia.

 




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