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Gustavo Vaéz
Rita ou le mari battu

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Scena dodicesima. I precedenti e Beppe

 

BEPPE
(uscendo dall'osteria con un fagotto appiccicato
alla punta di un bastone da viaggio)
Ahò... tanto meglio...
La scena del riconoscimento ha avuto luogo.

RITA
Che vuol dire? Dove pensi d'andare?

BEPPE
Pe' fatti miei, attesoché il primo in lista si è
presentato.

RITA
È un impostore.

BEPPE
Ho esaminato le sue carte; sono in regola.

RITA
Hai letto male.

BEPPE
Sta a vedere! Nome e cognome, come sul vostro
contratto nuziale.

RITA
Ti dico che hai letto male,
(a Gasparo)
e voi, potete andarvene pei fatti vostri.
(ripone sulla tavola, a sinistra, il fagotto
e il bastone che ha tolto di mano a Beppe)

GASPARO
(piano a Beppe)
Con me, ha paura di essere picchiata,
e voi gli avete dato il gusto contrario.
Ma, state a sentire...
(continua a parlargli a bassa voce)

RITA
(osservandoli)
Che diamine stanno cospirando colaggiù?

GASPARO
(piano a Beppe)
È il solo mezzo di ricondurla a me.
(a parte)
E di ricuperare quel maledetto contratto.
(a voce alta)
Questa casa porta l'insegna di un'osteria;
mi sarà dunque permesso, prima di andarmene
di rifocillarmi un tantino.

RITA
Lo credo bene... siamo qui appunto per dare
ospitalità ai forestieri, e gli è un dovere che si
compie con piacere verso tutti... i forestieri.
(ella scompare un momento e ritorna
con una bottiglia di vino)

GASPARO
(mentre Rita è uscita)
Saldo in gambe! Siamo intesi.

BEPPE
State a vedere.
Gasparo si mette a sedere, a sinistra.
Rita gli versa da bere.
(a parte)
Fortunatamente, egli è per darmi coraggio.
(a voce alta)
Per la Madonna, signora Rita,
spieghiamoci un poco.

RITA
Con che tono la prende!

BEPPE
(intimidito)
L'osso è più duro da rodere di quel che pensavo.

GASPARO
(tossendo per incoraggiarlo)
Hem! Hem!

BEPPE
Costui, di grazia, è egli vostro marito, sì o no?
Se lo è, gli cedo il posto; se non lo è, vi proibisco
di civettare col sopradetto.

RITA
Mi proibite?

BEPPE
(mezzo tremante, incoraggiato però dai segni
di Gasparo)
Sì, ve lo proibisco, perché sono il padrone
in casa mia, perché voglio essere obbedito.

GASPARO
(a parte)
Ha preso l'aire il piccino.

RITA
V'hanno imbeccato.

BEPPE
Potrebbe darsi, ma, almeno, ho approfittato della lezione,
e vi prometto che d'ora innanzi, non ci sarà nessuno in paese
che mi canzoni per le busse che piglio dalla moglie. È
un cambiamento radicale di politica che introduco in famiglia.

RITA
Ed io, per mio conto, darò retta a tutte le paroline dolci de'
bei giovinotti; avrò i miei galanti; dieci, venti, trenta alla
volta, che mi regaleranno dei mazzolini, delle chicche, delle
canzonette; non vi vorrò più bene, e allora... guai a voi!
Non si ride mica solo alle spalle dei mariti che le pigliano!

Beppe che ha rinculato davanti l'aggressione di Rita, si
sente in mano la punta del bastone, che Gasparo gli tende.

BEPPE
(avvicinandosi col bastone che ha impugnato)
Ah! non mi si vuol più bene! Si serva! Ma quando il fuoco
sta per ispegnersi, lo si ravviva con quattro stecche.
(batte col bastone a terra)

RITA
Misericordia! aiuto!
(riparandosi, dietro a Gasparo)
Difendetemi!

GASPARO
(alzandosi, in atto di trattenere Beppe)
Caro mio, non si picchiano le mogli! La non mi è toccata
di farlo che una sola volta, e mi son morse le dita.
(piano)
Animo! Una mezza serqua, per campione!

BEPPE
(piano)
Ho capito.
(alzando la voce)
La picchierò, se mi fa comodo, quando e come mi pare.
Non ho bisogno de' vostri consigli.

RITA
(piagnucolando)
Povera me!

GASPARO
(piano a Beppe)
Insultatemi, provocatemi, ho i miei progetti.

BEPPE
Sta bene.
(a voce alta)
In due siamo in troppi sulla terra; l'uno o l'altro deve...
(piano)
È una burletta, non è vero?

GASPARO
In un atto.

RITA
(a parte)
Non mi par più lui.

BEPPE
(a Gasparo)
Seguitemi.

GASPARO
Io battermi? È impossibile, caro mio.

BEPPE
Rifiuti?

GASPARO
(fingendo di sollevare a stento il braccio diritto)
Guardate, non ho più l'uso del braccio destro
un colpo d'ascia d'arrembaggio.
(a Rita)
Non posso alzare la mano.

RITA
È moncherin!

GASPARO
Son moncherin!

RITA
(fra se)
Non può col braccio
trarsi d'impaccio.
Quasi l'abbraccio;
libera io son!
Ha perso il fiocco
il mio balocco;
più non ne tocco...
È moncherin!

BEPPE
(come sopra)
Ha un bel difetto
il poveretto;
cangia d'aspetto
la quistion.
La mia megera,
almen si spera,
dee fargli ciera...
È moncherin!

GASPARO
(fra se)
Che terno al lotto!
Il lor complotto
svento di botto;
resto il padron!
Di più non bramo,
or or ci siamo;
ha morso l'amo
il pesciolin!
(a Beppe)
La bottiglia, pur or, l'avete visto...
Io non potea col braccio sostener.

RITA
(fra se)
Non può dunque picchiarmi in avvenir...
E Beppe che fa il chiasso,
e atteggiarsi a gradasso...
io prendo il mio partito...
(forte)
Gasparin! Dolce sposo, a te in braccio io torno alfin!

GASPARO
Ella è mia!

RITA
Gasparin!

BEPPE
Frase gentil! Coppia fedel!

GASPARO
Tenero agnel,
ritrovo il ciel!
Ma... il contratto nuzial?...

RITA
Vello qua...

GASPARO
Lo tengo...

BEPPE
Ah! bravo!
Ad altro cielo io spiego l'ale,
addio consorte a Gasparin!

GASPARO
(trattenendolo)
Meno furie! Il mio contratto,
bordeggiando, io m'ebbi alfin!
Tu rimani... io me la batto...
Addio, addio... Rita e Beppin!

BEPPE e RITA
Che dic'ei??

GASPARO
(mettendosi il contratto in tasca)
Ch'ho qui la prova!

BEPPE
Che! Ten vai?

RITA
Ah! codesta saria nova...
Uno almen per me lo vo.

GASPARO
Tenga Beppe, se le aggrada.

RITA
Che?

BEPPE
(a Gasparo)
Rimani, o, giuralciel!...
(fra se)
Io ti passo a fil di spada.
È moncon...

GASPARO
(come sopra)
È un vigliaccon!

BEPPE
Resta... o qui ci batteremo.

GASPARO
Sia! Conclusa è la partita...
O la vostra, o la mia vita...

RITA
Lo ha beccato!

GASPARO
Tocca qua!
(gli stringe la mano colla massima forza)

BEPPE
Ahi! Ahi! Ahi! M'ha storpiato.

RITA
(a Gasparo)
Che? Non sei più moncherin?

GASPARO
Fu un'astuzia...

RITA e BEPPE
Ah! l'assassin!

GASPARO
Il contratto mi premea
per poter buttarlo in mare...
Son con voi, gentil compare,
su... battiamoci... è il mio mestier!

BEPPE
Ah! l'infame!

RITA
Ah! l'assassin!

GASPARO
Ci battiamo sì, o no?

BEPPE
(fra se')
Son confuso, smarrito
mi par d'esser ferito
già dal fiero marito,
e mi sento morir.

Dato ancor ch'io non muoia
per le man di quel boia,
quella cara sua gioia,
mi convien consolar.

GASPARO
(fra se)
Fatti in qua, fatti avanti,
son vani i tuoi pianti,
non c'è Dio, non c'è santi,
te la devi sorbir.
(additando Rita)
Se ha trovato conforto,
credendomi già morto,
prendo il mio passaporto,
e da sol torno al mar.

RITA
Quale audacia inaudita!
Ei mi beffa, ei m'irrita.
Ah! darei la mia vita
per poterlo strozzar!

Sol mi strugge una brama,
vendicar l'empia trama,
e piantargli la lama
d'un pugnal dentro il cor!
Aspettate, vado a prendere le armi.
(scomparisce un momento nell'osteria)

RITA
Ma ti ammazzerà!

BEPPE
Tanto meglio! Quando sarò morto, quel bestione vi
ripiglierà, vi ripicchierà, e la vi starà bene! Mi faccio
ammazzare per castigarvi... e poi... chi s'è visto s'è visto.

RITA
Maledetta risurrezione! Eravamo così felici!

BEPPE
Sì, e le stecche che mi consegnavi!

RITA
Non era che per prendere il tratto avanti:
aveva paura di pigliarle da te.

BEPPE
Non è una buona ragione.

RITA
Ma, sii giusto, o che forse non ti voleva un ben
dell'anima? Non ti accarezzavo per benino? Non
eri il Beppino del mio cuore, il mio coso, il mio
omino?

BEPPE
Non dico di no.

RITA
(piangendo)
E adesso ti devo perdere!

BEPPE
Pare di sì.
(si mette a piagnucolare anche lui)

GASPARO
(ritornando)
Siamo pronti galantuomo?

BEPPE
Son... sono qua.

GASPARO
Qui appresso, nell'ortaglia.
(tira fuori due grandi pistole)

BEPPE
Accidenti! Che canne!

GASPARO
È l'affare di un momento...
una vera partita di piacere.

BEPPE
Avete un bel dire, voi, che avete il coraggio
naturale, signor spaccamonti!

GASPARO
(brontolando)
Come? Che?

BEPPE
Sicuro, perché avete un vocione da basso profondo
e due pistole che paiono due colubrine, pretendete di
spaventarmi e di addossarmi mia moglie per forza...
(con energia)
Ebbene non ho paura io... non è per riguardo di
quei vostri utensili, gli è perché la mi vuol bene
lei, perché le voglio bene io, che me la tengo!

RITA
(buttandosi al collo di Beppe)
Ah! Beppino! Sei un amore!

GASPARO
(allegramente)
Alla buon'ora... E siccome io ritorno in America...
resto nell'altro mondo, come avete creduto sin qui...
e voi restate quel che siete: il marito della mia vedova.

BEPPE
(prendendolo in disparte)
Per altro assicuratemi di una circostanza.

GASPARO
Di quale?

BEPPE
Quel tal giorno che vi siete imbarcato... al pranzo
di nozze... fu proprio subito dopo la frutta?

GASPARO
Parola d'onore!... Non ho avuto che il tempo
di mettere in opera il mio sistema... quel tale,
che vi ho insegnato.

BEPPE
Zitto! Approfitterò della lezione.

GASPARO
Ma tu déi la mia ricetta
saggiamente adoperar.
Puoi picchiar la tua diletta,
non la déi però accoppar.

BEPPE
Lo conosco quel sistema:
"Castigar perché si tema
e picchiar e ripicchiar.
In ragion del verbo amar!"
(facendo atto di battere)
E l'amerò... per Dio! Se l'amerò...

GASPARO
Ma troppo, no!
Che il troppo amor disturba il cor!

RITA
(cacciandosi fra di loro)
Ma col picchiar la propria moglie
degli altri guai si può incontrar!...
A contener le matte voglie,
a certi poi si pensar!

BEPPE
Di questi qui?...

RITA
Nemmen l'insegna!
Pace e concordia!...

BEPPE
Giuriamo ognor!
(a due)
Concordia, amor!

GASPARO
Con voi sia pace, sia gioia ognor,
più saldo ho reso il vostro amor.

RITA
Partite in fretta pria di doman,
m'avete guaste le carte in man.

BEPPE
Addio, di cuore gentil german,
per voi mi trovo le carte in man!

RITA
Buona e lunga permanenza!

BEPPE
Non sia lunga st'altra assenza!

GASPARO
Dunque addio... partir degg'io.

TUTTI
Addio!

 

 




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