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Giacomo Sacchero
Caterina Cornaro

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  • ATTO PRIMO
    • Scena terza. Lusignano, sotto private spoglie, ed un cavaliere
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Scena terza. Lusignano, sotto private spoglie, ed un cavaliere

 

LUSIGNANO
Lasciami, o cavalier.

CAVALIERE
Perché, o mio prence,
solo rimaner vuoi?

LUSIGNANO
Note mi sono
le audaci mire del sovran consiglio...

CAVALIERE
Esso forse?

LUSIGNANO
Congiura a rovesciarmi
dal soglio ove mi pose.

CAVALIERE
E tu?

LUSIGNANO
Se il posso,
tento il filo spezzar delle lor trame,
e insiem fiaccar quell'arroganza infame.
Da che a sposa Caterina
diemmi il veneto Senato,
del mio regno la ruina
si comprò con quel mercato.
Or che intera, e certa appare
la viltà dei traditor,
chiedo al cielo, e chiedo al mare
nuove tempre al mio furor.
Ma colei, la sventurata
che far lieta io pur vorrei,
fu dai vili condannata
a soffrir gli affanni miei:
tuttavia nel lutto immersa
celar tenta il suo dolor;
ma ogni lagrima che versa,
si distempra sul mio cor.

CAVALIERE
O mio re...

LUSIGNANO
Va', discaccia ogni timore,
sovra i giorni dei re vegli il Signore.

Partono.




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