STROZZI
T'avanza.
(Oh ciel! Gerardo! A Mocenigo tosto
si corra.) La regina.
Entra Caterina; Strozzi parte.
GERARDO
(Oh, Caterina!)
CATERINA
Del re, consorte mio, debole e infermo
io sostengo le veci, o cavaliere.
GERARDO
(Che tumulto ho nel cor!)
CATERINA
Parla: che chiedi?
GERARDO
Da te, o regina, nulla più.
CATERINA
(riconoscendolo, e mettendo un grido)
Qual voce! Gerardo?
GERARDO
Io stesso. Un dover sacro, o donna.
CATERINA
Infelice!
GERARDO
Io non vengo a suscitare
nel tuo misero cor l'antica guerra:
per me, lo so, più non esisti in terra.
Qui m'ha chiamato, e testimon n'è il cielo.
Da quel dì che lacerato
questo cor fu crudelmente,
mari, e monti ho valicato,
tristo ognora, ognor furente.
Il mio stato doloroso
non si puote immaginar.
CATERINA
(In quest'ora, o ciel pietoso,
non volermi abbandonar!)
GERARDO
D'un conforto, nella gloria,
ebbi speme e corsi all'armi;
ma venia la tua memoria
pur nel campo ad agitarmi...
La sua grazia, il suo favore
chiesi al ciel per obliarti,
soffocar l'insano ardore,
viver mesto, e perdonarti...
Poi pensando al duro oltraggio
l'ira mia s'inacerbò.
CATERINA
(Dammi, o cielo, il tuo coraggio,
e l'arcan gli svelerò.)
Troppo giusto è il tuo rigore,
ma sai tu qual trama orrenda
fece reo questo mio core?
GERARDO
Trama! E qual? Fa' ch'io l'apprenda...
CATERINA
In quel dì che rinnegai
la promessa dell'amore,
in quel giorno io ti salvai
dal pugnal d'un traditore.
Io però sacrificai,
per salvarti, e vita e amor.
GERARDO
Cielo! Il ver da te ascoltai?
CATERINA
Sì, pur troppo!
GERARDO
Oh, nobil cor!
CATERINA
Da me fosti ognor compianto,
fratel mio, mio dolce amico;
ogni dì cogli occhi in pianto
ti ricordo, e benedico
d'amistà, non più d'amore
sia l'affetto vivo in te:
nella pace del tuo core
prega, o misero, per me.
GERARDO
Sventurata, piango anch'io,
ma per te m'è il duol gradito:
ti rammenta il pensier mio
come un ben che fu smarrito.
E se in lagrime la sera
io domando al ciel mercé,
la più fervida preghiera
io la sciolgo ognor per te.
CATERINA
Ora parti.
GERARDO
Un mistero tremendo
odi pria; Lusignano e il tuo regno
corron certo periglio.
CATERINA
Che intendo!
GERARDO
E coll'armi a difenderlo io vengo.
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