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Giacomo Sacchero
Caterina Cornaro

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  • PROLOGO
    • Scena ottava. Gerardo e Caterina
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Scena ottava. Gerardo e Caterina

 

GERARDO
Dolce amor mio!

CATERINA
Gerardo!

GERARDO
Fuggiamo, o Caterina: il ciel protegge
i nostri voti.

CATERINA
(Deh, m'assisti, o cielo!)

GERARDO
Sospiri tu?

CATERINA
(Che dirgli?)

GERARDO
Alla mia gioia
tu non esulti?

CATERINA
(Oh, supplizio!) Perdona
al tumulto del cor.

GERARDO
Càlmati, o cara,
per me avrà fine la tua vita amara.
Spera in me, della tua vita
l'ombra cupa si dirada:
sulla rosa inaridita
manda il ciel la sua rugiada.
Tristo verno innanzi sera
oltraggiò la tua beltà:
or per nuova primavera
vaga più rifiorirà.

CATERINA
(Che far deggio? Oh, pena atroce!
La mia piaga ei più ritenta.
Dir vorrei, ma la sua voce
mi commuove, e mi spaventa:
mentr'io l'amo, e un foco immenso
consumando il cor mi va.
Come mai più a te non penso
più non t'amo udir dovrà?)

GERARDO
Vieni.

CATERINA
Oh! No.

GERARDO
Che dici?

CATERINA
Parti.

GERARDO
Che!

CATERINA
M'oblìa.

GERARDO
Potresti farti
tu spergiura?

CATERINA
(Oh, pena estrema!)

GERARDO
Più non m'ami?

CATERINA
(Oh, istante!)

Guardando l'uscio. Mocenigo si affaccia all'uscio della
porta segreta, e le mostra gli sgherri armati.

MOCENIGO
Trema.

GERARDO
Parla...

CATERINA
Or bene. Io più non t'amo...
Più non t'amo.

GERARDO
Oh, rea bestemmia!
Tu vaneggi? Ah no!... Partiamo.

CATERINA
(Ciel pietà!)

GERARDO
Cedi...

CATERINA
E impossibile.

GERARDO
Dunque è ver bugiardo core,
che un re t'offra e serto e amore?

CATERINA
(Io non reggo!)

GERARDO
S'è fallace
questa nuova, un solo accento
proferisci, ed avran pace
le mie smanie.

CATERINA
(guardando all'uscio)
(Oh, mio spavento!)

GERARDO
Parla, dici il vero?

MOCENIGO
(si affaccia ancora minaccioso)
Bada!

CATERINA
Tutto è vero.

GERARDO
E vero?

CATERINA
Si.

GERARDO
Sciagurata or su te cada
del ciel l'ira.

CATERINA
(Orribil dì!)

GERARDO
Va', crudel: maledetto quel giorno
che ti vidi, e perduto t'amai.
Maledetto quest'empio soggiorno,
da cui fede ed affetto sperai.
L'ira mia che implacabile estrema
ora impreca all'infranta tua fé,
notte e dì fino all'ora suprema
posi infausta e tremenda su te.

CATERINA
(Lassa me! Qual orrenda, blasfema!
qual parola esecranda m'è uscita!
Provocai la sua collera estrema,
ma salvai la diletta sua vita.
E mentr'egli colpevol mi crede,
e insultando mi scaccia da sé,
ahi! non sa, che illibata è la fede,
che il mio core spergiuro non è!)
Senti almen...

GERARDO
Più non deggio ascoltarti.

CATERINA
Ah pietà!

GERARDO
Non la merti, o crudel!

CATERINA
Tu non sai...

GERARDO
Non importa.

CATERINA
Tu parti?

GERARDO
Sì, per sempre abborrirti, o infedel!
Gerardo parte: Caterina cade svenuta.

 




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