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Eugene Scribe
Don Sebastiano

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  • ATTO SECONDO
    • Scena settima. Don Sebastiano svenuto e Zaida
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Scena settima. Don Sebastiano svenuto e Zaida

 

ZAIDA
Ei non è più!... fra i corpi
ond'è sanguigno il piano
d'interrogar la morte avrò il coraggio...
Se ferito salvarlo... io spero invano...
Ch'io risparmi alla salma almen l'oltraggio.
Sin ch'io lo trovi, o ciel, guida i miei passi!

SEBASTIANO
(sempre fuor di sensi)
Camoens! Enrico! A me.

ZAIDA
Gran Dio! che intesi? Ohimè!...
È desso!... e vive ancor!...
Giusto cielo, in sì misero stato
chi potria non sentirne pietà?
Forse, oh Dio! mortalmente piagato
più che un soffio di vita non ha!...

SEBASTIANO
(risensando)
L'alma stanca... illanguidita
io sentia... dal sen... fuggir!...
Chi mi rende lena e vita?
Chi rinfranca in me l'ardir?...

ZAIDA
In lieta sorte o ria
m'avrai compagna, o re!
È tua la vita mia,
la spenderò per te!

SEBASTIANO
(respingendola con dolcezza)
Nella sventura mia
è il ciel pietoso a me,
che un angelo m'invia,
gentil straniera, in te.
Senza esporre i tuoi giorni
i miei salvar non puoi.
Va, lasciami perire!

ZAIDA
Pel Dio de' padri tuoi,
vivrai, mio sire, o noi morremo insieme!

SEBASTIANO
Che ascolto!

ZAIDA
Al re possente
dovea tacerlo, e il tacqui.
Ma sventurato, ma errante e proscritto,
or saprai tutto!... io t'amo,
e per te solo io tremo!

SEBASTIANO
E offrirti, ah!, non poss'altro
che l'infortunio mio!

ZAIDA
Che importa! ... Se per te morir poss'io,
se la tua sorte è mia!

SEBASTIANO
Disgiunti, ah!, non ci voglia
quel Dio che ci riunì!

ZAIDA
Fa' cor, mio re, fa core,
la gioia è presso al duol.
Di notte al cupo orrore
succede il chiaro sol.

SEBASTIANO
Ardir m'infondi in core,
sparì l'affanno e il duol;
di notte al cupo orrore
succede il chiaro sol.

ZAIDA
Ti renderà libertade e corona
quel Dio che veglia sul capo dei re.

SEBASTIANO
Beato me se la sorte mi dona
ch'io possa un scettro deporre al tuo piè!




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