1.3. La vita consacrata elemento irrinunciabile della
trasmissione della rivelazione di Cristo
La vita consacrata è un elemento
essenziale della Chiesa perché è un elemento irrinunciabile della rivelazione
di Cristo e della sua trasmissione. In effetti, approfondendo nel contenuto
della dimensione ecclesiale della vita consacrata, ci si rende conto che
l'economia della rivelazione e della sua trasmissione non è soltanto una
economia di parole. Le opere sono un elemento essenziale della divina
rivelazione (cfr DV 2), che si è compiuta in modo progressivo. A
portarla alla sua pienezza è stato lo stesso figlio unigenito del Padre. E Gesù
non ha portato a termine la divina rivelazione soltanto con le sue parole, ma
anche con le sue opere e "con tutta la sua presenza" (DV 4).
Il tesoro spirituale della rivelazione
consegnato dal Padre alla Chiesa comprende anche l'altissimo valore della
"forma di vita" del suo figlio (cfr LG 44; 46). La "forma
di vita" di Cristo, totalmente consacrata e missionaria, è senza dubbio
"rivelatrice". Sono "rivelatori" gli esempi della sua vita;
sono "rivelatori" i tratti caratteristici della sua vita, nei quali
trova la vita consacrata il suo più solido fondamento; è "rivelatore"
il genere di vita obbediente, casto e povero scelto da Cristo nella pienezza
dei tempi in atteggiamento di docilità al Padre.
In
profonda armonia con il Concilio, il Papa vuole che le persone consacrate siano
pienamente consapevoli della portata dei valori rivelati dal Padre in Cristo,
perché soltanto così può essere adeguatamente valutata la scelta della vita
consacrata. Per poter contemplare il senso profondo della vita consacrata,
bisogna lasciarsi illuminare dalla luce raggiante della "forma di
vita" di Cristo. La chiave per elaborare una autentica antropologia della
vita consacrata si trova nella santa e rivelatrice umanità del Verbo incarnato.
Il Papa sottolinea, ad esempio, che la
scelta della "forma di vita verginale", fatta da Cristo in
atteggiamento di docilità e di totale comunione con il Padre, è un punto
importante della rivelazione che deve servire come criterio per stabilire la
dignità antropologica della scelta verginale nella vita cristiana: "È in
tale atteggiamento di docilità al Padre che, pur approvando e difendendo la
dignità e la santità della vita matrimoniale, Cristo assume la forma di vita
verginale e rivela così il pregio sublime e la misteriosa fecondità spirituale
della verginità”(VC 22b).
I valori della "forma di vita"
di Cristo sono parte irrinunciabile della rivelazione e del patrimonio
spirituale che, per volere del Padre, la Chiesa deve trasmettere a tutte le
generazioni (cfr DV 7). La trasmissione di questo tesoro spirituale non
può compiersi per mezzo delle sole parole. È necessario che determinate
persone, consacrate dal Padre, rappresentino continuamente nella Chiesa la
"forma di vita" che Gesù ha abbracciato (cfr VC 22a); è
necessario che determinate persone, abilitate soprannaturalmente dallo Spirito,
offrano al mondo con la sua presenza cristiforme una tipica e permanente
visibilità dei tratti caratteristici di Gesù (cfr VC la).
Nell'ultima
cena, istituendo il sacramento del suo corpo e del suo sangue, Gesù confermò
gli annunci della sua morte redentrice e consegnò agli Apostoli il memoriale
del suo sacrificio: "fate questo in memoria di me" (Lc 22,19;
l Cor 11, 24-25).
D'altra parte, all'inizio della sua vita
pubblica, Gesù chiamò gli Apostoli a una vita di speciale sequela. Accettando
il suo invito, essi lasciarono tutto e lo seguirono. Formando li con i suoi
esempi e con i suoi insegnamenti a vivere con lui e come lui, Gesù consegnò
loro il suo modo di esistere e di agire, la sua "forma di vita", come
dicendo: vivete così in memoria di me.
La "vita" è stata sempre
elemento necessario dell'adeguata trasmissione della rivelazione di Cristo: "Così
la Chiesa nella sua dottrina, nella sua vita e nel suo culto, perpetua
e trasmette a tutte le generazioni tutto ciò che essa è, tutto ciò che essa
crede" (DV 8). Per dovere di fedeltà a Cristo, la Chiesa deve
realizzare la sua missione "con l'esempio della vita e la
predicazione, con i sacramenti e gli altri mezzi della grazia" (GS
5).
Proprio per tale motivo, anche nei nostri
giorni la vita consacrata è "parte integrante della Chiesa"
(VC 3b), "come un suo elemento irrinunciabile" (VC
29b). Come ieri, e come domani, anche oggi, le persone consacrate sono chiamate
a trasmettere per mezzo della propria vita gli speciali valori della "forma
di vita" del Verbo incarnato.
La vita di speciale consacrazione e di
speciale missione dei consacrati deve essere l'ecclesiale "memoria
vivente" e l'ecclesiale "vivente tradizione" del
rivelato modo di esistere e di agire di Gesù: "Veramente la vita
consacrata costituisce memoria vivente del modo di esistere e di agire di
Gesù come Verbo incarnato di fronte al Padre e di fronte ai fratelli. Essa
è vivente tradizione della vita e del messaggio del Salvatore" (VC
22c).
Fedeli alla volontà divina, gli Apostoli
tramandarono anche con gli esempi, e non soltanto con le parole e con i
sacramenti, il patrimonio spirituale ricevuto da Cristo: "Ciò venne
fedelmente eseguito (...) dagli Apostoli, i quali nella predicazione orale, con
gli esempi e le istituzioni trasmisero (...) ciò che avevano
ricevuto dalla bocca, dal vivere insieme e dalle opere di Cristo" (DV 7).
Gli Apostoli trasmisero, quindi, anche
mediante la loro vita esemplare l'irrinunciabile eredità ricevuta. La "apostolica
vivendi forma" (VC 93c; 94a), rinnovata e rinvigorita dopo la
Pentecoste con la luce e con la forza dello Spirito Santo, è stata elemento
indispensabile nella dovuta consegna dei valori ricevuti.
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