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Ángel Pardilla, CMF
La vita consacrata, memoria vivente…

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  • 2. LA VITA CONSACRATA "MEMORIA VIVENTE" DEL CRISTO CONSACRATO, OBBEDIENTE, CASTO, POVERO, ORANTE E MISSIONARIO
    • 2.4. La vita consacrata "memoria vivente" del Cristo povero
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2.4. La vita consacrata "memoria vivente" del Cristo povero

Le persone consacrate professano di essere povere secondo un programma di povertà evangelica volontaria. Questo significa che il senso e le dimensioni della loro povertà non possono essere stabiliti se non facendo riferimento esplicito al Vangelo e, più concretamente, all'esempio e all’insegnamento del Cristo povero del Vangelo.

La povertà della vita consacrata, quindi, non può essere descritta in una prospettiva esclusivamente orizzontale o con criteri meramente socioeconomici. Già nell'ambito della rivelazione dell'Antico Testamento il contenuto dell'espressione "povero di Jahvé" non coincideva con il concetto socioeconomico di "povero". Chi non aveva fede in Dio non era ritenuto "povero di Jahvé".

Nell'era evangelica, Cristo può essere chiamato "povero di Jahvé". Meglio, tuttavia, chiamarlo "il povero del Padre", cioè il povero per eccellenza di Dio Padre. La sua è stata la povertà più evangelica e più volontaria, perché è stata scelta liberamente per attuare nel modo più generoso il piano di salvezza disegnato dal Padre: "Da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà" (2 Cor 8, 9).

Il Cristo povero non è nettamente separabile né dal Cristo obbediente né dal Cristo casto. Non è possibile infatti delineare la profondità della povertà di Cristo senza metterla in stretto rapporto con la sua vita di perfetta obbedienza al Padre e con la sua totale docilità nel compiere la missione ricevuta.

Il Papa offre questa illuminante prospettiva: "La profondità della sua povertà si rivela nella perfetta oblazione di tutto ciò che è suo al Padre" (VC 22b). Veramente Cristo mise se stesso e tutte le sue cose nelle mani del Padre (cfr Lc 2,49; 23, 46). Egli offrì al Padre nel modo più incondizionato tutto ciò che era e che aveva.

Cristo è stato il sommo povero del Vangelo perché, per amore al Padre e all'umanità povera, bisognosa di redenzione, "spogliò ('ekénosen') se stesso" (Fil 2,7): fece il vuoto di se stesso di fronte al Padre. La realtà della sua carne e le realtà di cui poteva disporre sono state consacrate totalmente al Padre: "Tutte le cose mie sono tue" (Gv 17, 10).

Entro questa cornice trovano il loro giusto posto e la loro armonia i particolari sullo stato socioeconomico di Gesù. Durante la vita pubblica Gesù vestiva in modo decente (cfr Gv 19,23-24), accettava offerte (cfr Lc 8, 3) e decideva, sempre in obbedienza al Padre, la destinazione concreta del contenuto monetario di una "cassa" (Gv 12,6; 13, 29). Tale cassa era una borsa comune, una borsa che serviva alle finalità specifiche della "nuova famiglia" che Gesù, per volontà del Padre, aveva inaugurato scegliendo i Dodici.

Chi professa la povertà evangelica volontaria si impegna a vivere in povertà come Cristo. Non si può affermare che l'impegno di povertà è uguale per tutti i cristiani. Non è vero, ad esempio, che nell'uso dei beni una persona consacrata può fare tutto quello che è permesso a qualsiasi altro fedele. Ogni fedele, infatti, partecipa alla povertà di Cristo secondo il programma delle comuni esigenze di povertà del battesimo. Ma la persona consacrata vi partecipa, inoltre, con un nuovo e speciale titolo di configurazione evangelica al Cristo povero: "Ogni rigenerato in Cristo è chiamato a vivere (...) un ragionevole distacco dai beni materiali (...). Ma il battesimo non comporta per se stesso (...) la rinuncia al possesso dei beni (...) nella forma propria dei consigli evangelici" (VC 30b; cfr LG 46b; PC 13a).

In virtù della sua norma di speciale sequela di Cristo, ogni persona consacrata deve vivere come un "povero del Padre". L'uso dei beni, nel caso delle persone consacrate, è limitato e determinato dallo specifico carisma di peculiare consacrazione e di particolare missione consegnato dal Padre ai membri dell'Istituto.

La vita consacrata, abbracciando con atteggiamento cristologico il consiglio evangelico della povertà, è "memoria vivente" del Cristo povero.

 




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