CONCLUSIONE
L'identità della vita consacrata non può essere
stabilita con criteri di carattere filosofico o sociologico. Le sue note
caratteristiche possono essere delineate solo accogliendo la pienezza della
divina rivelazione, avvenuta in Cristo.
I consacrati non sono degli esaltati che,
a causa di un fanatismo incontrollato, cercano di vivere al di fuori o al di
sopra dei valori della rivelazione di Cristo e del suo Vangelo. Sono, invece,
dei cristiani che, docili al Padre e mossi dallo Spirito Santo, cercano di
trasmettere umilmente di generazione in generazione gli evangelici tratti
caratteristici del Cristo consacrato, obbediente, casto, povero, orante e
missionario.
Le persone consacrate non ritengono che il
loro modo di vivere sia l'unico modo onesto di vivere la vita cristiana. Non
contestano la piena legittimità delle altre forme di vita nella Chiesa.
Rispettano pienamente, ad esempio, la vita dei loro fratelli e delle loro
sorelle di battesimo che vivono santamente nel matrimonio.
I consacrati, in fondo, aspirano ad essere
degli umili portatori di acqua: rispondendo alla chiamata di Dio e sorretti
dalla grazia divina, vogliono portare nella fragilità della loro carne, a lode
della Trinità e per il bene dell'umanità, l'acqua cristallina della "forma
di vita" di Cristo; vogliono, cioè, essere "memoria vivente" del
rivelato modo di esistere e di agire di Gesù.
Le Costituzioni devono essere una preziosa
sintesi dell'identità spirituale dei membri degli Istituti di vita consacrata.
Nel 1965 il Concilio diede agli Istituti questo orientamento: "le
Costituzioni, i 'direttori' (...) siano convenientemente riveduti e (...)
vengano adattati in base ai documenti emanati da questo sacro Concilio" (PC
3c). Seguendo tale orientamento, Paolo VI determinò, nel motu proprio "Ecclesiae
Sanctae" (6 agosto 1966), che le Costituzioni devono contenere
non solo le norme giuridiche necessarie, ma anche, e in primo luogo, i
"principi evangelici e teologici della vita religiosa" (ES II,
12) e le espressioni adatte per trasmettere il patrimonio spirituale di ciascun
Istituto (cfr ES II, 12).
Il nuovo Codice di Diritto Canonico
(25 gennaio 1983) confermò l'importanza della presenza nelle Costituzioni degli
"elementi spirituali" (CIC 587,3), e soprattutto degli
elementi cristologici. Nelle Costituzioni deve essere presente la norma della
sequela di Cristo. Tale sequela deve essere espressa, inoltre, non in qualsiasi
modo, ma facendo osservare, come succede in PC 2a, che nell'insieme
delle molteplici regole, norme o disposizioni del testo costituzionale, essa ha
la caratteristica singolare di essere la regola suprema (cfr CIC 662).
Il libro delle Costituzioni, quindi, deve avere nella sequela di Cristo il
centro e la sorgente della sua armonia.
L'Esortazione apostolica Vita
consecrata (25 marzo 1996) "ha saputo esprimere con chiarezza e
profondità la dimensione cristologica ed ecclesiale della vita consacrata in
una prospettiva teologica trinitaria che illumina di nuova luce la teologia
della sequela e della consacrazione, della vita fraterna in comunità e della
missione" (RdC 3). Secondo tali orientamenti; la dimensione cristo
logica della vita consacrata presente nelle Costituzioni deve essere
approfondita e illuminata da una prospettiva esplicitamente trinitaria. Per
scoprire il senso più genuino della vita consacrata, infatti, bisogna camminare
fino alle sue "sorgenti cristologico-trinitarie" (VC
14t). Alcuni Istituti hanno fatto in questi ultimi anni una revisione del loro
testo costituzionale, chiarificandolo e rafforzandolo anche secondo gli
orientamenti cristo logici e trinitari di Vita consecrata. Altri Istituti hanno un testo approvato circa
una quindicina di anni fa, un testo che ordinariamente è meno esplicito nella
presentazione degli elementi cristologici trinitari della identità spirituale
dei membri dell'Istituto. In ogni caso, sempre è opportuno esaminare in quale
misura sono presenti nelle Costituzioni, ad esempio, la dimensione cristologica
e la dimensione pneumatologica.
I tratti determinanti della vita
spirituale dei membri dell'Istituto devono essere chiaramente fondati nella
divina rivelazione, e più concretamente nella "forma di vita" di
Cristo, nel suo modo di esistere e di agire per la gloria del Padre e il bene
dell'umanità. È opportuno allora domandarsi: Si afferma chiaramente nelle
Costituzioni degli Istituti di vita consacrata che i loro membri devono essere
"consacrati come Cristo", "obbedienti come
Cristo", "casti come Cristo", "poveri come
Cristo", "oranti come Cristo" e "missionari come
Cristo"?
Cristo è il supremo consacrato dal Padre e
il supremo consacrato al Padre: Cristo è colui che è stato consacrato dal Padre
e colui che, accogliendo tale consacrazione, ha consacrato totalmente se stesso
al Padre. Giova perciò farsi al riguardo alcune domande. Sono presenti nelle
Costituzioni la forza e l'armonia di questi due aspetti evangelici della
consacrazione di Cristo e della consacrazione dei membri dell'Istituto? È
scritto nelle Costituzioni che ogni membro dell'Istituto partecipa al mistero
del Cristo consacrato in virtù della consacrazione battesimale e in virtù della
nuova e speciale consacrazione della vita consacrata?
Cristo è stato costituito Apostolo o
Missionario dal Padre. Egli, dal canto suo, è stato sempre responsabilmente
docile allo stesso Padre nell'adempimento della missione ricevuta. In Cristo
troviamo dunque l'espressione suprema dei due elementi della figura evangelica
del Missionario. In quale misura sono presenti nelle Costituzioni questi due
elementi? La speciale missione dei membri dell'Istituto è proposta nelle
Costituzioni come speciale partecipazione al mistero del Cristo Apostolo o
Missionario?
Nella storia della Chiesa, gli autentici
rappresentanti della "apostolica vivendi forma" sono stati
"memoria vivente" di Cristo sotto la luce e la forza dello Spirito
Santo, cioè nel dinamismo dello Spirito Santo della Pentecoste. Quale posto,
quali riferimenti sono dedicati allo Spirito Santo nelle Costituzioni? Viene
specificato in esse, ad esempio, che la vita spirituale, che è vita nello
Spirito, richiede da ogni membro dell'Istituto non solo una condotta morale in
armonia con i doni ricevuti dallo Spirito nel battesimo, ma anche il coltivo di
"un particolare dono dello Spirito, che apre a nuove possibilità e frutti
di santità e di apostolato" (VC 30d)?
La Chiesa e il mondo hanno bisogno nel nostro tempo di
uomini e donne che, lasciandosi configurare a Cristo dal Padre, che è il
formatore per eccellenza, e vivendo come persone cristiformi nel dinamismo
dello Spirito Santo della Pentecoste, siano per tutti, secondo il carisma del
proprio Istituto, la presenza viva del Cristo consacrato, obbediente, casto,
povero, orante e missionario. Dobbiamo pertanto chiedere alla Santissima
Trinità che invii alla sua vigna persone consacrate, affinché pure nel nuovo
millennio la vita consacrata risplenda come "memoria vivente del modo
di esistere e di agire di Gesù come Verbo incarnato di fronte al Padre e di
fronte ai fratelli" (VC 22c).
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