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Ángel Pardilla, CMF
La vita consacrata, memoria vivente…

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CONCLUSIONE

L'identità della vita consacrata non può essere stabilita con criteri di carattere filosofico o sociologico. Le sue note caratteristiche possono essere delineate solo accogliendo la pienezza della divina rivelazione, avvenuta in Cristo.

I consacrati non sono degli esaltati che, a causa di un fanatismo incontrollato, cercano di vivere al di fuori o al di sopra dei valori della rivelazione di Cristo e del suo Vangelo. Sono, invece, dei cristiani che, docili al Padre e mossi dallo Spirito Santo, cercano di trasmettere umilmente di generazione in generazione gli evangelici tratti caratteristici del Cristo consacrato, obbediente, casto, povero, orante e missionario.

Le persone consacrate non ritengono che il loro modo di vivere sia l'unico modo onesto di vivere la vita cristiana. Non contestano la piena legittimità delle altre forme di vita nella Chiesa. Rispettano pienamente, ad esempio, la vita dei loro fratelli e delle loro sorelle di battesimo che vivono santamente nel matrimonio.

I consacrati, in fondo, aspirano ad essere degli umili portatori di acqua: rispondendo alla chiamata di Dio e sorretti dalla grazia divina, vogliono portare nella fragilità della loro carne, a lode della Trinità e per il bene dell'umanità, l'acqua cristallina della "forma di vita" di Cristo; vogliono, cioè, essere "memoria vivente" del rivelato modo di esistere e di agire di Gesù.

Le Costituzioni devono essere una preziosa sintesi dell'identità spirituale dei membri degli Istituti di vita consacrata. Nel 1965 il Concilio diede agli Istituti questo orientamento: "le Costituzioni, i 'direttori' (...) siano convenientemente riveduti e (...) vengano adattati in base ai documenti emanati da questo sacro Concilio" (PC 3c). Seguendo tale orientamento, Paolo VI determinò, nel motu proprio "Ecclesiae Sanctae" (6 agosto 1966), che le Costituzioni devono contenere non solo le norme giuridiche necessarie, ma anche, e in primo luogo, i "principi evangelici e teologici della vita religiosa" (ES II, 12) e le espressioni adatte per trasmettere il patrimonio spirituale di ciascun Istituto (cfr ES II, 12).

Il nuovo Codice di Diritto Canonico (25 gennaio 1983) confermò l'importanza della presenza nelle Costituzioni degli "elementi spirituali" (CIC 587,3), e soprattutto degli elementi cristologici. Nelle Costituzioni deve essere presente la norma della sequela di Cristo. Tale sequela deve essere espressa, inoltre, non in qualsiasi modo, ma facendo osservare, come succede in PC 2a, che nell'insieme delle molteplici regole, norme o disposizioni del testo costituzionale, essa ha la caratteristica singolare di essere la regola suprema (cfr CIC 662). Il libro delle Costituzioni, quindi, deve avere nella sequela di Cristo il centro e la sorgente della sua armonia.

L'Esortazione apostolica Vita consecrata (25 marzo 1996) "ha saputo esprimere con chiarezza e profondità la dimensione cristologica ed ecclesiale della vita consacrata in una prospettiva teologica trinitaria che illumina di nuova luce la teologia della sequela e della consacrazione, della vita fraterna in comunità e della missione" (RdC 3). Secondo tali orientamenti; la dimensione cristo logica della vita consacrata presente nelle Costituzioni deve essere approfondita e illuminata da una prospettiva esplicitamente trinitaria. Per scoprire il senso più genuino della vita consacrata, infatti, bisogna camminare fino alle sue "sorgenti cristologico-trinitarie" (VC 14t). Alcuni Istituti hanno fatto in questi ultimi anni una revisione del loro testo costituzionale, chiarificandolo e rafforzandolo anche secondo gli orientamenti cristo logici e trinitari di Vita consecrata.  Altri Istituti hanno un testo approvato circa una quindicina di anni fa, un testo che ordinariamente è meno esplicito nella presentazione degli elementi cristologici trinitari della identità spirituale dei membri dell'Istituto. In ogni caso, sempre è opportuno esaminare in quale misura sono presenti nelle Costituzioni, ad esempio, la dimensione cristologica e la dimensione pneumatologica.

I tratti determinanti della vita spirituale dei membri dell'Istituto devono essere chiaramente fondati nella divina rivelazione, e più concretamente nella "forma di vita" di Cristo, nel suo modo di esistere e di agire per la gloria del Padre e il bene dell'umanità. È opportuno allora domandarsi: Si afferma chiaramente nelle Costituzioni degli Istituti di vita consacrata che i loro membri devono essere "consacrati come Cristo", "obbedienti come Cristo", "casti come Cristo", "poveri come Cristo", "oranti come Cristo" e "missionari come Cristo"?

Cristo è il supremo consacrato dal Padre e il supremo consacrato al Padre: Cristo è colui che è stato consacrato dal Padre e colui che, accogliendo tale consacrazione, ha consacrato totalmente se stesso al Padre. Giova perciò farsi al riguardo alcune domande. Sono presenti nelle Costituzioni la forza e l'armonia di questi due aspetti evangelici della consacrazione di Cristo e della consacrazione dei membri dell'Istituto? È scritto nelle Costituzioni che ogni membro dell'Istituto partecipa al mistero del Cristo consacrato in virtù della consacrazione battesimale e in virtù della nuova e speciale consacrazione della vita consacrata?

Cristo è stato costituito Apostolo o Missionario dal Padre. Egli, dal canto suo, è stato sempre responsabilmente docile allo stesso Padre nell'adempimento della missione ricevuta. In Cristo troviamo dunque l'espressione suprema dei due elementi della figura evangelica del Missionario. In quale misura sono presenti nelle Costituzioni questi due elementi? La speciale missione dei membri dell'Istituto è proposta nelle Costituzioni come speciale partecipazione al mistero del Cristo Apostolo o Missionario?

Nella storia della Chiesa, gli autentici rappresentanti della "apostolica vivendi forma" sono stati "memoria vivente" di Cristo sotto la luce e la forza dello Spirito Santo, cioè nel dinamismo dello Spirito Santo della Pentecoste. Quale posto, quali riferimenti sono dedicati allo Spirito Santo nelle Costituzioni? Viene specificato in esse, ad esempio, che la vita spirituale, che è vita nello Spirito, richiede da ogni membro dell'Istituto non solo una condotta morale in armonia con i doni ricevuti dallo Spirito nel battesimo, ma anche il coltivo di "un particolare dono dello Spirito, che apre a nuove possibilità e frutti di santità e di apostolato" (VC 30d)?

La Chiesa e il mondo hanno bisogno nel nostro tempo di uomini e donne che, lasciandosi configurare a Cristo dal Padre, che è il formatore per eccellenza, e vivendo come persone cristiformi nel dinamismo dello Spirito Santo della Pentecoste, siano per tutti, secondo il carisma del proprio Istituto, la presenza viva del Cristo consacrato, obbediente, casto, povero, orante e missionario. Dobbiamo pertanto chiedere alla Santissima Trinità che invii alla sua vigna persone consacrate, affinché pure nel nuovo millennio la vita consacrata risplenda come "memoria vivente del modo di esistere e di agire di Gesù come Verbo incarnato di fronte al Padre e di fronte ai fratelli" (VC 22c).

 




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