AD ANTONIO GALATEO
AMICO MIO,
Quando Emilio Praga ci leggeva la prima parte
di queste sfortunate MEMORIE DEL PRESBITERIO, e ci offriva di collaborare con
lui e terminare il lavoro, non pensavamo che noi due, pochi mesi dopo,
l'avremmo terminato senza lui.
Da molti anni il Pungolo di Milano, che aveva
acquistato la proprietà del racconto, lo prometteva ai suoi lettori; il Praga a
lunghi intervalli lo ripigliava, aggiungeva alcune pagine nelle quali lasciava
libero il freno alla sua immaginazione ineguale, splendida a lampi, al suo
sentimento profondo e malato, bizzarro e delicatissimo; ne ingarbugliava
l'intreccio, poi, stanco, l'abbandonava ancora. S'illudeva sempre di arrivare
al fine e non l'avrebbe forse finito mai. Quando mancò, era appena alla metà.
Il Pungolo dovendo finalmente pubblicarlo, il
Direttore Leone Fortis, amico di Praga e mio, propose a me di finirlo. Non
potei dirgli di no, ma l'impresa mi sgomentava. Il meglio dell'opera stava
nelle delicatezze di sentimento e di forma, in quel particolare profumo di
poesia e di affetto che Emilio solo possedeva. L'intreccio poi era una
disperazione, una matassa arruffata donde non usciva alcun filo buono. Fu
allora ch'io ti pregai di rileggere il manoscritto, e tu, più pronto ed
immaginoso di me, cavasti in una notte quel filo ch'io disperavo trovare. La
tua soluzione io ho adottato esattamente nella catastrofe del romanzo. Una sola
cosa ci ho messo di mio, od almeno mi sono sforzato di metterci, ed è il
ricordo dell'amico nostro, ch'io mi studiai di riprodurre, come l'avevo vivo
davanti gli occhi, nella figura, nei discorsi, e nelle digressioni del
protagonista Emilio.
Queste cose tu le sai, ma, se permetti, le
ripeto qui, in fronte, licenziando il libro che l'amico Casanova volle
ristampare tutto intiero, perchè le sappia anche il lettore. Io devo prima di
tutto aver riguardo al nostro povero amico, perchè la gente non gli faccia
colpa, di peccati non suoi; poi mi preme dir le ragioni per cui m'indussi ad
una opera che potrebbe a taluno sembrare irreverenza, ma soprattutto trovo
giusto far conoscere ai lettori il serio aiuto che tu mi hai dato.
Tuo
ROBERTO SACCHETTI
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