Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Ambrogio Bazzero
Ugo. Scene del secolo X

IntraText CT - Lettura del testo

Precedente - Successivo

Clicca qui per attivare i link alle concordanze

V.

 

L'indomani mattina Ugo era capo di un drappelletto di lance in vanguardia, moveva al castello di Adalberto, e così parlava ad Aroldo, un capitano di Gisalberto, che gli era accosto: - Io vi dico che la sorpresa deve riuscire benissimo. Sentite: lo spione che inviammo colà all'alba ne tornò dicendo essere il portone guardato bensì, ma pure aperto per dare accesso ai carri che vanno e vengono da' vassalli per le provvisioni, perocché il messere teme l'assedio. Dunque i pochi balestrieri di Aginaldo girano per di qua e si presentano sotto le torri, alla facciata secondaria; là l'offesa, là pure si concentrerà la difesa, e intanto non vorranno cessare i carri e le carrette di passare col necessario, tanto più che essendo debole l'investimento non darà luogo a soverchie precauzioni. Si penserà, state sicuro, al pericolo avvenire; quello della fame. Quando noi lance avremo il segno di sbucare dalla selvetta, di rovinare giù al portone...

- Sentite o non sentite? - l'interruppe Aroldo: - St, st. Fermate i cavalli. Sentite?

- Per l'anima di Oldrado, se è tromba! E i balestrieri non sono ancora a posto! - meravigliò Ugo.

S'udì ancora uno squillo venire dalla banda del castello, ed ecco poco dopo, alla svolta della strada, di lontano, comparire un gruppo di cavalieri, coi pennoncelli spiegati.

Ugo si drizzò sulle staffe e disse a Aroldo: - Guardate che colori sono quelli.

- Azzurro e bianco.

- Colori amici. I pennoncelli d'Ildebrandino. Ma come...?

- Tre cavalieri e due paggi da piede... cioè tre cavalli e quattro cavalieri. Oh come ci sta a disagio quel messere! Su un animale due cavalcatori! Che quella fosse fuga?

- Ma chi diede ordini così? A chi si obbedisce? Suonò forse il mio trombetto? - e Ugo tormentavasi e già malediva i nomi degli altri capitani.

Avvicinandosi la compagnia, poterono meglio vedere. Aroldo notava e riferiva: - Conosco il cavaliero: è Oberto.

- Oberto? - e Ugo diede una rabbiosa strappata di redini al cavallo: poi, per non farsi scorgere, accarezzò la criniera dell'animale, dicendo: - Con questa furia atterreresti un portone!

- È Oberto con Bonifacio ed Eustachio.

Venivano, venivano: erano a pochi passi: s'arrestarono. Oberto trionfalmente scosse la lancia, dicendo ad Ugo: - S'incomincia bene. Facciamo suonare la vittoria nostra dalla bocca del nemico! Bonifacio, mostrate che caccia si è fatta.

Il nominato saltò d'arcioni, e fece grandi sforzi per trascinare giù dalla groppa del suo cavallo quel secondo cavalcatore, un uomo a sarcotta discinta, a capo scoperto, il quale colle braccia piegate dinnanzi si celava la faccia per vergogna, ed aveva al collo una tromba. E dalli e dalli, pesta e ricevi, a conti fatti, il prigioniero rotolò giù e fu messo tra due cavalli, intanto che Eustachio dal sacco della sella apparecchiava una fune gagliarda... Era Guidello l'araldo!

- Messere, - disse, Oberto ad Ugo coll'aria di chi finalmente parla da pari a pari: - lo zio voleva ch'io mi rimanessi alla scorta degli artífici militari. I trabuchi e le manganelle li ho anch'io! - e diedesi a muovere le braccia, come se rotasse uno spadone. - Mettete i tardi e i vecchi alla guardia, i giovani alla battaglia! Dunque mi cacciai giù al castello con due cavalieri, venni al ponte: il portone era spalancato, e mi spinsi dentro! Trovo l'araldo che voleva dare l'avviso dell'agguato: eh!

Ugo non lo lasciò finire è domandò: - Dov'è vostro zio?

- Dunque, Guidello lo afferro alla gola...

- Andate da vostro zio e ditegli che, facendo come fate voi, non si guadagnano più gli speroni d'oro. Croce di Dio! chi diede ordini così? A chi si obbedisce?

Oberto sbuffò tra i denti: - E messere Ildebrandino non sapeva e non doveva essere capo? - e in cuor suo diede tante bestemmie ad Ugo che a volersi questi redimere non bastavano le limosine di tutta cristianità al santo sepolcro. L'irrequietudine dell'età, la baldanza di affrettare quel giorno in cui comandasse a vece d'Ildebrandino, la brama di cose nuove, l'inferiorità sua in confronto di Ugo, erano dardi fitti nell'anima di Oberto. E l'amore! Messeri sì, l'amore per Imilda! E ad Imilda doveva comparire innanzi come uno scudiere frustato! allo zio come un traditore dell'impresa! ai duci come indegno di cavallerìa! Oh messere Ugo! Ma Ildebrandino non sapeva e non doveva essere capo!

- Conducete il prigioniero a Rupemala - aggiunse Ugo: - e fatelo guardare.

Il quale Ugo, dopo che ebbe detto ad Aroldo e alle lance che lo seguivano: - Corriamo ad avvisare i balestrieri - stringendosi fieramente sul cavallo, alla tempesta della corsa per la montagna associò una furia di pensieri giù per il precipizio della gelosìa. Se un indovino gli avesse detto: - Messere, c'è una donna! - Ugo avrebbe risposto: - Quante tratte di corda vuoi per metterti a luogo la testaccia? - Eppure! Così bolliva sordamente: - E dire, o giovinettino, ch'io ti facevo solo buono a toccare il salterio e a startene sul cuscino ai piedi del seggiolone! E mi giuochi di quelle imprese arrischiate! Rompi i comandi, ti cacci a dirotta sul terreno nemico, con due lance!... Eh se t'avessero chiuso dentro al castello e squartato come un traditore? Il tuo coraggio deve piacere! Con due lance? E non ti acconci ad ungere le ruote delle manganelle? Altro che leuto! Ma sei bello, e suonavi bene lo strumento e t'atteggiavi ai piedi del seggiolone! Morte dell'anima mia! - Fremeva Ugo, sentendosi addoppiare il cuore da un nuovo tormento: - Madonna Imilda ti guarda e canta al tuo suono.... Galoppa, galoppa, o mio morello: stringetemi a sangue, o maglie! Perché non si combatte?... Che voglio dirmi? Che voglio scoprire in me? Ugo non deve saperlo!... Padre, Guidinga, supplicate voi ch'io sia ferito a morte! Suona, Aimone!... Ci sarà fragore, pugna, sangue, ma in me sempre una colpa, un rimorso, un tristo serpente!... Ugo non deve saperlo! O solo quando Ugo ne rida!

L'audacia di Oberto danneggiò le operazioni militari divisate. I balestrieri, i quali con Guelardo s'incamminavano a disporsi, vedute le lance con Ugo che movevano verso di loro, credendo che quelle avessero dei nemici alle spalle, si diedero alla fuga, precedendole nella direzione che quelle avevano preso nel corso, e così oltrepassarono la facciata secondaria del castello, poi, trovato il terreno scosceso, mutarono cammino e presero a salire la montagna per nascondersi nelle macchie, e per quanto le lance gridassero ad avvertire Guelardo di ritornare, continuarono scompigliati. Dal rumore delle trombe e dalla voce tremenda di Ugo avvisati gli arcieri di Adalberto, salirono sulle torri o incominciarono un formidabile saettamento.

- È così! - diceva Ugo: - A chi dobbiamo gratitudine per questo cominciamento di pessimo augurio? - E fu contento di rispondersi: - Vituperato le mille volte quell'Oberto!

 

 

 




Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License