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Giovanni Paolo II Dono e mistero IntraText CT - Lettura del testo |
IX
Cinquant'anni di sacerdozio non sono pochi. Quante cose sono avvenute in questo mezzo secolo di storia! Si sono affacciati alla ribalta nuovi problemi, nuovi stili di vita, nuove sfide. Viene spontaneo chiedersi: cosa comporta essere sacerdote oggi, in questo scenario in grande movimento, mentre si va verso il terzo Millennio?
Non v'è dubbio che il sacerdote, con tutta la Chiesa, cammina col proprio tempo, e si fa ascoltatore attento e benevolo, ma insieme critico e vigile, di quanto matura nella storia. Il Concilio ha mostrato come sia possibile e doveroso un autentico rinnovamento, nella piena fedeltà alla Parola di Dio ed alla Tradizione. Ma al di là del dovuto rinnovamento pastorale, sono convinto che il sacerdote non deve avere alcun timore di essere «fuori tempo», perché l'«oggi» umano di ogni sacerdote è inserito nell'«oggi» del Cristo Redentore. Il più grande compito per ogni sacerdote e in ogni tempo è ritrovare di giorno in giorno questo suo «oggi» sacerdotale nell'«oggi» di Cristo, in quell'«oggi» del quale parla la Lettera agli Ebrei. Questo «oggi» di Cristo è immerso in tutta la storia — nel passato e nel futuro del mondo, di ogni uomo e di ogni sacerdote. «Gesù Cristo è lo stesso ieri e oggi e sempre» (Eb 13, 8). Quindi, se siamo immersi con il nostro umano, sacerdotale «oggi» nell'«oggi» di Gesù Cristo, non esiste il pericolo che si diventi di «ieri», arretrati... Cristo è la misura di tutti i tempi. Nel suo divino-umano, sacerdotale «oggi», si risolve alla radice tutta l'antinomia — una volta così discussa — tra il «tradizionalismo» e il «progressismo».