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Giovanni Paolo II
Dono e mistero

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Il dono dei laici

Penso in questi giorni anche a tutti i laici che il Signore mi ha fatto incontrare nella mia missione di sacerdote e di vescovo. Sono stati per me un dono singolare, per il quale non cesso di ringraziare la Provvidenza. Sono così numerosi che non è possibile elencarli per nome, ma li porto tutti nel cuore, perché ciascuno di loro ha offerto il proprio contributo alla realizzazione del mio sacerdozio. In qualche modo essi mi hanno indicato la strada, aiutandomi a capire meglio il mio ministero e a viverlo in pienezza. Sì, dai frequenti contatti con i laici ho sempre tratto molto profitto, ho imparato molto. C'erano tra di loro semplici operai, uomini dediti alla cultura e all'arte, grandi scienziati. Da tali incontri sono nate cordiali amicizie, delle quali molte durano ancora. Grazie a loro la mia azione pastorale si è come moltiplicata, superando barriere e penetrando in ambienti altrimenti difficilmente raggiungibili.

In realtà, mi ha accompagnato sempre la profonda consapevolezza dell'urgente bisogno dell'apostolato dei laici nella Chiesa. Quando il Concilio Vaticano II parlò della vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo, non potei che provare una grande gioia: ciò che il Concilio insegnava rispondeva ai convincimenti che avevano guidato la mia azione fin dai primi anni del mio ministero sacerdotale.





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