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Giovanni Paolo II Dono e mistero IntraText CT - Lettura del testo |
Veni, Creator Spiritus!
Mi rivedo, così, in quella cappella durante il canto del Veni, Creator Spiritus e delle Litanie dei Santi, mentre, steso per terra in forma di croce, aspettavo il momento dell'imposizione delle mani. Un momento emozionante! In seguito ho avuto modo di presiedere molte volte questo rito come Vescovo e come Papa. C'è qualcosa di impressionante nella prostrazione degli ordinandi: è il simbolo della loro totale sottomissione di fronte alla maestà di Dio e contemporaneamente della piena disponibilità all'azione dello Spirito Santo, che discende in loro come artefice della consacrazione. Veni, Creator Spiritus, mentes tuorum visita, imple superna gratia quae Tu creasti pectora. Come nella Santa Messa Egli è l'artefice della transunstanziazione del pane e del vino nel Corpo e nel Sangue di Cristo, così nel sacramento dell'Ordine Egli è l'artefice della consacrazione sacerdotale o episcopale. Il vescovo, che conferisce il sacramento dell'Ordine, è dispensatore umano del mistero divino. L'imposizione delle mani è continuazione del gesto già praticato nella Chiesa primitiva per indicare il dono dello Spirito Santo in vista di una determinata missione (cfr At 6, 6; 8, 17; 13, 3). Paolo lo utilizza nei confronti del discepolo Timoteo (cfr 2 Tm 1, 6; 1 Tm 4, 14) ed il gesto resta nella Chiesa (cfr 1 Tm 5, 22) come segno efficace della presenza operante dello Spirito Santo nel sacramento dell'Ordine.