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Giovanni Paolo II
Dono e mistero

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Prospettive pastorali

Il mio sacerdozio e la mia formazione teologica e pastorale venivano così iscrivendosi fin dall'inizio nell'esperienza romana. I due anni di studi, conclusi nel 1948 con il dottorato, furono anni di un intenso «imparare Roma». Il Collegio Belga contribuiva a radicare il mio sacerdozio, giorno dopo giorno, nell'esperienza della capitale del Cristianesimo. Esso infatti consentiva di entrare in contatto con certe forme d'avanguardia dell'apostolato, che in quel periodo andavano sviluppandosi nella Chiesa. Penso qui soprattutto all'incontro con P. Jozef Cardijn, creatore della JOC e futuro cardinale, il quale veniva ogni tanto al collegio per incontrarsi con noi, sacerdoti studenti, e parlarci di quella particolare esperienza umana che è la fatica fisica. Ad essa io ero, in certa misura, preparato dal lavoro svolto nella cava di pietra e nel reparto del depuratore d'acqua della fabbrica Solvay. A Roma però ebbi la possibilità di cogliere più a fondo quanto il sacerdozio sia legato alla pastorale ed all'apostolato dei laici. Tra il servizio sacerdotale e l'apostolato laicale esiste uno stretto rapporto, anzi un reciproco coordinamento. Riflettendo su queste problematiche pastorali, scoprivo sempre più chiaramente il senso ed il valore dello stesso sacerdozio ministeriale.




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