Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
P. Giocondo Pio Lorgna, O.P. Discorsi di formazione religiosa alle Imeldine IntraText CT - Lettura del testo |
In un primo saggio sugli scritti del Servo di Dio P. Giocondo Pio Lorgna, (Collana Lorgna n. 1), abbiamo raccolto le Lettere di direzione spirituale inviate dall'allora parroco di Venezia alla suora Imelde Zappieri, del monastero domenicano di Fontanellato (Parma). È una corrispondenza personale, quasi riservata, molto accurata nella stesura dei pensieri e ricca di episodi pastorali, introdotti perché la Suora con la preghiera e con la penitenza, lo aiutasse a risolverli. L'epistolario abbraccia quasi per intero il suo periodo veneziano (1905-1928).
In un secondo volume è stata pubblicata un'antologia di Omelie (Collana Lorgna n. 2), sui vangeli domenicali e festivi predicate durante la messa parrocchiale. Non sono tutti testi stesi al completo, ma appunti di pensieri ricavati dalla meditazione del brano domenicale applicati alla situazione reale dei suoi fedeli più o meno praticanti ed osservanti. Dalla lettura risulta la figura di un pastore che ama indistintamente tutte le anime a lui affidate, che gli stanno tanto a cuore e che vorrebbe tutte esemplari.
Il terzo volume, che stiamo ora presentando, è tutt'altra cosa di un libro di direzione spirituale o di catechesi parrocchiale. È la raccolta completa dei discorsi di formazione religiosa dettati dal Fondatore alle "figlie" dal 1915 al 1928.
La distinzione è fondamentale. Nella direzione spirituale il sacerdote guida e consiglia l'anima negli incerti sentieri del cammino di fede e di perfezione. Tra gli scritti di Padre Giocondo troviamo
molte lettere di direzione spirituale, i contenuti delle quali hanno come caratteristica una rispondenza molto stretta alle situazioni reali e personali. Non vi si leggono principi vaghi validi per tutti, ma indirizzi molto personalizzati. Perciò abbiamo lettere di guida spirituale destinate a singole religiose, oppure indirizzate alle Superiore di determinate comunità, oppure a determinate comunità con "ricettari" appropriati e utili. In breve, P. Giocondo si comportava come un coscienzioso medico che prescriveva le medicine più adatte alle malattie da curare.
Nella formazione religiosa il Superiore, specialmente se è fondatore dell'Istituto, imposta sopra alcuni principi di fede il carisma dell'opera. Imprime una struttura omogenea all'impianto ascetico-mistico del progetto ispiratogli dal Signore.
Sappiamo che P. Giocondo Lorgna nel tempo in cui fu parroco ai SS. Giovanni e Paolo di Venezia (1905-1928), maturò l'idea di costituire un'opera religiosa domenicana femminile, con il duplice scopo di santificare le consorelle con una intensa vita contemplativa eucaristica; e di aprire la Congregazione all'apostolato eucaristico tra i fanciulli, le giovani, e le altre persone in patria e persino all'estero. L'istituzione era definita da lui semplicemente: l'Opera eucaristica.
I discorsi formativi in esame vanno dal 14 novembre 1915 al 5 maggio 1928. Gli scritti sono tutti autentici per due ragioni. Prima, perché P. Lorgna, essendo il fondatore, preparava con la massima diligenza quei fervorini che dovevano costituire un solido fondamento all'intero edificio spirituale, improntato all'esempio della beata Imelda, vittima dell'amore eucaristico. La seconda ragione, salvando la carità, nasceva dal fatto che P. Giocondo era notevolmente contrastato in questa sua impresa anche dai confratelli, per cui non poteva incaricarli di un'opera non condivisa.
Sulle destinatarie ci sono altre osservazioni da fare. Durante la vita di P. Lorgna hanno bussato alla porta dell'Opera oltre 80 giovani postulanti. Provenivano quasi tutte dal Veneto, da buone famiglie cristiane, assidue frequentatrici della Chiesa e delle opere parrocchiali.
Le giovani conoscevano abbastanza bene la Storia Sacra, frequentavano il catechismo e praticavano regolarmente i sacramenti,
erano conosciute dai parroci. Padre Lorgna nei suoi discorsi alle figlie parte sempre da nozioni semplici e dai più noti episodi della Sacra Scrittura, sui quali imposta i suoi discorsi lineari e persuasivi. Per lo stesso fine tra i Santi sceglie quelli più popolari o più vicini alla storia dell'Ordine domenicano.
Riguardo alla cronologia di questi discorsi di formazione religiosa, senza tener conto di quelli che non sono datati - circa un terzo - abbiamo ben 12 fervorini tenuti nell'anno 1920 e 20 tenuti nel 1921, anno precedente l'approvazione canonica dell'istituto.
Terminata la guerra, che aveva impedito qualsiasi afflusso di postulanti all'Opera ancora in germe, le vocazioni si fanno avanti numerose. Padre Giocondo dimostra il più alto senso di responsabilità impostando subito il fondamentale problema della formazione religiosa alla specifica vita domenicana imeldina. Non si era assolutamente trovato impreparato, perché da un decennio dirigeva anime che si sentivano chiamate a quell'Opera e soprattutto perché da tutta la vita egli incarnava e impersonava una spiritualità eucaristica.
Una superficiale lettura dei discorsi, avulsi dalle reali circostanze in cui vennero pronunciati, priva il lettore a volte di quella sacra poesia e a volte di quella drammaticità che li avevano accompagnati alla loro nascita. Anzitutto bisogna considerare che le istruzioni formative erano tenute durante la S. Messa che P. Giocondo celebrava il mercoledì mattina nella cappella delle "figlie". Lo dimostra il fatto che alla fine si legge quasi sempre un'esortazione in preparazione alla imminente comunione sacramentale.
Le istruzioni che vanno dall'inizio dell'Opera fino al 6 ottobre 1925 si svolsero nella cappellina dell'appartamento all'ultimo piano della casa di Calle Muazzo, appartamento che dall'11 febbraio 1920, data la presenza del SSmo Sacramento, prese il nome di "Casa del Corpus Domini". Dal 7 ottobre 1925 fino al 1928 le riunioni formative si tenevano nella più capiente cappella del palazzo dei Miracoli, divenuta casa madre della Congregazione.
La data più memorabile che si trova in questa raccolta di scritti formativi è il 14 gennaio 1917, quando cinque figlie, in piena guerra, si riunirono in vita comune nell'appartamento di Calle
Muazzo. Era l'inizio della vita regolare comunitaria, fondamento e nucleo iniziale della futura Congregazione. Padre Giocondo per parecchi anni ne celebrò l’anniversario nella cappellina di Calle Muazzo. Spiegava alle nuove "figlie" il mistero provvidenziale di quell'Istituto eucaristico e le svariate prove cui fu sottoposto col passare degli anni. Segno inequivocabile che Gesù lo volle. La vestizione religiosa delle prime dieci Suore e l'approvazione ufficiale della Congregazione avvennero il 30 ottobre 1922.
Istruiti dal Concilio Ecumenico Vaticano II noi crediamo che il mistero eucaristico sia il principio e il culmine della vita cristiana. È dottrina rivelata. Perciò non dobbiamo meravigliarci se negli scritti di formazione religiosa dettati da P. Giocondo Lorgna, l'Eucaristia sia il centro carismatico della vocazione imeldina. È il più grande dono fatto da Dio all'uomo - è Suo Figlio - e in esso vi è la nostra salvezza.
I mistici rapporti tra i misteri della redenzione, Incarnazione, Natività, Epifania, Pasqua, Pentecoste, è uno dei temi più felici e ricorrenti nell'intera raccolta. Perché il Cristo, che ne è il protagonista e il centro, e i personaggi biblici che lo accompagnano, rivivono sacramentalmente sull'altare quei misteri durante l'azione liturgica. Pertanto le "figlie" devono osservare e imitare le virtù ivi praticate da Gesù e dai discepoli di Gesù.
Anzi nel primo discorso formativo, quello del 14 gennaio 1917, troviamo il motivo ispiratore e programmatico dell'istituto imeldino con immagini da paradiso. "Perché - si domanda P. Giocondo - perché Gesù ha voluto che voi entraste nella vostra povera casa religiosa il giorno liturgico del suo santo Nome?”. "Perchè - risponde - il suo nome è Santo e voi dovete essere sante come il suo Nome. Essendo presente in mezzo a voi nella sua divina realtà sacramentale, insieme con i suoi angeli adoratori e ministri dei suoi ordini, anche voi dovete essere contemplative e adoratrici come gli angeli e attivamente pronte ai suoi ordini apostolici".
Già nel suo primo discorso programmatico Padre Giocondo distingue ed armonizza la vita contemplativa e la vita attiva che devono condurre le sue figlie eucaristiche, imitando il carisma di S. Domenico, adoratore assiduo di Cristo Eucaristico di notte e predicatore del suo Vangelo di giorno.
Ho accennato che le"figlie" di P. Lorgna, erano dotate di una comune istruzione catechetica parrocchiale. Questo non fu però un danno per la formazione religiosa delle allieve, perché P. Giocondo poté avvalersi di tutte le immagini, parabole, similitudini, miracoli, fatti profetici e di tutte le parole di Gesù contenute nella Sacra Scrittura. E senza forzature. Perché era la stessa liturgia che gli spiegava il senso dei misteri che si celebravano nel corso dell'anno.
E senza volerci ripetere, in ogni celebrazione liturgica la preghiera eucaristica era il momento culminante, la comunione sacramentale ne era la conclusione logica; la reposizione del Santissimo nel Tabernacolo l'atto di fede nella presenza reale; la visita al Santissimo Sacramento una risposta d'amore all'amore infinito di Gesù, che rimane in mezzo a noi unicamente per la nostra salvezza. E altri riti sacri prendevano avvio dal Tabernacolo per celebrazioni più o meno solenni. Erano i trionfi dell'Eucaristia.
Allo stesso tempo la trascuratezza nella visita al SSmo Sacramento, la mala partecipazione alla S. Messa, le offese a Gesù Sacramentato, e qualunque altro atto direttamente o indirettamente ostile alla sua infinita carità nascosta sotto i veli sacramentali, trovano un impressionante riscontro nella vita terrena di Gesù, fatto segno di contraddizione. Ma lo zelo eucaristico deve affrontare queste difficoltà, superarle con l'esempio personale e con l'apostolato organizzato cominciando fin dall'infanzia.
A questo punto lascio al lettore tre compiti che riguardano i pilastri portanti della dottrina eucaristica di P. Lorgna, formatore di anime sante contemplative ed attive.
Primo, quello di scoprire gli stretti nessi esistenti tra i misteri della redenzione e i risvolti eucaristici che ne derivano a livello di pietà ecclesiale. Abbiamo già accennato come le feste del Natale, dell'Epifania, della Presentazione, della Passione, della Pasqua, della Pentecoste, del Corpus Domini, del Sacro Cuore, dell'Immacolata, ecc; i grandi miracoli di Gesù come la moltiplicazione dei pani o la tempesta sedata; le parabole sono una miniera inesauribile di riflessioni ed applicazioni eucaristiche, pressanti inviti alla carità e alla santità di Gesù.
Il secondo compito del paziente lettore è quello di interrogarsi sulla scelta dei Santi presentati con tanto garbo da P. Giocondo alle sue figlie, perché ne fossero imitatrici fedeli. Non sempre sono santi di prima grandezza, come S. Domenico, S. Tommaso d'Aquino, S. Caterina da Siena, ma l'apparente modestia di tante personalità infonde coraggio alle giovani imeldine che, nonostante la buona volontà, non hanno raggiunto in pochi mesi le vette della perfezione.
Il terzo compito che lascio al lettore è quello di scoprire come si possono superare i difetti che di tanto in tanto si avvertono nelle persone e nelle comunità che si vanno formando al carisma eucaristico. Padre Giocondo è un finissimo quanto "discreto" osservatore. Intuisce le manchevolezze derivanti dall'indole naturale delle figlie, per esempio la tendenza alla pigrizia. Più notevoli le mancanze che nascono dagli stretti rapporti di persone di diversa origine, carattere e temperamento, e che devono vivere insieme con incarichi che possono far suscitare gelosie.
Padre Giocondo, stando alla lettura dei suoi scritti formativi, non si atteggia a drastico censore delle figlie che tanto ama, ma le aiuta a diventare sante. È suo metodo pedagogico mettere sempre davanti ai loro occhi e alle loro coscienze gli esempi di Gesù Eucaristico, le sue innumerevoli e incantevoli virtù; gli esempi della Vergine Santissima creatura privilegiata; le figure degli angeli e dei santi, che tanto aiutano a emendarsi, a crescere, a santificarsi, a diventare esemplari: in una parola a diventare santi. Perché questo è il fine dell'Opera eucaristica voluta da Gesù, il Santo per eccellenza.