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P. Giocondo Pio Lorgna, O.P.
Discorsi di formazione religiosa alle Imeldine

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41.     (6 ottobre 1921)

 

E' un'infiammata esortazione a prepararsi bene ai prossimi santi esercizi spirituali. Occorre il desiderio di conoscere se stesse a fondo, per estirpare i difetti e coltivare le virtù.

Testo in AL V 723 (8)

 

 

Mie care figlie, fra giorni farete i santi spirituali esercizi e come dovete prepararvi a un tempo così santo? Ve lo dirò in una sola parola: con il desiderio. Il desiderio allarga il cuore, lo innalza e solleva e rende capaci di grandi cose; ed è appunto per questo che il profeta Isaia elogia l'uomo di desideri: "vir desideriorum" (Dn 9, 23).


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Desiderate dunque il tempo degli esercizi e quando sarà spuntata quell'alba, allora subito al lavoro con grande alacrità e piene di santo entusiasmo; lavoro che io compendio in una frase stupenda e famosa: conoscere se stessi. Che giova infatti conoscere anche tutte le cose e poi ignorare noi stessi?

Il Kempis paragona colui che si allo studio di tutte le cose ma trascura di conoscere se stesso, a colui che camminando in una strada difficile e tenebrosa anziché guardare dove mette i piedi, contempla le stelle e, fatti alcuni passi, cade nel fosso.

Conoscere se stessi: ecco il programma dei vostri esercizi.

S. Paolo, profondo e ispirato conoscitore della nostra natura, vi osserva due leggi: una che tende alla terra; l'altra al cielo. Chi non sente, più o meno, queste due forze che si alternano e s'intrecciano in noi? Quante passioni fremono nel fondo della nostra natura! Ora è la superbia, ora l'invidia, ora la pigrizia ora... ma chi potrebbe mai scandagliare il nostro cuore e scorgervi tutti gli abissi in cui da un momento all'altro potrebbe naufragare la navicella dell'anima nostra? L'anima si presenterà a voi come un campo dove sono tante erbe pestifere: è necessario sradicarle: apparirà come una selva dove vecchie piante corrose e inutili attendono la scure che le tagli e getti nel fuoco, e voi con la mortificazione purificherete il vostro cuore da ogni ingombro vano e nocivo.

Signoreggiate e dominate le passioni, sollevatevi alla parte più bella ed eterna di voi; alla legge che splende in alto e tende a Dio. Quante virtù da coltivare! Come la forza brutale della natura corrotta si svolge nelle passioni, così la legge che ci nobilita e santifica si spiega nella fioritura stupenda delle virtù.

Noi dobbiamo coltivare tutti questi fiori che imbalsamano l'anima di una fragranza di paradiso; ma ognuno di noi ha delle inclinazioni speciali provenienti e dalla natura e dalla grazia. Chi infatti è propenso all'umiltà, chi alla pazienza, chi all'amore. Ognuno veda se stesso, si conosca e seguendo i santi impulsi del bene si ammanti di perfezione. Ecco, o mie figlie, la conoscenza pratica di voi stesse: rintuzzare tutte le passioni e coltivare tutte le virtù e in modo speciale quelle a cui vi sentite più propense.


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S. Rosa dopo un'estasi sublime vede innanzi a sé un operaio il quale la invita alle nozze mostrandole uno stuolo immenso di vergini che stavano come su duri blocchi di marmo e armate di martello e di tutti gli strumenti dell'arte dirozzavano quei massi per trasformarli in tante statue stupende. Quell'operaio disse alla sposa novella: "Ecco a che sei chiamata: devi trasformarti in una statua fulgente di rara bellezza celeste".

Mie care figlie, quando voi entrate in una superba basilica ad adorare Gesù solennemente esposto tra mille fasci con grande profusione di fiori... che ore di paradiso non passate! Ma che è mai quel tempio, quella musica, quelle luci, quei fiori, a paragone di un'anima tutta bella e innamorata di Gesù?

Voi, o mie figlie, dovete essere queste anime belle dinanzi alle quali sono nulla i templi più maestosi e i fastigi più solenni. Gesù Sacramentato deve vedere sempre in noi delle statue vive e smaglianti di perfezione: dei templi superbi tutti inondati di luce, la luce delle virtù e delle armonie più soavi, dei pensieri e degli affetti e delle azioni più elevate.

 

 




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