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P. Giocondo Pio Lorgna, O.P.
Discorsi di formazione religiosa alle Imeldine

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45.     (25 marzo 1925 )

 

Nell'anno 1925 entrarono nella Congregazione delle Suore Imeldine 16 postulanti. Durante la gioiosa festa dell'Annunciazione, Padre Lorgna accende il fervore delle giovani figlie esaltando due delle massime virtù che risplendono nel cuore della Vergine Annunciata: l'umiltà e la purezza.

Testo in AL V 726 (3)

 

 

Mie figlie. Mi congratulo con voi di essere entrate nella Congregazione Imeldina nel giorno così bello dell'Annunziata: è questo un segno dell'amore di Gesù per voi ed insieme un augurio di perfezione.   È  proprio  nel  momento dell'Annunciazione che


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Maria, divenendo madre di Dio, è innalzata ad una dignità di cui non possiamo concepire la maggiore in una semplice donna: ed è appunto oggi in cui voi siete chiamate alla vita religiosa e quindi ad essere fidanzate e spose di Gesù; due titoli che, dopo quello di madre di Dio, formano gli onori più grandi a cui una donna possa aspirare.

Quanto Gesù vi ama, o mie figlie, se oggi stesso inizia il suo sposalizio con voi; voi per rendervi meno indegne che sia possibile a tanta degnazione divina guardate alle virtù che rifulgono nel mistero dell'Annunciazione.

L'angelo saluta Maria con parole lusinghiere chiamandola piena di grazia, dicendole che il Signore è con lei e proclamandola benedetta fra tutte le donne. E Maria? Si turba per profonda umiltà; si crede indegna di un saluto angelico così pieno di elogi!

L'umiltà, ecco, o mie figlie, la virtù fondamentale della perfezione e voi non potrete mai attuare l'ideale che in questo momento sentite forte, la santità, senza un culto speciale per sì eletta virtù. Quanto più l'architetto vuole innalzata la casa, tanto più scava profondo le fondamenta, e così voi a misura che volete elevarvi nella perfezione, dovete ancora abbassarvi nella cognizione del vostro nulla e come tali accettare ciò che al nulla si conviene: il disprezzo e l'oblio.

All'ammaestramento dell'angelo che doveva essere madre di Dio: "Dominus tecum" (Lc 1, 28), la Vergine risponde che avendo fatto fin da bambina il voto di verginità, non poteva né voleva conoscere uomo: "Quoniam virum non cognosco" (Lc 1, 34) e dicono i Santi Padri che Maria eraamante della purezza che sarebbe stata pronta a rinunziare anche all'onore di essere madre di Dio se il giglio del suo candore avesse avuto a soffrire macchia alcuna.

Ebbene Gesù non si dice Sposo delle Vergini? Non è la virginità la condizione necessaria per le nozze divine? Oh, amate sì l'umiltà, fondamento della perfezione, ma ricordate sempre che non potrete essere spose di Gesù se non custodirete puro il vostro cuore, pura la vostra mente e ogni vostra azione non sia profumata da questo fiore di paradiso.


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L'angelo assicura Maria che diverrà madre e rimarrà vergine, e allora essa acconsente al grande mistero, l'Incarnazione del Verbo, con queste parole: "Ecco l'ancella del Signore, si faccia di me secondo la tua parola; fiat mihi secundum Verbum tuum" (Lc 1, 38).

 

 




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