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P. Giocondo Pio Lorgna, O.P.
Discorsi di formazione religiosa alle Imeldine

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53.     (7 aprile 1926 )

 

Padre Giocondo celebra la S. Pasqua del 1926 nella casa dei Miracoli e rivolge alle figlie una lunga riflessione sulla realtà della nostra risurrezione spirituale in Cristo. Egli argomenta rifacendosi alla dottrina di P. Luigi da Granada, uno degli autori spirituali domenicani da lui prediletti. In breve, risorgiamo con Cristo e per Cristo se rimaniamo impassibili davanti alle seduzioni del male; se nel nostro agire rifulgono le virtù; se la natura umana si trasforma in modo tutto spirituale.

Testo in AL V 726 (11)

 

Casa Miracoli.

 

Mie figlie, il Venerabile P. Granada (+ 1588), parlando della risurrezione di Gesù offre un ammaestramento preziosissimo. Chi di noi dopo una festa così bella come la pasquale, non si domanda seriamente: "Sono io risuscitato con Cristo?".

Il P. Granata tre segni, dai quali appare chiaramente se davvero siamo risorti con Gesù e per Gesù. "Vedete, egli dice, Gesù che ieri era in un sepolcro, prima sopra una croce e prima ancora in mezzo a lotte con avversari e a privazioni dolorosissime! Ebbene, osservatelo oggi: che trasformazione! Più non è soggetto al dolore; è immortale. Questa impassibilità e immortalità rappresentano noi che dinanzi alle lotte morali e alle tentazioni dobbiamo essere come impassibili e immortali, cioè, sentire sì, tutto il peso della nostra natura corrotta, inclinata al male, ma non cedere.


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Forse ieri, noi pure commettemmo tante fragilità, incantati e affascinati dal luccichio delle ricchezze e del piacere; ora, invece, se siamo davvero risorti con Gesù, dobbiamo elevarci su tutte le miserie, dominare noi stessi e ripetere un no solenne a tutte le attrattive del male: ecco la nostra gloriosa impassibilità e immortalità.

Gesù appare, dopo le ignominie della croce e l'oscurità del sepolcro, tutto un folgorio di luce smagliante: che bellezza divina! Ebbene quella luce si deve riflettere in noi con la luce della virtù. Il vizio e il peccato sono tenebre: la virtù è luce.

Vogliamo dunque sapere se davvero siamo risorti? Qual è l'amore e il culto della virtù? Siamo obbedienti, poveri, casti, osservanti della regola, diligenti nel compimento del nostro dovere? Il maggior fervore nella pratica della virtù è il termometro divino che ci rivela il grado della nostra risurrezione.

Il terzo segno poi è splendidissimo. Gesù era vero uomo e vero Dio: viatore e contemplatore nello stesso tempo. Come vero uomo e viatore egli era soggetto, tranne il peccato, a tutte le nostre debolezze e miserie di natura; quindi aveva fame e sete e si stancava e prendeva riposo. La natura umana, in lui, lo ripeto, tranne il peccato, era come la nostra. E risorto? La stessa umanità si è trasfigurata, trasformata: è divenuta, nella stessa parte materiale, tutta spirituale.

Il corpo di Gesù più non sente le debolezze e le miserie nostre; divora le distanze con la velocità del pensiero; in un baleno è in diversi luoghi della Palestina; più non conosce ostacoli; egli entra a porte chiuse nel Cenacolo. Se prende un po' di cibo è per dimostrare che egli è veramente risorto col medesimo corpo di prima; ma più non chiede alimentazione per conservare e rinvigorire le forze fisiche.

Cosicché Gesù, anche nella stessa parte più materiale della sua natura, il corpo, è in uno stato tutto soprannaturale: il corpo stesso è quasi spirituale e, come tale, vive ed agisce. E noi come possiamo imitare questo stato di soprannaturalità? È facile la risposta. Abbiamo due vite in noi e due principi d'azione: la natura stessa e la grazia.

La natura lasciata a se stessa segue con impeto le passioni e, trascinata  da  esse,  in  che  abissi  precipita!  Vedete i voluttuosi, gli


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avari, gli orgogliosi, il mondo, in una parola! Non sono le passioni che trionfano nel mondo? E quindi quanta corruzione! Agendo invece secondo la grazia che fioritura di perfezione la più sublime!

La grazia è una partecipazione della natura stessa di Dio e colui che vive e agisce secondo la grazia, vive ed agisce in uno stato soprannaturale, cioè, non seguendo la corruzione della sua natura, ma la partecipazione della natura stessa di Dio e perciò elevandosi a splendori infinitamente superiori agli stretti e tenebrosi orizzonti nostri.

Vogliamo sapere se la grazia, ossia la vita divina, palpita in noi? Iddio è carità e chi è nella carità è in Dio e Dio abita in lui. La carità, dunque, ecco il segno rivelatore della grazia e quindi della nostra vita soprannaturale. E come la vita divina si dimostra con la divina carità che nelle anime pie è il principio di ogni loro azione; così l'amore egoista di sé è la prova più convincente che è la natura corrotta che arde in noi, non la divina.

Ebbene, vediamo dunque se la carità è accesa nel nostro cuore e se in tutto agiamo mossi da essa: vediamo se, invece della carità, è l'amor proprio che è radice e principio della vita nostra: nel primo caso, noi siamo risorti con Cristo perché respiriamo in una vita tutta divina; nel secondo caso, purtroppo, anche la festa di Pasqua non è servita ad elevarci in alto e attendere alle cose celesti più che alle terrestri.

Forse la coscienza nostra ci rimorde che la nostra risurrezione spirituale o non è avvenuta o è avvenuta assai imperfettamente. Siamo ancora in tempo. Non udite la Chiesa che in questi giorni continua i suoi Alleluia? Tutta la liturgia risuona delle armonie pasquali: è questo un invito a risorgere spiritualmente con Gesù e per Gesù.

Fra pochi istanti Gesù, velato dalle specie eucaristiche, scenderà nei vostri cuori. Gesù, sotto le specie eucaristiche, è glorioso come dopo la sua Risurrezione, come è nel cielo. Deh, chiedetegli di risorgere spiritualmente! Di essere impassibili e immortali non cedendo mai alle tentazioni e alle colpe; di risplendere per il folgorio delle virtù e, in tutto e sempre, regolarvi secondo i dettami della grazia, ossia del divino amore, e non già assecondando la corruzione della natura dominata da un amore egoista.


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Se voi chiedeste grazie temporali potreste dubitare d'essere esauditi; ma domandando la grazia della risurrezione spirituale, non dubitate: chiedete umilmente e confidentemente e la vostra preghiera sarà esaudita. Ognuna poi chieda questa risurrezione spirituale non solo per sé, ma per le consorelle presenti, assenti e future: solo le risorte spiritualmente sono e saranno le vere fidanzate e spose di Gesù.

 




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