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P. Giocondo Pio Lorgna, O.P.
Discorsi di formazione religiosa alle Imeldine

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62.     (23 marzo 1928 )

 

Questa serena esaltazione religiosa dell'abbandono alla divina volontà, fondamento della perfetta pace interiore, è una profezia di quello che sarebbe stato in poco tempo l'ultimo periodo della vita di Padre Giocondo, colpito da malattia mortale. Gli costò moltissimo abbandonarsi alla divina volontà, ma acquistò una pace spirituale che fu di edificazione per tutti quelli che lo avvicinarono.

Testo in AL V 755 (18)

 

Mie figlie, non per mancanza di buona volontà, ma per varie circostanze, non ho potuto venire nella bella festa di S. Giuseppe a dirvi una parola su questo caro Santo.

Nella vita spirituale è un modello, un esempio sublime. Egli splende soprattutto per l'abbandono al divino volere e per la pace inalterabile del suo cuore. È l'uomo abbandonato al divino volere: egli lo vede ora attraverso ad un fiore, ora ad un decreto pagano, ora ad un rifiuto betlemitico, ora ad un re quale Erode, ora ad un Angelo. Lo vede, e ad esso consacra tutta la sua vita così piena di sacrificio e d'immolazione: ma da esso, proprio da esso, ne deriva la pace sua e la sua santità.

Figliole, che bella vita è quella di S. Giuseppe, piena di contrasti, di ostacoli, di vicende dolorose, e nello stesso tempo piena di pace, di santo abbandono!

La nostra vita di religiosi è una vita di sacrificio, d'immolazione, di privazioni. Vogliamo anche noi, stretti alla croce di Gesù, avere la pace del cuore, la serenità dell'anima, e godere come un paradiso anticipato?... Oh, figliole mie, l'unico mezzo è questo:


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vivere di abbandono al divino volere, amare l'obbedienza, cercare di fare in tutto la divina volontà, la quale si rivela ora nell'orario, ora nella superiora che parla, ora nel direttore dell’anima, e sempre nel nostro dovere particolare. La religiosa, attenta e vigilante, non ha un momento in cui non veda la divina volontà e, se si assoggetta a questa, eccola felice, eccola santa!

Mentre la religiosa imperfetta, nelle privazioni, nelle contraddizioni, non accetta il divino volere e, naturalmente, la tempesta la coglie con tutte le sue passioni, ed eccola nella infelicità e, Dio non voglia, nella perdita anche della vocazione religiosa.

Preghiamo, figliole mie, il caro Santo ad ottenerci la grazia di farci comprendere tutta la gioia di una vita religiosa sacrificata al divino volere: di farci comprendere quell'obbedienza perfetta che dobbiamo praticare. E come egli attingeva forza e amore dalla presenza di Gesù, che tante volte strinse al suo cuore, così ottenga anche a noi, ricoverati all'ombra del Tabernacolo santo, la forza di compiere in tutto la divina volontà. Gesù allora sarà il nostro divino cireneo che ci aiuterà a portare la croce fino al calvario rendendocela soave e leggera.

Ebbene, oggi, nel fare la S. Comunione, doniamogli la nostra volontà. Anche Gesù come uomo non ha fatto che la volontà del Padre suo che è nei cieli, e da noi vuole questa donazione completa, perfetta che solo la pace del cuore e la serenità dell'anima. Felici, voi, figlie mie, che siete all'inizio della vita religiosa: gusterete un saggio del cielo se imiterete S. Giuseppe nell'abbandono completo al divino volere.




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