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P. Giocondo Pio Lorgna, O.P.
Discorsi di formazione religiosa alle Imeldine

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1. (14 novembre 1915: cf. Biografia p. 410 e nota 40)

 

E' il primo discorso pronunciato dal venerato Padre Giocondo Pio Lorgna il 14 novembre 1915, giorno della consacrazione delle figlie dell'opera eucaristica. È un "giorno profetico", dove tutto quello che gli ha ispirato il Signore lo espone con candida chiarezza. Può essere anche definito "disegno programmatico, lucidissimo e fondato sulla fiducia del Signore".

Testo in AL V 755 (1)

 

 

 

Mie figlie, due cose desiderate voi nel consacrarvi a Gesù questa mattina: la vostra santificazione ed un'opera eucaristica. La santità vostra tutta dipende dalla conoscenza ed imitazione di Gesù, perciò l'apostolo S. Paolo sempre inculcava ai suoi fedeli: guardate a Gesù e ricopiatelo in voi: "Inspice et fac secundum exemplum" (Es 25, 40).

Tutti i santi hanno fatto questo studio e si sono applicati a questa imitazione. Chi studia e imita Gesù nella povertà di Betlem, chi nel suo nascondimento nella casa di Nazaret, chi nella vita pubblica, chi nella passione dolorosa e chi finalmente nel Sacramento del suo amore: l'Eucaristia!

Quante anime eucaristiche di mezzo al mondo e nei chiostri! Anzi non mancano nella Chiesa degli Istituti il cui fine è proprio quello di zelare in modo tutto speciale il culto dell'Eucaristia. Ebbene, o mie care figlie, consacrandovi questa mattina a Gesù avete appunto promesso che la vostra santità sarà tutta eucaristica: studiare le virtù di Gesù che rifulgono in lui, sebbene sotto i candidi veli dell’Ostia e per quanto vi è possibile imitarle: ecco tutto il vostro compito.

E’ questa una santità veramente dolcissima ed amabilissima: una santità che risponde alle esigenze più delicate del nostro cuore. L'anima infatti esige la vicinanza e l'unione con l'oggetto amato e voi, consacrandovi al culto eucaristico, non avete sempre presso di voi, non ricevete anzi in voi, l'oggetto unico dei vostri nuovi amori?


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Le anime che si danno alla sequela di Gesù nascente a Betlem, nascosto a Nazaret, pellegrinante nella Palestina e morente sopra il Calvario, devono leggere il Vangelo e attraverso quelle pagine risuscitare Gesù nella loro memoria ed intelligenza ... Gesù che nacque, visse e morì venti secoli or sono. Le anime eucaristiche invece hanno sempre Gesù vicino e lo possono anche ricevere nel loro cuore! Basta entrare nel tempio e prostrarci dinanzi al Tabernacolo per sentire la divina vicinanza; chi poi si accosta al banchetto degli Angeli non esulta unito a Gesù ancor più degli angeli del cielo? Gli angeli lo vedono e lo amano, noi invece nella comunione abbiamo qualche cosa di più... lo stringiamo al cuore, lo alberghiamo dentro il nostro petto. All'anima eucaristica si può applicare benissimo il vangelo che avete udito pochi minuti or sono (domenica VI dopo l'Epifania: Mt 13, 31-35).

Primariamente essa si può dire "un regno del cielo". Difatti non è in paradiso dove Gesù abita e si dona nei fulgori della sua gloria? E non è anche, sebbene velati ne siano i fulgori, nell'Eucaristia e nell'anima che vive di lui e per lui, nell'anima che lo riceve nella S. Comunione?

Il vangelo parlava ancora di un granello di senapa che si getta sotterra perché muoia e germogli, e l'anima eucaristica non deve morire a se stessa per vivere solo di Gesù? Gesù nell'Eucaristia misticamente muore per noi e, tutte le anime che desiderano vivere di Lui, non sentono il bisogno di morire per Lui? Il vangelo accennava a un po' di lievito che fermenta tutta la massa della farina. Ebbene, Gesù nel Sacramento, per l'anima eucaristica, è appunto questo lievito divino che tutta la penetra, la circonda, l'innalza e la divinizza, sì che la sua mente, il suo cuore ed ogni sua azione sono solo per Gesù e in Gesù.

Ma voi questa mattina, non solo vi siete consacrate a Gesù quasi per tracciare la via che voi stesse percorrerete lungo la vita, ma anche per esporre a Gesù i vostri voti ardenti perché si apra, a lui piacendo, un qualche asilo di pace e d'amore, dove voi unite insieme, potrete attendere a questa vita di angeli e chiamare anche altre anime a seguire le vostre orme, o meglio, quelle di Gesù.


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Il fine poi dell'Opera eucaristica sarebbe quello che tutte le anime che vi appartengono fossero insieme contemplative e attive. Contemplative per lo studio e l'imitazione di Gesù Ostia; attive per attirare a Gesù specialmente le anime dei fanciulli: preparandoli, con la fondazione di asili, alla prima comunione e, con la istruzione del catechismo, far sì che abbiano a perseverare nei propositi santi di quel giorno solenne e indurli a ricevere spesso Gesù.

Quando i fanciulli hanno fatto bene la prima comunione e per altri anni ancora hanno frequentato la mensa Eucaristica, si può stare sicuri del loro avvenire. Il regno di Gesù è fondato nei loro cuori e non varranno a svellerlo né le passioni giovanili, né le sollecitudini della maturità, né gli acciacchi della vecchiaia. Come vedete, l'Opera eucaristica, dovrebbe come incarnare il programma del grande Papa dell'Eucaristia Pio X. Egli infatti voleva restaurare ogni cosa in Gesù Cristo e per questo inculcò tanto l'istruzione del catechismo, per questo raccomandò la comunione frequente anzi quotidiana e volle che i fanciulli appena raggiunto l'uso di ragione fossero ammessi al banchetto eucaristico, perché Gesù subito prendesse possesso di quelle anime innocenti e le unisse strettamente al suo Cuore dolcissimo.

Che opera grandiosa dunque e sublime non è quella eucaristica che s'inaugurerà, speriamo, nella Chiesa e proprio nel giardino gusmano! Consacrando i bambini all'amore di Gesù Eucaristia voi preparerete le nuove generazioni che saranno fameliche e sitibonde delle sue carni immacolate e del suo sangue prezioso!

Come vedete anche all'Opera si può benissimo applicare quello che avete udito nel Vangelo. Ogni casa dell'Opera dovrebbe essere proprio come un cielo: Gesù ivi starebbe nel Tabernacolo, come sopra il trono della sua gloria e le religiose ne sarebbero gli angeli adoranti e visibili. Ogni casa sarebbe anche come un granello di senapa che gettato in qualche parrocchia o città e fecondato dal sole e dalla pioggia eucaristica crescerebbe in albero gigante e diffonderebbe i suoi rami per raccogliere tutti gli uccellini, cioè i cari bimbi, salvandoli dagli orrori e dalle corruzioni della strada o di una educazione tutt'altro che cristiana!


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Ogni casa sarebbe ancora il lievito che Gesù pone nelle città e parrocchie per tutte trasformarle, compiendo tali trasformazioni con l'accendere il fuoco eucaristico nei cuori innocenti e nelle anime infantili. S'inaugurerà quest'Opera? Io lo spero da Gesù che tanto anela di donarsi alle anime e tanto predilige i fanciulli. Lo spero dalla Vergine benedetta che fu la più grande e tenera amante di Gesù nascosto sotto i veli dell'Ostia santa. Chi può ridire la vita eucaristica di Maria dacché Gesù ascese al cielo? La Vergine che tanto amò l'Ordine nostro sicché ne fu l'ispiratrice o meglio la madre amorosa, non ci proteggerà affinché l'Opera nostra sorga... e sorga proprio nel settimo centenario dell'Ordine da lei tanto prediletto? Lo spero da S. Domenico che ripieno egli stesso di un grande amore eucaristico lo trasfuseardentemente nei figli suoi. Lo spero dalla cara Imelda che visse e morì di questo amore e che sarà la protettrice della nuova Opera.

Mie care figliuole, io lo spero anche da voi, dalla vostra buona volontà di farvi sante e sante eucaristiche. Se Gesù vedrà in voi delle anime ben preparate per quest'Opera, allora voi ne sarete le pietre fondamentali, se poi non sarete tali quali Gesù vi vuole, allora certo, l'Opera non sorgerà, perché come innalzare edificiosplendido, sopra delle fondamenta malferme? Siate dunque sante... sante eucaristiche e sperate... o meglio speriamo!

 

 




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