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P. Giocondo Pio Lorgna, O.P. Discorsi di formazione religiosa alle Imeldine IntraText CT - Lettura del testo |
74. (s. a.)
Il panegirico di S. Giuseppe è impostato sul binomio: pregarlo e imitarlo. Padre Giocondo, che è un innamorato del verginale sposo dell'immacolata Madre di Dio, espone i pensieri con incantevole immediatezza. Nella introduzione egli ricorda i meriti dei Padri domenicani di Fontanellato (PR) che furono tra i primi promotori della devozione al S. Patriarca Giuseppe.
Mie figlie, oggi è la festa del santo Patriarca Giuseppe che, sebbene trasferita, è celebrata dalla Chiesa con tutta la solennità liturgica come se fosse, oggi, il suo vero giorno. Se tutti i fedeli amano il caro Santo, noi in modo speciale che fummo tra i primi propagatori del suo culto in Italia.
A Fontanellato di Parma i Domenicani consacrarono uno dei primi altari, in Italia, al Santo, e pure a Fontanellato, un Domenicano dette alle stampe la Somma dei doni di S. Giuseppe che è uno dei primi libri e, forse, il più dotto stampato in onore del Santo.
Nella devozione dei santi però non basta soffermarci nella preghiera; è necessaria l'imitazione; la preghiera senza l'imitazione non è né accetta al Santo né proficua per noi.
E S. Giuseppe come si presenta al nostro sguardo? Mio Dio, che elevatezza di santità, ma ancora a quali prove fu sottoposto!... Per un prodigio, la verga fiorita dinanzi al Sancta Sanctorum, lui è designato dalla Provvidenza ad essere lo sposo verginale di Maria, e, passati alcuni mesi, ecco i segni della maternità.
S. Giuseppe non ha dubbio alcuno sulla purezza di Colei che è la regina dei vergini, ma la legge comanda che l'uomo si separi dalla donna che è divenuta madre senza compiere i doveri di sposa, e Giuseppe? Da una parte la sicurezza della virginità della sposa, dall'altra i segni della sua fecondità... ignora il mistero e decide, senza venir meno alla stima della sposa e nello stesso tempo alla severità della legge, di allontanarsi dalla sua compagna data a lui prodigiosamente. Che momento... che schianto!
Ma è l'ora suprema del dolore che sceglie la Provvidenza per soccorrere e consolare! Un angelo appare a Giuseppe e lo rassicura sulla fecondità misteriosa di Maria e, a nome di Dio, gli intima di rimanere pure al suo fianco.
Giuseppe ha tutta l'anima inondata di gioia, ed ecco un editto di Cesare Augusto che comanda ai due sposi verginali e santi di recarsi nella lontana Betlem, patria dei loro avi, per dare lì il loro nome.
Docili alla legge intraprendono il lungo e pericoloso viaggio e, giunti a Betlemme, Maria è vicinissima al parto. Richiesto un ricovero, tutti lo rifiutano e, in quei supremi momenti, non rimane che una aperta campagna, una grotta! Là nasce il sospirato Messia tra il canto degli angeli e i pastorelli vengono ad adorarlo e i re magi portano ricchi doni. Che gioia per il santo Patriarca! Ma quale fulmineo annuncio turberà quella gioia?
Un angelo dice a Giuseppe: "Prendi il fanciullo e fuggi in Egitto... egli è cercato a morte da Erode!". Fuggire di notte tempo... in Egitto... sotto la minaccia di morte! Il lungo esilio in terra idolatra è consolato da un'altra visione angelica, che annunzia a Giuseppe di ritornare nella sua patria perché Erode, il persecutore di Gesù, è morto.
Ritorna e una povera officina accoglie la santa famiglia: anche il figlio di Dio, creatore del cielo e della terra, da mattina a sera è curvo sul duro lavoro ed appare a tutti come un figlio comune che lotta tra la povertà e il lavoro del padre suo putativo! La povertà e il lavoro continuo a cui è condannato il figlio stesso di Dio, che spada sanguinante al cuore di Giuseppe, mentre è rallegrato dalla compagnia della Vergine immacolata!
Mie figlie, meditiamo sempre la vita di S. Giuseppe: che santità sublime e che eroismo di prove! Vogliamo noi essere santi? La prova segue la perfezione come l'ombra il sole; e più fiorisce la virtù dove più pungenti sono i triboli e le spine.
Mie figlie, vogliamo essere santi? Prepariamoci alle prove; più santi, a prove maggiori; vogliamo essere santissimi? Le prove devono rispondere alla eccezionale santità. Oh, che il caro Santo, di cui oggi facciamo la festa, ci innamori della sua virtù e le prove terribili che lo colsero e che egli seppe sostenere così eroicamente, ci ispirino coraggio e fortezza e costanza.
Fra pochi istanti Gesù che consolò e confortò il suo padre putativo Giuseppe, verrà sotto le specie eucaristiche nel nostro cuore e, tutti noi chiediamogli, per i meriti di S. Giuseppe e per quell'amore che egli stesso nutrì per Lui, che consoli e conforti noi pure, ispirandoci il desiderio di arrivare alla meta della perfezione, a cui egli ci chiama, e a non indietreggiare mai dinanzi alle prove inseparabili dalla virtù.