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P. Giocondo Pio Lorgna, O.P. Discorsi di formazione religiosa alle Imeldine IntraText CT - Lettura del testo |
77. (s. a.)
Il racconto della vita di S. Giovanni Damasceno (675-750), uno dei Padri della Chiesa orientale, offre a P. Lorgna l'occasione di parlare dell'obbedienza alle figlie, delle quali alcune, sono entrate nella Congregazione da vari anni, mentre altre vi sono giunte da poco. Si accenna alla venerata immagine della Madonna della Pace, che fa parte della storia del Damasceno, e che si trova esposta in una cappella della basilica dei SS. Giovanni e Paolo a Venezia.
Oggi la Chiesa festeggia S. Giovanni Damasceno in cui rifulsero la nobiltà del sangue, la mente elettissima e la santità.
Ai suoi tempi ferveva l'eresia degli Iconoclasti, i quali combattevano il culto delle immagini ed erano capitanati dagli stessi imperatori Leone Isaurico, prima, e poi da Copronimo. Contro questa eresia sorse S. Giovanni Damasceno e con le parole e con gli scritti era davvero il martello provvidenziale per schiacciare il capo all'idra maledetta.
Naturalmente gli avversari temettero e per liberarsi da un nemico così formidabile pensarono di ricoprirlo di calunnie e troncargli quella mano che infieriva loro colpi mortali. Lo stesso imperatore, Leone Isaurico, si prestò a tale intento e il caro santo ebbe tronca la mano destra. Non si smarrì... con la sinistra prese la mano
recisa, l'avvicinò al braccio da cui era stata divelta e, genuflesso, si affida a Maria con fervorosissima preghiera. Rapito in sonno di estasi, ne fu scosso e, svegliatosi, trovò la mano sì bene ricongiunta che neppure appariva segno alcuno di taglio brutale. È facile immaginare il suo ringraziamento alla Vergine e la promessa di mai desistere dalla lotta santa contro l'eresia fino al completo trionfo.
Quella immagine dinanzi alla quale il Damasceno ottenne il prodigio, dall'Oriente fu trasportata in Venezia e regalata ai PP. Domenicani i quali le innalzarono una magnifica Cappella nel loro convento e, distrutta la Cappella e passato il convento in altre mani, ora quell'immagine è venerata nella Cappella della Pace.
S. Giovanni Damasceno dopo il prodigio elargì ai poveri i suoi averi; pellegrinò in Palestina e dopo, presso Gerusalemme, fermò la sua dimora facendosi monaco. Nella vita religiosa si distinse in modo specialissimo nella virtù dell'obbedienza.
Egli, nato da illustre famiglia, celebre in tutto l'Oriente per l'alto suo sapere, non disdegnò di applicarsi, nel convento, nei lavori più umili... anzi, lavorando di sporte, non arrossì di andarle poi a vendere nella città dove prima era riverito dai buoni e temuto dagli eretici.
La sua comparsa, in qualità di venditore di sporte, naturalmente sorprese tutti e la plebaglia, permettendolo Iddio, lo circondava beffeggiandolo come pazzo. Abituato ad obbedire prontamente e ciecamente esultava nel suo cuore di così soffrire per obbedienza e mai chiese ai Superiori il perché di ordini, per lui così umilianti. Gesù premiò il caro santo della sua obbedienza perfetta e generosa, esaltandolo in tutta la Chiesa dopo che Leone XIII pose sul suo capo la corona di Dottore.
Mie care figlie, l'obbedienza è tutta la vita religiosa: il religioso obbediente suona lo stesso che santo. Alcune di voi già da vari anni sono nella Congregazione ed esse come amano e praticano l'obbedienza? Altre invece sono venute da pochissimo tempo; anzi da pochi giorni...
Deh, o mie figlie, dirò loro, fin dall'esordire della vita religiosa, stimate questa virtù e ad essa orientate la vita vostra e allora, non temete, riporterete immense vittorie: la vittoria della perfezione
e anche quella di un apostolato sublime e fecondo sulle anime. Quanto più noi saremo pronti all'obbedienza e generosi, tanto più scenderanno copiose le grazie a fecondare sé e la nostra vita e il nostro apostolato e il nostro nome sarà benedetto nella Congregazione, nella Chiesa e, un giorno, nel cielo.