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P. Giocondo Pio Lorgna, O.P. Discorsi di formazione religiosa alle Imeldine IntraText CT - Lettura del testo |
79. (s. a.)
Il fine inteso da Gesù per istituire l'Eucaristia l'ha rivelato lui stesso, dicendo: "Fate questo in memoria di me!". Nel sacramento dell'altare Gesù ci dà come ricordo tutto se stesso. I regali di amici e parenti sono un nulla in confronto alla totalità del dono che il Cristo fa a noi di se stesso.
Mie buone figlie, domenica passata avete udito Gesù che dava un segno sicuro per sapere quali sono le vere sue pecorelle, amanti del suo ovile e di lui e diceva: "Cognoscunt me meae" (Gv 10, 14); quasi volesse dire: "Ecco le mie pecorelle predilette, quelle che mi conoscono". E la conoscenza di Gesù non è il desiderio più vivo del vostro cuore? Gesù è con noi nel sacramento del suo amore e voi, mosse dall'amore, non vi saziate di leggere e meditare su questo sacramento ed, avide, ascoltate chi vi parla di sì grande mistero.
Questa mattina vorrei accennarvi al fine per cui Gesù ha istituito la santa Eucaristia; è Gesù stesso che l'ha rivelato quando
disse nell'ultima cena: "Voi farete questo in mia memoria, hoc facite in meam commemorationem" (Lc 22, 19). Dunque, nessun dubbio su questo punto, perché è Gesù stesso che ci manifesta la sua intenzione nell'istituire la santa Eucaristia: voleva che essa fosse il ricordo che egli lasciava a tutta l'umanità prima di morire e riascendere al cielo.
Quando una persona cara se ne parte e va in terra lontana, non è vero che dispensa ricordi agli amici e ai congiunti? Tutti noi abbiamo un qualche ricordo di una persona cara e, guardandolo, subito ci ricorda chi ce l'ha offerto e sentiamo destarsi in noi un nuovo palpito d'amore. "I ricordi, diceva bene un illustre scrittore, sono la poesia dei cuori". Ebbene, Gesù, istituendo l'Eucaristia, ha seguito questa poesia divina del cuore... ci ha dato il ricordo di sé: "Hoc facite in meam commemorationem" (Lc 22, 19).
Mie figlie, ma quale differenza tra i ricordi che riceviamo dagli amici e dai congiunti e questo del Maestro adorato! Quelli degli amici terreni sono sempre qualche cosa che si distanziano immensamente dalla loro stessa persona. Nessun ricordo, sebbene carissimo e preziosissimo, rappresenta in se stesso la persona che amiamo.
Gesù invece, nel Sacramento della Eucaristia, ci rammenta lui stesso e ci offre se stesso. L'Eucaristia è Gesù medesimo vicino a noi, presente a noi, anzi parla Gesù nello stesso nostro cuore. Noi, nella vivezza dell'amore, pensiamo a Gesù in tutte le fasi della sua vita e l'Eucaristia ci risponde: “Ecco Gesù che cercate: è qui presente: Dominus adest". Pensate all'incanto del Tabernacolo, è come la grotta betlemitica. Vi deliziate al pensiero della casetta di Nazaret, dove Gesù passò tanti anni di vita ignota e nascosta? E dove maggiormente più si nasconde ed eclissa che nell'ostia santa?
Seguite anche voi la folla che ascolta Gesù apostolo e lo applaude taumaturgo? E Gesù dal suo altare non parla alle anime e non continua i prodigi del suo amore? Voi piangete ai dolori del martire divino, gioite alle glorie della sua Risurrezione e Ascensione al cielo?... Ebbene, quel Martire, quel trionfatore della morte, è qui, in mezzo a noi!... e rinnova misticamente la sua morte
per far risorgere noi dal sepolcro delle nostre imperfezioni. Gesù ascende al cielo ma non lascia la terra e il tempio; nell’Eucaristia risplende dei fulgori di paradiso.
Mie figlie, abbiamo tanti cari i ricordi degli amici e dei congiunti lontani, e non apprezzeremo quello di Gesù in cui egli stesso vive e si dona a noi? Che gioia per un'anima pia quando, vicina a Gesù Sacramentato, sente la presenza reale di lui e lo riceve nel suo cuore! Gli occhi nulla vedono, le orecchie nulla ascoltano, le mani non toccano Gesù; ma la fede supplisce a tutto questo: "sola fides sufficit". Essa squarcia i candidi veli dell'ostia, e ci mette alla divina presenza e noi allora vediamo Gesù, lo ascoltiamo, lo tocchiamo, gli parliamo e lo invitiamo a venire a noi.
Gesù nell'Eucaristia ci dona il ricordo di sè: "Hoc facite in meam commemorationem", e noi accogliamo questo ricordo e non dimentichiamo, né giorno né notte, nella gioia e nel dolore, il divino donatore!