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P. Giocondo Pio Lorgna, O.P. Discorsi di formazione religiosa alle Imeldine IntraText CT - Lettura del testo |
84. (s. a.)
Nella bellissima festa del S. Cuore di Gesù, rivelazione di tutto il suo amore per noi, Padre Giocondo mette in luce l'intima unione della devozione del Sacro Cuore di Gesù e dell'Eucaristia, richiami soprannaturali all'amore e al dolore. Nei brevi discorsi di questo genere, freschissimi, non si avverte mai la lezione imparaticcia, ma la traboccante pienezza della contemplazione vissuta.
Mie figlie. Oggi è la bellissima festa del Cuore di Gesù e spontanee si affacciano alla nostra mente quelle parole, ripiene di una tenerezza e di una tristezza infinita, che Gesù rivolse a S. Margherita Alacoque: “Ecco il cuore che tanto ha amato gli uomini e che dagli uomini è così poco riamato nel sacramento del suo amore".
Gesù ha amato gli uomini e dette loro l'argomento eloquentissimo del suo amore: il dolore. Per questo Gesù presenta il suo cuore ornato della ferita sanguinante, della corona di spine e, in alto, la
croce tra le fiamme; quasi volesse dire: "Vi ho amato, vi amo e vedete i segni del mio amore nella ferita, nelle spine e nella croce".
Figlie mie, possediamo noi il vero amore? Ecco la prova certissima: se come Gesù accettiamo le ferite, le spine e la croce. È vero, noi non rifiutiamo il dolore ma... ma... quanti ma... vorremmo, in una parola, soffrire come piace a noi. A noi la scelta delle ferite, delle spine e della croce e, naturalmente, in tale scelta ci guardiamo ben bene da quelle ferite che toccano l'amore proprio, da quelle spine che sono troppo pungenti e da quelle croci che troppo ci ripugnano. Vogliamo, sì, il dolore, ma proprio quello che lascia in pace l'amor proprio e non strazia troppo il nostro povero cuore e misero corpo.
Secondo la frase stupenda di S. Francesco di Sales: "La misura dell'amore è di amare senza misura". Quindi, ricordiamolo bene, la prova del vero amore è di soffrire senza eccezione: chi delicatamente sceglie tra dolori e dolori, e accetta gli uni e rifiuta gli altri, non sarà mai un sincero amante.
Gesù scelse quale apostola della devozione del Sacro Cuore S. Margherita Alacoque; ma, ve dico candidamente, la vita di questa santa è una di quelle che maggiormente mi hanno impressionato per le durissime sofferenze e fisiche e morali a cui fu sottoposta da Gesù medesimo, per renderla degna di essere la grande propagatrice di una devozione che si svolge tutta in queste due parole: amare e patire.
Gesù apparendo alla santa si lamentò che non era riamato nel sacramento del suo amore, cioè l'Eucaristia e, proprio per riparare gli oltraggi che riceve in questo sacramento d'amore, specialmente quando è pubblicamente esposto all'adorazione, manifestò il desiderio di una comunione mensile riparatrice e volle che la festa del Sacro Cuore fosse celebrata il giorno dopo dell'ottava del Corpus Domini.
Gesù medesimo ha unite insieme le due devozioni del Sacro Cuore e della Eucaristia e le anime pie hanno compreso questa lezione divina e rispondono all'amore del cuore di Gesù prostrandosi dinanzi al Tabernacolo e, là, sotto i veli eucaristici, sentono i palpiti dell'amore infinito che le chiama all'amore e al dolore.
La devozione del cuore di Gesù dunque, renda voi pure più teneramente amanti della Eucaristia, e, in essa, contemplate quel cuore che tanto ci ha amato ed ha sofferto per noi. Avviciniamoci, sì, in ispirito, al cuore di Gesù, desideriamo che le fiamme del suo amore si accendano anche nel nostro cuore, ma, siamo ragionevoli, non disdegnamo la ferita, le spine e la croce che, sole, parlano del vero amore.
In questa dolce speranza che sempre più diventerete le generose amanti di Gesù in Sacramento, vi benedico e vi affido alle tenerezze infinite del suo cuore eucaristico.