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P. Giocondo Pio Lorgna, O.P. Discorsi di formazione religiosa alle Imeldine IntraText CT - Lettura del testo |
87. (s. d.)
Padre Giocondo spiega alle figlie, che progrediscono nella conoscenza della dottrina spirituale, quali siano i doni che lo Spirito Santo dà all'anima per disporla al bene e quali siano quelli che le dà per difenderla dal male. Nel primo caso l'anima pia riceve i doni dell'amore, del gaudio e della pace. Nel secondo caso riceve i doni della pazienza verso il male reale e il dono della longanimità per attendere che venga a cessare il ritardo che ci impedisce di godere subito del bene desiderato. L'istruzione si sofferma sopra i due ultimi doni dello Spirito Santo.
Tutta la santità dell'anima consiste nelle sue disposizioni e riguardo al bene e riguardo al male: sono questi i due oggetti che
sempre sono dinanzi a noi e ci circondano ed è qui il campo delle nostre lotte e dei nostri trionfi.
L'anima pia, guidata dallo Spirito Santo con i suoi doni, ama il bene, gioisce alla sua presenza e, possedendolo, gode una pace ineffabile. L'amore, il gaudio e la pace, ecco i tre atti con cui l'anima si slancia verso il bene, l'afferra ed esulta nella pace più intima e soave. E quali saranno gli atti dell'anima pia verso il male? Il male si presenta a noi sotto un duplice aspetto: talvolta è un vero male in sé che ci minaccia e colpisce.
Vedete là quella persona che tanto amiamo come la pupilla dell'occhio nostro; è la persona più affezionata a noi che abbiamo incontrata nel sentiero della vita, eppure, … è stata colpita da un male crudele che ne distrugge giorno per giorno l'esistenza: ha il volto emaciato, le forze debolissime, la febbre è cocente; ancora alcune settimane e non sarà più. La morte che già stende la sua falce sopra quella persona cara non è un vero male che ci sovrasta minaccioso? Altra volta il male che ci addolora non è propriamente un male in sé, ma è un bene che troppo si lascia desiderare e il rimanere privo di quel bene, per noi, è già un male. Mi spiego: un amico da lunghi anni è lontano da noi quando, dopo tanti desideri, ci annuncia improvviso il suo ritorno e quindi a noi tarda di rivederlo, di riabbracciarlo e ricoprirlo di baci. Ma, haimé, l'annunzio della venuta è certo... ma quel momento si dilunga: aspettiamo, e le nostre speranze sono sempre deluse. Chi può dire le ansie di un cuore che attende un bene e questo bene sembra che si allontani da noi e ne ritardi il possesso?
Non è dunque un male quello che ci minaccia, in questo secondo caso, perché attendiamo una persona cara; ma è il ritardo... il rimanere privo di questo bene, sebbene momentaneamente, che ci addolora e noi consideriamo ciò come un male.
Ora, che fa lo Spirito Santo nell'anima pia verso il vero male e verso un bene che, differito troppo, ci addolora quasi fosse un male? Lo Spirito Santo infonde in noi due frutti preziosissimi: la pazienza e la longanimità.
Il primo frutto impedisce il turbamento, l'agitazione e la disperazione dinanzi al male vero che ci sovrasta; il secondo frutto impedisce simile turbamento, agitazione
o disperazione dinanzi a un bene che sospiriamo e il cui ritardo ci affligge e addolora. "Primo quidem quam non turbetur mens per imminentiam malorum, quod pertinet ad patientiam; secundo ut non perturbetur in dilatione bonorum, quod pertinet ad longanimitatem".
Mie figlie, avete mai letto e meditato il discorso che Gesù fece dopo l'ultima cena andando al Getzemani? Predice ai suoi apostoli persecuzioni e condanne e morte crudele; dice ancora che egli ascenderà al cielo al fine di preparare lassù un posto anche per loro e verrà a prenderli e condurli alla gloria.
Gesù però conosce la debolezza dei suoi apostoli e promette loro lo Spirito Santo, il quale avrebbe insegnato tutte le verità e infusi tutti i doni, fra i quali risplendono appunto quelli della pazienza e della longanimità. Per tali doni gli apostoli erano ricolmi di gaudio nello stesso dolore: "Ibant gaudentes pro nomine Jesu contumeliam pati", e il pensiero del cielo, sebbene guadagnato dopo tanti stenti e fatiche, li inondava di gioia, "spe gaudentes".
Gesù predice agli apostoli i mali più aspri, promette loro un premio immortale, ma dopo lunghi e lunghi anni di aspettativa, eppure dice loro: "Non turbetur cor vestrum" (Joan. c. XIV).
Non si turbi il vostro cuore né per i mali che vi coglieranno né per la gloria che vi attende ed è ancora sì lungi… e gli apostoli, ricevuto lo Spirito Santo, non solo non si turbarono ma erano esultanti.
Mie figlie, quanto noi pure abbiamo bisogno di questi due doni preziosi: la pazienza e la longanimità, noi che spesso ci turbiamo non solo per mali veri, ma anche immaginari; noi che siamo sì facili al turbamento, al solo pensiero che forse Gesù non ci concederà così presto le grazie che domandiamo e le virtù a cui aspiriamo. Che spettacolo degno del cielo un'anima calma e serena anche sotto il torchio del dolore; un'anima che calma e serena attende l'ora della provvidenza anche nell'aspettativa delle grazie e della stessa gloria del Padre!
Che Gesù, il quale viene nei nostri cuori, dia a noi lo Spirito Santo come lo dette agli apostoli e ai santi, e così correggiamo e trasformiamo il nostro carattere così apprensivo e per il male e per
il bene differito. Dia a noi, con la pazienza e con la longanimità, la grazia di non turbarci mai: "Non turbetur cor vestrum" e la calma serena ed esultante del tempo sia come un presagio di quella della eternità.