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P. Giocondo Pio Lorgna, O.P.
Discorsi di formazione religiosa alle Imeldine

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23.    (14 gennaio 1921 )

 

Un importante discorso storico da leggersi tenendo presenti le pagine 416 e seguenti della Biografia. La prima comunità, radunata il 14 gennaio 1917, era formata da 5 terziarie domenicane: Maria Bassi, Gilda Boscolo, Emilia Malusa, Lina Marzollo e Italia. Italia e Lina ben presto si dileguarono. Rimasero presenti e operanti Maria, Gilda ed Emilia. In seguito Maria ed Emilia furono colte da malattia, per cui rimase attiva solo la Gilda. Provvidenzialmente in ottobre del 1917 si aggiunse Adele Vangeri. Gilda e Adele formarono un duetto formidabile, eroico per tutto il seguito della guerra. È a queste due figliole che allude P. Giocondo, accennando ai gravi pericoli incontrati durante il conflitto. Nell'archivio della Congregazione sono conservati memoriali su questi tristissimi tempi.

Il discorso di P. Lorgna è un rendimento di grazie a Dio per tanti benefici ricevuti in tempi difficilissimi.

Testo in AL V 722 (2)

 

 

Mie care figlie, ci siamo qui adunati questa sera per ringraziare Gesù dei benefizi concessi all'opera nostra eucaristica; e quanti sono!

Quattro anni fa tre figlie entrarono in questa casa e subito a quali prove furono sottoposte! Per la sventura di Caporetto, essendo imminente il pericolo di una invasione nemica nella nostra città, fu conveniente che la madre dell'opera, come fecero quasi tutti gli infermi, si allontanasse e, come gli altri, cercasse un asilo più sicuro in altre regioni.

Poi, atteso il nemico sempre più minaccioso, l'ordine di essere pronti tutti per la partenza: a Venezia soltanto i soldati dovevano rimanervi; tutti i cittadini liberi partire. Per questo fu ordinato il


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censimento e noi parroci, chiamati dallo stesso comandante della piazza, avemmo l'ordine di stare preparati, coi nostri parrocchiani rimasti, alla partenza o per la via di Chioggia o di terra ferma.

Arrestato il nemico al Piave, l'ordine della partenza fu sospeso, ma che vita non era quella che si svolgeva a Venezia! Una morte continua! Privazione di tante cose necessarie... le incursioni continue e notte e giorno... e guai se il nemico avesse superato il Piave! Per prudenza esularono anche le Suore di clausura; di quelle di vita attiva ne rimasero soltanto alcune necessarie per raccogliere i bimbi e la gioventù che, per varie ragioni, non avevano esulato.

Delle tre prime figlie, entrate proprio quattro anni or sono in questa casa, ne rimasero due per attendere all'asilo e, come tutti i cittadini, si assoggettarono ad una vita che era proprio un'agonia affannosa, per non dire una continua morte. Si consideri poi che i SS. Giov. e Paolo per la vicinanza dell'Arsenale e per avere obbiettivi militari, era bersaglio preferito delle incursioni nemiche.

Varie bombe caddero a pochi metri da questa abitazione e immaginate voi il terrore e lo spavento delle due figlie! Che dura prova non fu per tutti e anche per l'opera nostra la guerra! La madre fondatrice in esilio e le due figlie esposte al pericolo della stessa vita.

Non è davvero la misericordia divina che ci ha salvato? Non è la divina bontà che ha conservato il piccolo seme gettato in un terreno così infido? Ne sia ringraziato dunque Gesù che non solo ci ha preservato dalla morte fino dalle prime ore della nostra esistenza, ma, in quattro anni, quante grazie perché l'opera sempre più vigoreggiasse e prendesse consistenza.

Quattro anni or sono, lo dissi, tre figliuole, e proprio come oggi, entravano ad abitare questa casa; ora la casa è piena... siete dodici. Gesù medesimo è venuto da un anno ad abitare in mezzo a voi, è qui tutto per voi... per ognuno di noi.

Nell'estrazione dei santi Protettori fatta nel giorno dell'Epifania, Gesù ha dimostrato di essere il vostro Patrono... che degnazione e finezza d'amore! Ebbene come risponderete voi a tante grazie? Deh! con l'animo ripieno della più profonda riconoscenza recitiamo insieme il Te Deum... anzi, e questo è ciò che


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più ancora gradirà Gesù, offriamoci a lui totalmente risoluti di attuare in noi l'ideale tanto sublime di una vita veramente eucaristica.

A Gesù Sacramentato si rivolga la mente nei suoi pensieri; a Gesù il cuore nei suoi affetti e la volontà nei voleri suoi. A Gesù, o mie care, offriamo specialmente la mirra di tutte le amarezze.

Gesù nella Eucaristia ci ricorda e rinnova la sua passione e noi non vorremo partecipare ai suoi dolori? Tutti i dolori dunque sia fisici che morali; sia individuali che riguardanti l'opera, siano accolti e sofferti con amore. Mie care, grandi, sì, grandi sono le grazie che Gesù ci ha fatto; e grande, immensamente grande, sia ancora la nostra riconoscenza.

 

 




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