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P. Giocondo Pio Lorgna, O.P.
Discorsi di formazione religiosa alle Imeldine

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28.     (3 marzo 1921)

 

Nelle brevi biografie di santi che Padre Giocondo inserisce tra le istruzioni alle figlie, va ammirata la vivacità del racconto edificante, per nulla sentimentale, anzi composto dalle solidissime virtù proprie dei protagonisti. È un incanto leggere la pagina della "leggenda" di S. Caterina de' Ricci, detta la Santa di Prato (1522-1590).

Testo in AL V 722 (7)

 

Non essendosi potuto celebrare la festa di S. Caterina de' Ricci il 13 febbraio, si celebra quest'oggi ed io ben volentieri rivolgo lo sguardo a questa nostra insigne consorella e la propongo alla vostra ammirazione e imitazione.

Che cara santa... che modello sublime di perfezione! Nata a Firenze da illustre famiglia, fin dai verdi anni fu posta in un collegio tenuto da religiose e la pia fanciulla, raccolta in quell'aura di paradiso, subito dimostrò i delicati sentimenti del suo cuorededito alla pietà.

La passione di Gesù in modo tutto speciale attraeva il suo cuore e un bel Crocifisso posto in venerazione in quel convento formava l'oggetto della sua più tenera compassione: lo mirava con gli occhi bagnati di pianto, genufletteva dinanzi a lui e, quando si credeva libera di e da nessuno veduta, l'abbracciava proprio con l'impeto dell'amore il più semplice e appassionato sì che quel crocifisso fu poi chiamato col nome di Alessandrina, quasi appartenesse solo a lei.

Entrata a 13 anni nel chiostro domenicano della città di Prato,  pure  si rivelò  il  suo  amore a Gesù Crocifisso e, proprio , questo amore ebbe le sue manifestazioni più splendide. Quanto


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ebbe a patire la cara santa in quel chiostro... era davvero il suo Getsemani e il suo Calvario! Viveva come rapita in estasi e le consorelle non avendone compreso lo spirito la stimavano come scimunita; per scuoterla, uno zio, che era anche il confessore del monastero, osò anche percuoterla in viso.

Malattie strane e terribili fecero strazio del suo corpo e il demonio, permettendolo Iddio, l'assalì con impeto e nelle maniere le più lusinghiere fino ad apparire a lei in forma di crocifisso per avere un bacio d'amore. La santa lo riconobbe e, come ne aveva il comando del confessore, gli sputò in faccia.

Per 48 anni non assaggiò mai carne; e le penitenze più crude di flagelli e cilici erano le sue gioie. Gesù coronò il desiderio che la santa aveva di ripetere in tutta la passione, ed ecco che, dopo di averla sposata a con un anello prezioso, le imprime nelle mani e nei piedi e nel costato le sante cicatrici delle stimmate e sul capo le pone la sua corona di spine.

Dal giovedì al venerdì essa soffre, con esempio più unico che raro, tutta la passione: e la si vedrà agonizzare di dolore, tutta livida nel corpo per la flagellazione; dal capo le scendevano stille di sangue alle trafitture delle spine, tutta curva come se avesse una croce pesante sulle spalle si muoveva per il chiostro e cadeva a terra e finalmente, componendo i suoi piedi e le sue braccia in forma di croce, sentiva tutti gli orrori della crocifissione. Mie care, ecco come si ama... ecco le vere spose di Gesù; ecco come Gesù ama ed è riamato dalle anime che predilige!

Tenerissima della croce, Caterina, non poteva non esserlo anche del Tabernacolo... come amava Gesù Sacramentato... che lezioni di sublime ammaestramento non riceveva dal suo diletto che sotto i veli eucaristici, era il suo Maestro adorato!

Al suo sguardo il Tabernacolo era un Calvario... pure splendeva la vittima divina e era tutto il suo cuore.

Oh, che la cara santa impetri anche a noi un po' del suo spirito così generoso! Le spine, i flagelli, le croci diventino come il nostro sospiro e il Tabernacolo santo sia davvero il fuoco che soddisfi e consumi tutta la sete d'amore.

Sì, soffriamo, figlie mie, tutto quello che Gesù vorrà da noi...


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non allontaniamo nessuno dei dolori con cui egli vuole colpirci sia nell'anima che nel nostro corpo, ma, ricordiamolo bene, il nostro dolore abbia compagno l'amore e l'amore che si ispira e si accende alla fornace della divina carità: la santa Eucaristia.

Un giorno, o mie figlie, ameremo senza patire, in Paradiso; ma ora l'amore esige il dolore; e chi lo crederebbe? È questo il paradiso anticipato delle anime grandi, destinate a una non comune perfezione.

Oh, quanto mi ha commosso ieri all'ospedale nel vedere un'anima immersa nei dolori e nelle umiliazioni più ripugnanti!... E quest'anima, col sorriso sul labbro, diceva: "Se Gesù lo vuole, questa vita si prolunghi pure fino ai 100 anni". Quest'anima come ama l'opera… anzi soffre per l'opera!

 

 

 




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