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P. Giocondo Pio Lorgna, O.P. Discorsi di formazione religiosa alle Imeldine IntraText CT - Lettura del testo |
Esposto il palpitante episodio evangelico dei discepoli di Emmaus, Padre Giocondo suggerisce una vera meditazione sul parallelismo tra il Cristo risorto incontrato ma non riconosciuto dai due afflitti discepoli e il Cristo racchiuso e nascosto nel Tabernacolo. Egli conclude con un inno alla speranza: "Gesù Sacramentato sia sempre il Consolatore vostro, vi sostenga nel cammino del terreno pellegrinaggio finché nella patria dei santi, più non temiate né i dolori, né le tenebre della notte oscura e piena di spavento".
La sera stessa della Risurrezione di Gesù due suoi discepoli ritornavano da Gerusalemme al loro Castello di Emmaus lungi dalla città 160 stadi; e ripiena l'anima di amarezza, si sfogano in mesti colloqui. Essi si dicevano l'un l'altro: "Chi l'avrebbe mai detto? Gesù, che era uomo sì potente nelle parole e nelle opere, avrebbe finito così? Egli aveva attratto a sè la folla... aveva operato i più stupendi prodigi su tutta la natura e sugli infermi e i morti stessi, e poi? Eccolo condannato a morte e, a furore di popolo, appeso a una croce e racchiuso in un sepolcro.
E' vero, essi soggiungevano, che alcune donne dicono che, andate al sepolcro, lo videro vuoto e due angeli le assicuravano che Gesù era risorto; anche due discepoli asseriscono questo, ma sarà vero? E questo dubbio sempre più li gettava nell'amarezza e li rendeva mesti e trepidanti.
Mentre così parlavano un viandante si avvicina a loro e, chiedendone il permesso, prende parte ai loro discorsi. Uditili, risponde con Mosè e i profeti manifestando che quel Gesù che tanto aveva sofferto ed era morto, proprio così doveva terminare la sua vita perché lui pure per il dolore entrasse nella gloria.
A tale ammaestramento i due discepoli si sentivano intenerire il cuore e, quasi senza accorgersene giunsero al castello. Lo sconosciuto viandante finse di continuare il viaggio, ma quelli lo invitarono cortesemente ad accettare l'ospitalità ché ormai era sera e calavano le ombre della notte. Aderì e messosi alla mensa
prese il pane benedicendolo e spezzandolo e, proprio allora, i due discepoli riconobbero chi era quel forestiero: volevano genuflettere e adorare, ma Gesù, in quell'istante, disparve” (cf Lc 24, 13-31).
Mie care, come è bello il fatto dei due discepoli di Emmaus! Quanti pensieri non si affollano alla nostra mente nel meditarlo! Come i discepoli di Emmaus tante volte il nostro cuore è preso da mestizia e la mente è ottenebrata; non ci manca però il divino pellegrino che, avvicinatosi a noi, ci consola con la dolcezza della sua parola e, in una mensa celeste, illumina l'anima sitibonda di luce.
Il Verbo, nella Incarnazione, si fece compagno del nostro terreno pellegrinaggio; morendo, si fece nostro cibo e, in questo cibo, perennò la sua presenza reale in mezzo a noi anche salendo in cielo alla destra del Padre.
Chi può ridire la luce e l'amore che emanano dal Tabernacolo e dalla mensa eucaristica? Non è lì dove volano tutte le anime pie? Non è lì dove ci chiama il divino amante con queste parole: "Chiunque è affannato e sente il peso opprimente della notte oscura della vita venga a me ed io lo consolerò. Venite ad me, omnes qui laboratis et onerati estis, et ego reficiam vos" (Mt 11, 28).
Felice l'anima che, addolorata, si porta dinanzi al Tabernacolo e adora... si appressa alla mensa eucaristica e si ciba delle carni dell'agnello immacolato. Quanti dolci ammaestramenti partono dal Tabernacolo che è il monumento immortale della passione di Gesù... Da quale luce divina non è inondata l'anima che, quasi nube, nella comunione, si lascia tutta penetrare dal sole di eterna giustizia!
Mie figlie, ascoltate sempre, come i discepoli di Emmaus, le parole del Vostro diletto che generano l'amore e con l'amore fate dolce violenza a lui affinché entri nel vostro cuore e vi porti la luce mentre tutto all'intorno calano le ombre di tanti vizi ed errori. Gesù Sacramentato sia sempre il Consolatore vostro, vi sostenga nel cammino del terreno pellegrinaggio finché, nella patria dei santi, più non temiate né i dolori, né le tenebre della notte oscura e piena di spavento.