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P. Giocondo Pio Lorgna, O.P.
Discorsi di formazione religiosa alle Imeldine

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33.     (20 aprile 1921)

 

L'elogio della contemplativa domenicana S. Agnese da Montepulciano (1268-1317), Padre Giocondo lo ricava dalle lezioni biografiche del breviario dell'Ordine. I fatti storici sono intrecciati a straordinarie virtù che rispecchiano quelle che devono brillare in un'anima imeldina e in una comunità eucaristica.

Testo in AL V 722 (12)

 

Oggi l'Ordine nostro, e la Chiesa con noi, festeggia S. Agnese di Montepulciano: è uno dei primi fiori, e di una bellezza veramente paradisiaca, spuntati nel nostro giardino gusmano.

Nacque Agnese a Montepulciano nel 1268 e subito segni straordinari manifestarono come essa fosse una creatura privilegiata e destinata ad una eccelsa santità. La sola presenza della cara bambina diffondeva in tutta la casa fragranze mai più sentite; e, recandosi essa nell'orto della casa, varie volte le si avventarono contro nerissimi corvi in atto di volersi cibare delle sue carni. Comprese la cara fanciulla chi fossero quei neri corvi e il pericolo che ella avrebbe incorso rimanendo nel mondo: a 9 anni fuggì il mondo maligno e si rifugiò presso un convento detto del Sacco. Ma non era dove la voleva definitivamente Gesù.

S. Domenico le apparve e la invitò sotto il bianco vessillo dell'ordine suo. Era proprio il luogo dove la chiamava lo sposo celeste; era proprio la vita, quella domenicana, che a lei si addiceva.

Che anima contemplativa! Bastava che genuflettesse a pregare e subito i fiori più vaghi spuntavano dove poneva il ginocchio e la manna cadeva dal cielo e, in forma di crocette, si posava su di lei adornando, come di tante gemme, il nero mantello. E chi l'avrebbe mai detto? Mentre la cara santa era tutto un sospiro e un alito di cielo, intrecciava a questa alta contemplazione un apostolato fecondissimo.

Nella città di Montepulciano, sopra un colle, troneggiava una casa di mal costume ed ecco la cara santa che pensa di togliere quello scandalo pubblico e tanto prega e lavora che quella casa è atterrata e proprio su quel punto, sorge un bellissimo Monastero.


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Essa va a Roma e fonda altri Monasteri; nella città poi di Montepulciano è l'angelo del conforto e dei poverelli e degli afflitti. Agnese è in contatto, per il suo apostolato, anche con il mondo, ma non ne soffre il contatto pestifero: che innocenza verginale non splende in lei e, perché il candido giglio non appanni la sua bellezza, che spirito di penitenza!

Dorme sul nudo pavimento e un duro sasso è il suo guanciale... mangia di magro e una volta che le consorelle le portano, per riguardo alla sua salute, un po' di carne, alla preghiera della santa, subito quella carne si trasforma in pesce. Coi flagelli e cilici tormenta il suo corpicciolo e gli occhi bassi, e l'atteggiamento sempre composto dicono a tutti che essa portava in , come Paolo, la mortificazione di Cristo.

Agnese, tutta ripiena dello spirito Domenicano, come prediligeva l'Ordine suo! Lo dice il miracolo operato alla sua tomba quando Caterina da Siena si recò a venerarla. Caterina piega il capo per baciarne i piedi, ma Agnese solleva il piede e l'appressa al labbro della illustre Consorella. Caterina, altra volta, ne vuole baciare il volto ed ecco che una rugiada di manna celeste cosparge le due sante e rivela l'unione intima che le unisce, sebbene una già trionfi nel cielo e l'altra ancora pellegrini sulla terra.

Mie care figlie, anche voi, a somiglianza di Caterina da Siena recatevi, col pensiero all'urna della Santa dove le sue spoglie dopo seicento anni, morì Agnese nel 1317, giacciono ancora incorrotte, e la santa vi sorriderà e vi benedirà. Chiedetele che il suo spirito di contemplazione e di santa azione tutto circonfuso dalla luce smagliante della purezza e della mortificazione, rifulga anche in voi. Anche in voi, come nella santa, arda l'amore eucaristico.

Ancora bambina trovava le sue delizie lo stare all'ombra del Tabernacolo; fattasi religiosa l'Eucaristia era il suo paradiso e l'angelo più volte ebbe a comunicarla; era il suo Gesù che in modo prodigioso si donava alla sposa e questo prodigio rivelava come la sposa era anelante dello Sposo e con la sua bellezza ne inteneriva e allietava il cuore.

Mie care, pregate dunque Santa Agnese e imitatene la vita così perfettamente domenicana e tutta eucaristica.

 




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