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P. Giocondo Pio Lorgna, O.P.
Discorsi di formazione religiosa alle Imeldine

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48.     (14 novembre 1925 )

 

Secondo il calendario dell'Ordine la festa di tutti i santi domenicani cadeva il 12 novembre. Per motivi organizzativi la festa venne rimandata di due giorni. Nel discorso P. Giocondo passa in rassegna i vari cori dei santi con le loro specifiche virtù da ammirare e da imitare. Notiamo nelle ultime righe come si apra la dimensione dell'apostolato imeldino e come si accenni anche all'altra opera che stava a cuore a P. Lorgna: quella missionaria delle Ancelle del SSmo Sacramento (cf. Biografia, pp. 467-489).

Testo in AL V 726 (6)

 

Mie figlie. Ieri l'altro fu la festa di tutti i santi domenicani, ma occupato nella solenne Esposizione per Carta, non potei celebrare con voi una solennità sì cara. Questa mattina sono in mezzo a voi, celebro nella vostra Cappellina così elegante e devota e il mio pensiero vola ai Santi nostri.

Quanti furono? Un Pontefice diceva: "Guardate le stelle del firmamento e conoscerete i santi dell'Ordine domenicano". E il Segneri soggiungeva: "Io non saprei decidere se l'Ordine domenicano ha dato più libri alle biblioteche o più santi al cielo".

Mie figlie, solleviamo dunque il nostro sguardo alla Gerusalemme celeste e là contempliamo lo stuolo immenso di apostoli che con la parola, con gli scritti, e con un ministero fecondo zelarono l'onore di Dio e la salvezza delle anime.

Ammiriamo l'esercito dei martiri che, fortunati, versarono il sangue per Gesù! Si dice che il sangue dei martiri è seme di cristiani; e il seme di tanti martiri domenicani non attirò all'Ordine le vocazioni più copiose e più belle?

Che dire dei confessori? Essi non dettero a Gesù il sangue delle vene, bensì quello del cuore: le lagrime! Ogni virtù è una immolazione e un sacrifizio: vi sono poi virtù che sono un vero martirio ed è appunto per questo che anche i confessori appartengono alla schiera dei martiri; umili e nascosti, ma non meno gloriosi di chi pubblicamente e solennemente dette la vita per la fede.

E che dire dei vergini? Tutti i fiori sbocciarono rigogliosi nel giardino gusmano, ma il candido giglio vi spicca in una luce smagliante


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e di preferenza. Fu notato che tutti i santi Domenicani sono vergini e ciò è l'argomento più bello del culto della purezza nell'Ordine nostro.

Mie figlie, onoriamo tutti i nostri confratelli Apostoli, e non vorremo noi pure essere apostoli? Ci inchiniamo riverenti dinanzi ai martiri; e chi di noi non sarebbe felice di dare la vita per G. C. e le anime? Ma se non avremo la fortuna di essere martiri cruenti, non lo saremo per il culto nascosto, continuo delle virtù che rispondono alla nostra vocazione e ai doveri particolari che ci sono affidati? Guardiamo, o mie figlie, all'abito che portiamo tutto immacolato e portiamolo verginalmente come i santi canonizzati dell'Ordine nostro.

Fra pochi istanti ci accosteremo al banchetto eucaristico: oh! Gesù Eucaristia fu la calamita divina che attrasse i santi nostri e alla sua luce e al suo calore li trasformò di perfezione in perfezione fino all'eroismo della santità.

Gesù Eucaristia attragga anche noi e ci trasfiguri: Gesù, dal Tabernacolo, ci chiama; andiamo a lui; ci ammaestra, ascoltiamolo; ci dona le sue grazie, riceviamole e cooperando alla loro efficacia divina facciamo crescere e sviluppare in noi i fiori di ogni virtù.

Preghiamo per noi, per le nostre consorelle assenti e future; preghiamo perché le due opere, Imeldina e missionaria, all'ombra del Tabernacolo, come già l'Ordine domenicano, abbiano la vita e una vita feconda e perenne.




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