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P. Giocondo Pio Lorgna, O.P. Discorsi di formazione religiosa alle Imeldine IntraText CT - Lettura del testo |
12. (11 marzo 1920)
Strettamente collegato con il tema precedente, oggetto della presente riflessione è la manna, figura dell'Eucaristia, pane del cielo mangiato dal popolo e custodito nell'Arca santa, sorvegliata dai cherubini adoranti. Cristo, prefigurato dalla manna, è il vero pane disceso dal cielo, che nutre il popolo per la vita eterna, ed è conservato nel Tabernacolo, adorato dai cherubini viventi che sono le anime eucaristiche. È un aspetto essenziale della vocazione imeldina.
Testo in AL V 720 (4)
Dopo che il popolo di Dio fu liberato dalla schiavitù dell'Egitto e, a piedi asciutti, aveva attraversato il mare Rosso, doveva, in pochi mesi, entrare nella terra promessa. Ma l'ingratitudine di quel popolo, sempre di dura cervice, non meritò di possedere subito quella terra e per 40 anni rimase, ramingo, nel deserto. Venendo meno le provvigioni, ecco le ribellioni e le mormorazioni contro Dio quasi l'avesse condotto in quelle lande deserte a morire di fame.
Il Signore più che ascoltare la voce della sua giustizia, udì quella della misericordia e fece scendere là nel deserto, prima che spuntasse il sole, come una rugiada candidissima e consistente più che la neve. Il popolo sorpreso a tale prodigio esclamò: "Che è questo? "manhu" donde il nome di manna. E Mosé allora: "Questo è il pane che vi manda il Signore" (Es 16, 15).
Il prodigio si rinnovava ogni giorno, e ogni giorno gli Ebrei raccoglievano di quella manna e ne formavano, quasi fiore di farina, del pane bellissimo. Era il loro cibo quotidiano; di essa si cibavano i vecchi e i fanciulli; i sani e gli ammalati; gli uomini e le donne, tutti, in una parola. Anzi, mentre ognuno prendeva quell'alimento prodigioso, sentiva proprio il gusto da lui desiderato sì che tutte le brame, su questo punto, erano pienamente appagate. Gli Ebrei, riconoscenti dell’alimento che ogni mattina ricevevano da Dio, vollero conservare, quale perenne ricordo, un po' di quella manna nell'arca insieme alle tavole della legge e alla verga fiorita di Aronne.
Mie care figlie, la manna del deserto come bene rappresenta l'Eucaristia. Quella manna veniva dal cielo; e dal cielo non scende
questo pane eucaristico? Non è Gesù che alle parole del Sacerdote, senza lasciare il suo bel cielo, discende in mezzo a noi e, per non turbarci e atterrirci, nasconde la sua maestà infinita, sotto i candidi veli dell'ostia?
Quella manna cadeva ogni mattina nel deserto, e ogni mattina il Sacerdote non rinnova le vere specie eucaristiche? Quella manna era il cibo di tutti... e alla santa eucaristia non si appressa il fanciullo... il giovinetto, il giovane, l'uomo maturo e il vecchio cadente? Non è l'Eucaristia che è portata ai morenti?
Tutti i gusti erano appagati nel cibarsi della manna, e tutte le virtù non rifioriscono nelle anime che aspirano alla perfezione e si accostano a questa mensa di paradiso? La manna era conservata nell'Arca santa e l'Eucaristia non è di continuo nel santo Tabernacolo? Sopra l'Arca Iddio volle che fossero scolpiti, tutto oro e pietre preziose, due cherubini in atto di adorazione e di protezione con le loro ali tese; e mille e mille angeli non circondano il Tabernacolo? Che dico? Non vi sono anche degli angeli visibili che adorano e proteggono il Tabernacolo contro gli oltraggi degli empi, la freddezza degli indifferenti e le ripugnanze di tanti e tanti cristiani che, come gli antichi ebrei, rifuggono da questo cibo celeste?
Oh, se nel bel numero di questi angeli adoratori e protettori dell'Eucaristia foste anche voi, o mie figlie carissime! Se voi comprendeste sempre più tutta la bellezza, la sublimità dell'Opera a cui vi ha chiamato il Signore! Essere angeli nella mente, nel cuore, nella vita!... Angeli nell'adorare Gesù... e nel circondarlo e proteggerlo di continuo con le ali dell'amore!
E' questa, o mie care, la vostra missione; deh, adempitela in tutta la sua perfezione. È questa la grazia che dovete sempre domandare a Gesù ma specialmente, come ora, quando avete la gioia di riceverlo, come in arca e Tabernacolo vivente, nel vostro cuore.