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P. Giocondo Pio Lorgna, O.P.
Discorsi di formazione religiosa alle Imeldine

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20.     (25 dicembre 1920)

 

La notte santa del Natale è vissuta dalla comunità imeldina nella cappella di Calle Muazzo. A metà discorso P. Giocondo richiama la sovrabbondanza di grazie natalizie che si acquistano colla fervida fede nel mistero che ci fa presente Gesù, la Pace! "Anche noi in questa notte fortunata ci siamo adunati in questa cappella, che per la sua povertà tanto ritrae quella della grotta di Betlem, per assistere alla santa messa e, più ancora fortunati degli adoratori di Betlem, ricevere Gesù nel nostro cuore".

Testo in AL V 720 (12)

 

 

Le tenebre di questa notte sono al nostro sguardo più fulgide dei  raggi  del  sole:  che poesia divina! La nostra mente sulle ali


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della fede e dell'amore contempla Maria e Giuseppe che partono da Nazaret e, attraversando montagne pericolose, arrivano a Betlem.

Siamo addolorati e commossi fino al pianto nell'udire il rifiuto dei Betlemiti i quali chiudono la porta in faccia a quei due pellegrini perché poveri ed essi, di notte tempo, nel freddo invernale, escono dalla città e, nella vasta campagna, trovano una spelonca incavata nella rupe e vi entrano. Che cosa avviene allora, voi lo conoscete.

Maria rapita nell'estasi più sublime della contemplazione pensa alla Triade Augusta... la vede nella luce più viva che tutta la inonda... e, scossa da un tenero vagito, abbassa lo sguardo e un Pargoletto celeste, dal nudo pavimento di quella grotta, protende a lei le tenere manine. La Vergine si curva, lo prende fra le sue braccia, lo ricopre di baci e dopo, avvolgendolo in panni, lo adagia sul presepio ricolmo di paglia. Maria adora quel Bambino, l'adora il santo Patriarca Giuseppe, e gli angeli cantano per l'ampia volta dei cieli: "Gloria a Dio e pace agli uomini di buona volontà" (Lc 2, 14).

Oh, se anche noi fossimo stati presenti a quella scena di Paradiso!... Ma, o mie consorelle, il mistero di Betlem non si ripete di continuo sui nostri altari? Alle parole consacratrici dei sacerdoti Gesù non appare in mezzo a noi; gli angeli non inneggiano a Gesù Sacramentato, le anime pie non circondano l'ostia santa in atto di profonda adorazione?

Anche noi, in questa notte fortunata ci siamo radunati in questa cappella, che per la sua povertà tanto ritrae quella della grotta di Betlem, per assistere alla santa messa e, più ancora fortunati degli adoratori di Betlem, ricevere Gesù nel nostro cuore.

Ancora pochi istanti e Gesù sarà in noi... l'anima nostra farà da culla e presepio! Che diremo al celeste Pargoletto nascosto sotto i veli eucaristici? Che sempre daremo a lui la gloria dovuta con le nostre ferventi e perenni adorazioni: Gesù ci ha chiamato ad una vita essenzialmente consacrata al culto eucaristico; e l'adorazione ne sarà uno  degli  atti  principali.  Diremo  a lui che ci  doni la sua pace; quella  pace  che  annunziarono  sulla  grotta  di  Betlem


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e che aleggia intorno al santo Tabernacolo.

E' qui nel Tabernacolo il Principe della pace... felici quelle anime che, insidiate dal mondo maligno, si rifugiano qui, quali colombe nel cavo delle macerie, per avere sicurezza e sereno riposo!

Diremo a Gesù Sacramentato che ci dia la buona volontà. La buona volontà noi l'abbiamo dimostrata con l'ascoltare la voce divina che ci chiamava a questa vita così santa, tutta eucaristica, sia contemplativa che attiva; ma, voi lo sapete, quanto siamo deboli, incostanti e ciò che abbiamo voluto possiamo disvolerlo e, dalla via retta, declinare a quella tortuosa e così allontanarci dal divino volere che è regola e norma di ogni buona volontà.

Mie care consorelle, noi festeggiamo la nascita del pargoletto celeste e, circondato questo altare, sentiamo il bisogno di condurre una vita che sia tutta un'eco del cantico angelico: "Gloria a Dio e pace agli uomini di buona volontà", ma tutti i nostri fratelli celebrano così il Santo Natale? Quanti anche nelle nazioni cristiane... forse nel Santo Natale peccano maggiormente coi loro peccati e stravizi... quanti, nelle nazioni pagane anziché adorare Gesù Cristo, prestano il culto a Satana... e non hanno neppure l'idea della pace annunziata dagli angeli e difetta loro, o per ignoranza o per malizia, la buona volontà.

Preghiamo anche per questi nostri fratelli siano essi o falsi cristiani o pagani... preghiamo perché il celeste Pargoletto, come abbiamo letto ora nell'epistola della messa, sia davvero come una luce smagliante e celeste, che fuga e dissipa le tenebre che avvolgono tante anime, e tutte vedano e adorino il Cristo.

 

 




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