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Quinto Settimio Florente Tertulliano
De spectaculis

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CAPUT III. 

Gli spettacoli sono proibiti dalle Sacre Scritture.

Fermata ormai questa nostra convinzione contro quanto i pagani avrebbero voluto [33] sostenere, ritorniamo a considerare e a meditare sui nostri principî. La fede di alcuni o in un carattere troppo semplice e primitivo o perché soggetta a sottigliezze e a cavilli eccessivi nei riguardi di questa rinunzia agli spettacoli, richiede l'autorità delle Sacre Scritture, ed assume un atteggiamento, direi, d'incertezza e di dubbio, dal momento che ai Servi di Dio non si fa obbligo di simile rinunzia in modo pieno, assoluto ed esplicito. Ed infatti proprio chiaramente come si legge: non ammazzare, non commettere adulterio, non adorare idoli, non frodare, noi non troviamo che venga detto: tu non ti recherai nel Circo, non nel teatro, tu non assisterai alle gare o agli spettacoli. Ma noi sappiamo che ben si attagliano a simili manifestazioni quella prima parola di David : felice l'uomo, egli disse infatti, che non s'è recato nel concilio degli empi, che non s'è indugiato per la strada dei peccatori, che non si fermò nella sede degli scellerati. Per quanto infatti sembri che egli con tali espressioni abbia voluto chiamare giusto colui che non volle avere alcuna ingerenza e non prese parte al concilio dei Giudei, quando questi si consultarono circa la condanna da infliggere a Gesù, tuttavia la Sacra Scrittura nell'ampia comprensione che Essa ha, può abbracciare, seguendo sempre il significato del passo in quistione, altri riferimenti, sempre che il principio della fede si debba sentire da essi difeso e rafforzato: e appunto in questo caso la parola di [34] David non sarebbe aliena dal potersi capire come un'esortazione al divieto degli spettacoli. Egli chiamò concilio di empi, allora, la riunione di pochi Giudei; ebbene, con quanta maggior ragione avrebbe potuto usare tale denominazione per una folla così numerosa di pagani? L'empietà è forse minore nei pagani? sono essi forse meno peccatori, meno nemici di Cristo di quel che allora non fossero i Giudei? Eppoi tutte le espressioni del passo non rispondono e non s'attagliano perfettamente? Agli spettacoli infatti s'assiste anche dalla strada, e vie, appunto si chiamano gli spazi in giro tra le divisioni dei recinti che stabiliscono una divisione fra i posti riservati al popolo. Si chiama poi cathedra in teatro lo spazio nel quale questa folla di popolo sta seduta in giro. Così, usando l'espressione citata, inversamente, si potrebbe chiamare infelice chiunque si sarà recato in un concilio di empi, chiunque si sarà indugiato nella via dei colpevoli, chi si sarà fermato nei seggi dei perversi: comprendiamo così in senso generale, se anche l'espressione Davidica risponda ad una interpe-trazione limitata e particolare. Quando Iddio ammonisce gli Israeliti nei riguardi di una disciplina integra e pura, od ha per essi parole di rimprovero, si rivolge, s'intende, a tutti : quando minaccia la rovina all'Egitto o all'Etiopia, egli guarda e giudica ogni gente peccatrice e colpevole; Egitto ed Etiopia si chiamerà qualunque popolo che si renda colpevole; si passa così dallo [35] speciale al generale; è lo stesso in altro campo; per quel che riguarda l'origine degli spettacoli, da quando furono essi istituiti, non c'è spettacolo che non venga considerato come una. riunione di gente empia e sacrilega, passando qui dal generale al particolare.




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