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Quinto Settimio Florente Tertulliano
De spectaculis

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CAPUT V. 

L'origine degli spettacoli: le loro denominazioni: gli Dei ai quali essi venivano dedicati.

Per quel che riguarda l'origine più lontana degli spettacoli e che per la maggior parte dei [37] nostri resta come qualcosa di avvolto nella più fitta tenebra, non abbiamo creduto che si dovesse risalire nella nostra investigazione al di di quanto possono averci lasciato tanti scrittori del mondo pagano, e che non si avesse a ricercare altre fonti: molti infatti sono coloro che su questo argomento ci hanno tramandato testimonianze e notizie: secondo quelli l'origine dei giochi si deve così ricostruire: Timeo (1) riferisce che i Lidi, movendosi dall'Asia, si siano fermati in Etruria: il loro duce sarebbe stato un Tirreno, che aveva ceduto, dopo qualche contrasto, il diritto di succedere al trono, al fratello. Così in Etruria, fra i diversi riti spettanti alle diverse convinzioni religiose di quelle genti, fissano l'istituzione degli spettacoli con carattere sacro. Pare che i Romani in un secondo momento s'accaparrassero coloro che di tali cerimonie erano esperti; stabilissero il tempo in cui dovessero esser compiute, ne fissassero il nome e che appunto dai Lidi si chiamassero Ludi; per quanto Varrone faccia risalire tale denominazione a ludus: gioco, il che equivale a dire, a lusus scherzo, come appunto chiamavano ludi anche quelli dei Luperci (2), perché scorrazzavano [38] scherzando e saltando qua e . Tuttavia riporta e ricollega questo che è svago e spasso giovanile a giorni riconosciuti festivi, a luoghi sacri e a riti religiosi. Non importa pertanto indugiarsi per ristabilire l'origine del vocabolo, ma è chiaro che la cosa in sé, trova la sua ragione in un principio idolatra. I giochi venivano compresi sotto la generale denominazione di Liberalia (3) e tale [39] parola richiamava evidentemente qualcosa del culto di Libero: erano essi infatti dapprima celebrati proprio in onore di Libero, dai contadini, perchè facevano risalire a lui l'aver conosciuto la forza e il valore del vino: si ebbero poi quelli detti Consualia: (4) erano in onore, dapprima, di Nettuno che appunto chiamano Conso; ci furono poi gli Equiria, che un Remolo pare dedicasse a Marte; per quanto taluni facciano risalire a un Romolo anche i Consualia, che, pare, dopo, li facesse propri di un dio Conso, quasi divinità del consiglio, alludendo, con tal nome, alla deliberazione presa di procurare ai suoi soldati la maniera di aver donne, mediante il ratto delle fanciulle Sabine. Consiglio buono davvero; giusto per i Romani e lecito, anche agli occhi dello stesso Dio; ma il suo vizio d'origine fa sì che tu, o cristiano, non lo possa approvare, un consiglio di tal genere; esso ripete il suo principio dal male; è appunto dalla impudenza maggiore, [40] dalla violenza, dall'odio che trae sua origine, e chi stabili tale cosa £u il figlio di Marte, che si macchiò del sangue del fratel suo; ed è stata scoperta un'iscrizione sotterranea nel Circo, proprio alle prime mete, che diceva proprio così: Conso potente nel consiglio, Marte nella guerra, i Lari nel Comizio; i pubblici sacerdoti compiono sacrifici in questo luogo il sette Luglio e il ventuno Agosto, il rito viene ripetuto dal Flamine Quirinale e dalle vergini Vestali. Di poi lo stesso Remolo istituì giochi a Giove Feretrio sul colle Tarpeo, i quali Pisone ci dice che prendessero oltre il nome di Tarpei, anche quello di Capitolini. Dopo costui, Numa Pompilio li istituì in onore di Marte e della dea Robigine, perché anche questa la considerarono avente attributo divino (5). Fu poi la volta di Tulio Ostilio, e via via [41] di Anco Marzio e degli altri. Si legge in Svetonio Tranquillo (6) e in quegli scrittori dai quali appunto egli attinse, quali e quante specie di giochi, esattamente distribuiti essi avessero dedicati alle loro pretese divinità idolatre. Ma mi pare che ormai sia sufficiente quanto si è detto per esser convinti e per provare che essi tengono in loro il vizio di origine che è quello appunto di discendere da un principio d'idolatria.




1. (1) Timeo fiorì fra gli anni 345-250 A. C. Fu di Tauromenio (Taormina) e scrisse in trentotto libri una storia della Sicilia.



2. (2) Pare che risalgano ad Evandro Arcade che, stabilitesi sul Tevere, avrebbe dedicato al suo dio patrio Pa_n Lu&kaioj la grotta del Lupercal ai piedi del Palatino, istituendo la festa di pastori in onore di Faunus Lupercus: poi i Luperci costituirono una specie di collegialità e vi furono i Luperci Fabii e Quintiliani, ai quali s'aggiunsero in onore di Cesare gli Iulii.



3. (1) Liberalia: era Libero che dava il nome a questa festa che si celebrava il 17 Marzo: pare che si debba intendere come una festa per il Sole: infatti le quattro età di Libero, l'infantile, la giovanile, l'adulta, la vecchia, altro non sono che i quattro periodi dell'anno, dal solstizio invernale all'equinozio autunnale. Del dio Libero non trovasi memoria in Roma prima che il Dittatore Postumio facesse voto di dedicargli un tempio insieme con Cerere e Libera, quando, essendo in guerra coi Latini, si trovò in angustia di vettovaglie: forse quegli Dei e il nuovo tempio m Roma, vi segnano l'introduzione del frumento già coltivato e in uso nelle terre conquistate, ma ignoto ai Romani che nei primi tre secoli usavano solo il farro: onde Libero fu poi considerato come apportatore di benessere, nume vivificatore: nei vari riti questi concetti erano simbolizzati: si accendevano tede di pino a significare il sole che tornava a risplendere sulla terra, dopo le tenebre invernali, gli steli che si portavano nel tempio, simboleggiavano il rinverdire della terra e il principio di tutte le cose era raffigurato dall'uovo che era di uso comune in tali feste, consuetudine questa, mantenuta dalla Chiesa nella tradizione dell'uovo Pasquale. Nel giorno delle Liberali certe vecchie incoronate di edera, che stavano per le vie della città sedute a fornelli, facevano focacce per quei compratori che ne volessero per offrirle al nume. Nella solennità della festa, i giovani, giunti al quindicesimo anno, lasciavano la toga pretesta per assumere la virile e con ciò s'intendevano usciti di puerizia, ossia da quella età che nella vita può paragonarsi allo stato della terra uscita dalla stagione invernale (VACCARI - Le feste di Roma antica).



4. (1) Feste che si celebravano nel Marzo, in onore di una divinità, Conso che pare rappresentasse il seme generatore (da conserere) : si fece poi uguale a Nettuno equestre e si ricorda come dio del Consiglio, e un genio ineffabile guidatore e custode dei secreti disegni: si mette in relazione al ratto delle Sabine, quasi che Romolo, nell'occasione, avesse istituito un nuovo nume e un nuovo culto: oltre che nel Marzo, si celebravano feste in onore suo, nell'Agosto e nel Dicembre e queste ultime erano le più solenni e Servio dice che queste veramente erano in antico qualificate Magni circenses (giochi solenni) e non i ludi Megalesi o Romani. Le Equiria consistevano in solenni corse di cavalli che si facevano negli ultimi di Febbraio e si ripetevano il 19 Marzo, nel campo di Marte o sul Celio, in caso di alluvione del Tevere, e colle quali volevasi rappresentare il corso del sole intorno alla terra.



5. (1) I Flamini erano sacerdoti di una determinata divinità e ne curavano i riti e i sacrifìci relativi, da soli, e insieme alle comunità di cui facevano parte, cioè dei pontifices, degli arvales e dei sodales Augustales: ai pontifices si assegnavano 15 Flamini, fra i quali tre maggiori, Flamen Dialis, Martialis, Quirinalis, e dodici minori, fra i quali il Volcanalis, Florealis, Pomonalis, Carmentalis; le Vestali erano state istituite da Numa, secondo la tradizione, in numero di quattro: erano incaricate di importantissimo ufficio come quello di mantenere sempre vivo il fuoco sacro, che simboleggiava la vita della famiglia e dello stato: si vuole che fossero loro comminate pene gravissime, in caso di inadempienza dei voti: A Giove Feretrio venivano dedicate le spoglie opime (spolia opima); cioè quelle tolte a un capitano nemico in singolare certame ed essendo presenti gli eserciti avversari: il tempio di Giove Feretrio era situato sul lato orientale del Colle Capitolino. Vi erano poi le feste Robigalia, da una divinità Robigo, a cui si sacrificava presso i luoghi seminati, perché le biade non fossero guastate dalla ruggine: questa divinità si considerava m modo dubbio, o maschile o femminile: il calendario Prenestino così dice del pubblico sacrificio « Feriae Robigo. Via Claudia ad milliarum 5 ne Robigo frumentis noceat sacrifìcium et ludi cursoribus maioribus minoribusque fìunt ». 



6.  (1) C. Svetonio Tranquillo (75-160 D. C.?) fu storico non di scarsa importanza, specialmente dal lato aneddotico: si ricordano di lui « de genere vestium, de institutione offìciorum, de rebus variis », un trattato di antichità romane e di scienze naturali, detto Pratia; peri\ dusfh&mwn le/cewn h1 toi blasfhuiu~n kai\ po&qen e9ka&sth, che trattava delle locuzioni ingiuriose e della loro origine; un'opera De viris illustribus che trattava de poetis, oratoribus, historicis, philosophis, de grammaticis et rhetoribus, di cui restano le vite di Terenzio, Orazio, Lucano, la vita di Plinio il Vecchio fra gli storici e 25 vite di grammatici: de Vita Caesarum che contiene le biografie di 12 Cesari da Cesare a Domiziano: l'opera di Svetonio fu continuata nel terzo secolo da Mario Massimo, che scrisse le vite degli imperatori da Nerva ad Eliogabalo.






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