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Quinto Settimio Florente Tertulliano De spectaculis IntraText CT - Lettura del testo |
CAPUT VI.
O che gli spettacoli siano dedicati agli Dei o agli spiriti dei trapassati, essi vanno considerati come qualcosa di falso e di sacrilego.
Come se la testimonianza che ci viene offerta dal mondo antico non fosse sufficiente, si [42] viene ad aggiungere quella della età posteriore: anche dalle denominazioni usate in questo tempo si può comprenderne chiaramente l'origine prima: a quale potenza idolatra, a quale forma di superstizione si collegassero i giochi, tanto dell'una come dell'altra specie, cioè quelli consacrati agli Dei o ai morti.
I Megalensi, gli Apollinari, i Cereali, i Neptunali, i Laziali, i Floreali (7) si celebravano pubblicamente ciascun anno; gli altri, si celebravano in onore di natalizi di re, in giorni che essi consideravano solenni, o in ricorrenza di feste e di pubbliche prosperità, o per qualche lieta circostanza municipale o in servigio di qualche credenza [43] religiosa, e fra questi non mancano neppure i giochi che sono disposti a ricordare la figura di uno scomparso e onorarne la memoria; secondo quanto risponde ad un criterio dell'età antica. Venivano infatti fin dai primi tempi distinte due specie di giochi: i sacri e i funebri, cioè, i primi dedicati alle divinità delle diverse genti, i secondi, ai morti. Ma per noi non v'è differenza per la quistione che si riallaccia all'idolatria, sotto qual nome o sotto qual titolo vengano essi compiuti: ammettiamo pure che siano compiuti per l'apoteosi dei defunti; ma essi rispecchiano sempre una credenza a quei principî che abbiamo disconosciuto: li celebrino pure per le loro divinità, ma essi si riattaccheranno sempre anche al culto dei morti: la quistione è unica pur sotto due aspetti: l'idolatria è una e la nostra posizione contro di essa è ben netta e decisa e non ammette oscillazioni e incertezze.