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Quinto Settimio Florente Tertulliano
De spectaculis

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CAPUT XII. 

Quale l'origine dei gladiatori; dei loro combattimenti colle fiere e come costoro partecipino dei principî idolatri.

Rimane ormai che noi portiamo la nostra attenzione su quel genere di spettacoli famosissimi, e che riscuote la più vasta simpatia; intendo dire, dei ludi gladiatori (20). Fu denominato si può [58] dire, come una specie di offerta, di dovuto dono, da un certo suo carattere doveroso, dapprima; ed infatti le due parole officium e munus si possono avvicinare fra loro. Con questa specie di spettacoli gli antichi pensavano di compiere una debita cerimonia verso i trapassati: in un momento posteriore lo resero meno crudele e feroce: una volta, quando si credeva davvero che le anime dei defunti potessero venir propiziate col sangue umano, s'acquistavano schiavi di indole cattiva e perversa o si prendevano prigionieri, che venivano senz'altro sacrificati nelle pubbliche esequie. Dopo, sembrò opportuno di nascondere quella crudeltà infame sotto l'ombra del piacere, della soddisfazione: così, quelli che avevano predestinato alla morte, li istruivano a combattere con quelle armi, in cui potevano e come era possibile: bastava che imparassero in qualche modo ad ammazzarsi: poi, stabilito il giorno dei funerali li esponevano a combattere intorno alle tombe: in tal modo, commettendo, o favorendo omicidi, trovavano conforto alla morte: questa è l'origine di questa specie di spettacoli che giunsero a tal punto di favore e di simpatia, quanto aumentarono di crudeltà e di ferocia. Dal momento che il ferro non bastava, perché il pubblico saziasse il suo insano [59] desiderio di strage, s'arrivò a far sbranare dalle fiere i miseri corpi degli uomini; e tutto ciò veniva offerto ai morti; era una specie d'onore che si dava loro nelle esequie, e veniva così ad identificarsi con una manifestazione idolatra, e infatti anche l'idolatria non è altro che una specie di culto, di cerimonia tributata ai defunti: tanto una forma che l'altra si riportava ai morti. Ma le potenze demoniache risiedono proprio negli idoli dei defunti; e considerando poi, sotto ogni punto, il carattere di questi giochi, si osservi che dall'essere una manifestazione tributata ai defunti, passò a significare anche un tributo d'onore per l'investitura di qualche altra carica pubblica, come la questura, o di qualche insigne onore sacerdotale, come i flamini: e essendo dunque il nome della dignità ricoperta legato strettamente ad un principio idolatra, è necessario che tutto quello che viene compiuto in onore di quella carica, rivesta un carattere d'idolatria ed abbia in sé motivi e quegli elementi di impurità e di corruzione di quel principio dal quale ripete la sua origine. E intenderemo così, pure nei riguardi di ciò che presenta l'apprestamento di tali spettacoli: la porpora, le bende, le corone; quello che vi si dice in tali assemblee, gli editti che vi si promulgano, le vivande che si offrono da quanto può essere resto di rito sacrificale, non possono pensarsi avulse da quello che è in relazione coi demoni. E che dirò del luogo dove tali rappresentazioni si compiono? neppure [60] colie imprecazioni più gravi potrebbe esser sufficientemente colpito. L'anfiteatro si è ormai accaparrato denominazioni ben più gravi e numerose, che lo stesso Campidoglio. È il tempio esso di tutte le potenze del male: ce ne sono tante, quanti sono gli uomini che è capace di contenere. Basta saper questo per concludere che cosa sia quanto in esso si va svolgendo: divinità protettrici dell'una e dell'altra specie di giochi sono Marte e Diana.




20. (1) Spettacoli di combattimenti fra gladiatori: erano una delle tante varietà di gare e di lotte: vi erano anche combattimenti di fiere (venationes) : dello stesso genere erano i ludi Taurii, istituiti da Tarquinio il Superbo per gli dei infernali m occasione di una pestilenza : era una festa di espiazione, tra l'altre cose, con corse di carri nel Circo Flaminio.






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