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Quinto Settimio Florente Tertulliano
De spectaculis

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CAPUT XVI. 

Tutto è furore negli spettacoli del Circo: i cristiani ne debbono stare ben lontani.

D'ira e di follia noi non possiamo dobbiamo parlare: ci sentiamo quindi lontani da ogni genere di spettacoli, e dal Circo anche, dove principalmente ogni manifestazione di furore, di pazzia trionfa e grida: guarda un poco: è il popolo che corre agli spettacoli e come se ne viene già tutto ebbro, in preda ad una specie di febbre e di passione, tumultuante, cieco, eccitato per le scommesse impostate. Gli sembra che il Pretore non venga mai al momento; è l'ansia che domina, e gli occhi son sempre fissi, , all'urna della sorte. Ecco che in fine attendono il segnale della partenza: sembra una voce sola che in un dato momento s'innalza; è la pazzia, collettiva che grida, e che sia proprio follia si capisce bene da quel che scioccamente vanno ripetendosi: oh il segnale è già dato, ci siamo; e si annunziano gli uni e gli altri ciò che è ormai a conoscenza di ognuno. La prova della loro cecità è poi questa: il segnale è stato dato da un [66] fazzoletto che al momento opportuno il Pretore ha lasciato cadere: ma non sanno mica essi che cosa quell'oggetto sia veramente: un fazzoletto, lo credon loro; ma è l'emblema del demonio che è stato lasciato cadere; ed è tutta un'ebbrezza strana, ci si accalora, ci s'inquieta, nascono risse, dissensi, tutto quello, insomma, che chi ama e sostiene la pace e l'amore non può riconoscere. Parolaccie, imprecazioni, vengono lanciate; odii che si suscitano, senza che ve ne sia una ragione, favore e plausi dall'altro lato, con assoluta mancanza di merito. — Che cosa pensano di guadagnare costoro che seguono una tale linea di condotta? si può dire che essi non appartengono più a loro stessi; e che cosa si può dir loro che vi sia esclusivamente, se non la perdita del proprio io, in quest'abbandono alla più pazza bestialità? Si contristano di una infelicità che riguarda altri e si allietano pure di una gioia che è d'altri ed infatti tutto quello che forma l'oggetto del loro desiderio ardente e sfrenato e quanto invece solleva il loro sdegno, è estraneo completamente ad essi: vano è l'amore come ingiusto è l'odio; e non ti pare invero che sia ugualmente strano, amare senza una ragione e odiare pure, senza che di ciò ci sia un motivo? Iddio certamente proibisce l'odio, anche qualora questo fosse giustificato: egli vuole che si amino anche i nemici. Iddio non vuole che escano da noi parole di maledizione anche giuste, dal [67] momento che ci prescrive di benedire chi pure impreca contro di noi.

Che cosa può darsi di più tristo e doloroso del Circo, dove non si usa riguardo alcuno, neppure a gente che riveste una certa posizione, neppure ai propri cittadini? Se dunque, qualcosa di quello per cui il Circo s'abbandona a furore e ad ebbrezza, in qualche altro luogo può essere di spettanza di anime buone e pure, potrà essere lecito, di conseguenza, anche se compiuto nel Circo, ma se in nessun luogo si riconoscerà tale, neppure nel Circo acquisterà il carattere di cosa lecita e permessa.




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