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Quinto Settimio Florente Tertulliano De spectaculis IntraText CT - Lettura del testo |
Il teatro è cosa che ha in sé carattere demoniaco.
E qual ragione vi è quindi di meravigliarsi, che gente di tale razza, lascino che le potenze demoniache s'impadroniscano e dominino su di loro? C'è una prova chiara e lampante infatti: Dio l'ha permesso più di una volta: si ricordi quella donna che si recò in teatro e di là si ritornò, invasata dalle potenze del demonio. Nelle cerimonie compiute per bandire dal suo spirito la potenza demoniaca, essendo questa fatta bersaglio ad attacchi fieri e violenti, perché aveva osato assalire chi tanto ardore di fede possedeva, rispose: io ho esercitato pienamente su di essa il mio potere e secondo una linea della più [86] assoluta giustizia, perché io l'ho colta in un dominio che è mio. Sappiamo pure che ad un'altra accadde di non sopravvivere cinque giorni a quella notte, nella quale ella vide comparirsi in sogno quella scena, la quale rammentava a lei di avere assistito il giorno innanzi ad una rappresentazione tragica, dopo che, a sua vergogna, le fu ricordato a nome l'attore di quel dramma! E quante altre prove si sono potute ricavare dal castigo capitato a coloro che, avendo negli spettacoli avuto contatto colle potenze demoniache, s'allontanarono dalla grazia divina? Del resto, nessuno può servire a due padroni: (31). E come, poi, sarebbe compatibile la luce colle tenebre? come poter conciliare la vita con la morte? (32).