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Luigi Illica - Giuseppe Giacosa
La Bohème

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  • «...pioggia o polvere, freddo o solleone, nulla arresta questi arditi avventurieri...
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«...pioggia o polvere, freddo o solleone, nulla arresta questi arditi avventurieri...

«La loro esistenza è un'opera di genio di ogni giorno, un problema quotidiano, che essi pervengono sempre a risolvere con l'aiuto di audaci matematiche...

«Quando il bisogno ve li costringe, astinenti come anacoreti; ma se nelle loro mani cade un po' di fortuna, eccoli cavalcare in groppa alle più fantasiose matterìe, amando le più belle donne e le più giovani, bevendo i vini migliori ed i più vecchi e non trovando mai abbastanza aperte le finestre onde gittar quattrini; poi - l'ultimo scudo morto e sepolto - eccoli ancora desinare alla tavola rotonda del caso, ove la loro posata è sempre pronta; contrabbandieri di tutte le industrie che derivan dall'arte, a caccia da mattina a sera di quell'animale feroce che si chiama: lo scudo.

«La Bohème ha un parlare suo speciale, un gergo... Il suo vocabolario è l'inferno della retorica e il paradiso del neologismo... Vita gaia e terribile!...»

(H. Murger, prefazione alla «Vie de Bohème1»)




1 Gli autori del presente libretto, meglio che seguire a passo a passo il libro di Murger (anche per ragioni di opportunità teatrali e soprattutto musicali), hanno voluto ispirarsi alla sua essenza racchiusa in questa mirabile perfezione.

Se stettero fedeli ai caratteri dei personaggi, se furono a volte quasi meticolosi nel riprodurre certi particolari ambienti, se nello svolgimento scenico si attennero al fare del Murger suddividendo il libretto in «quadri ben distinti», negli episodi drammatici e comici essi vollero procedere con quell'ampia libertà che - a torto o a ragione - stimarono necessaria alla interpretazione scenica del libro più libero, forse, della moderna letteratura.

Chi può non confondere nel delicato profilo di una sola donna quelli di Mimì e di Francine? Chi quando legge delle «manine» di Mimì più «bianche di quelle della dea dell'ozio», non pensa al manicotto di Francine?

Gli autori stimarono di dover rilevare una tale identità di caratteri. Parve ad essi che quelle due gaie, delicate ed infelici creature rappresentassero nella commedia della Bohème un solo personaggi cui si potrebbe benissimo, in luogo dei nomi di Mimì e Francine, dare quello di: Ideale.

G.G. - L.I.






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