L'attesa dei popoli
NON MAI FORSE1, come in
questa vigilia che apre il fausto evento del nuovo anno giubilare, il Nostro
cuore di Padre e di Pastore vi ha sentiti così stretti
e vicini a sé, diletti figli e figlie dell'universo. Ci par di vedere e di
ascoltare - né il nostro cuore C'inganna - il palpito di milioni e milioni di
fedeli con Noi concordi quale coro immenso di fervide grazie, di vivi desideri,
di umili invocazioni al Padre, datore di ogni bene, al
Figlio, espiatore di ogni colpa, allo Spirito Santo,
dispensatore di ogni grazia.
Sospinti da un profondo desiderio
di liberazione spirituale, attratti dal fascino dei beni celesti, dimentichi
per breve ora degli assilli terreni, voi vi rivolgete a Noi e quasi ripetete,
ma in buon senso e con retta intenzione, la preghiera che fu già rivolta al
Redentore (Mc 8,11-12; Lc
11,16): dacci un segno dal cielo.
Ebbene, «hodie
scietis quia veniet Dominus, et mane videbitis gloriam eius»; il segno che
attendete vi sarà oggi annunziato; il segno, anzi il mezzo di remissione e di
santificazione domani stesso vi sarà dato, nel momento in cui per le Nostre mani la mistica Porta sarà ancora una volta rimossa, aprendo
l'adito al massimo tempio della Cristianità, simbolo del Redentore Gesù, a Noi dato per Maria,
affinché tutti, incorporati in Lui, troviamo la salvezza: «Ego sum ostium. Per me si quis introierit,
salvabitur» (Io 10,9).
Da tutta la Chiesa di Cristo, che ha
distese le sue membra sopra ogni plaga del nostro pianeta, in questi giorni si affisano gli sguardi a Roma, a questa Sede Apostolica,
scaturigine perenne di verità, di salvezza, di bene.
Ci è noto quante speranze voi riponete in questo Anno Santo.
Ferma è nel Nostro cuore la fiducia che la Provvidenza divina
voglia operare in esso e per esso le meraviglie della
sua misericordia verso la umana famiglia. E Ci
sostiene la speranza che l'Angelo del Signore non incontri ostacoli nel suo
cammino, bensì trovi spianate le vie e aperti i cuori da quel buon volere che
piega il Cielo verso la terra.
Noi stessi, cui la Provvidenza divina ha
riservato il privilegio di annunziarlo e donarlo al mondo intero, sentiamo il
presagio della sua importanza per il prossimo mezzo secolo.
Ci sembra che l'Anno Santo 1950
abbia da essere determinante anzitutto per l'auspicata
rinnovazione religiosa del mondo moderno, e risolutivo di quella crisi
spirituale che stringe le anime del nostro tempo. L'auspicata armonia dei
valori celesti e terreni, divini ed umani, ufficio e
dovere della nostra generazione, si compirà o almeno si affretterà, se i fedeli
di Cristo dureranno saldi nei concepiti propositi, proseguiranno tenaci nelle
opere intraprese e non si lasceranno sedurre da vane utopie, né sviare da
interessi ed egoismi di parte.
Determinante altresì per l'avvenire della Chiesa, all'interno impegnata
nello sforzo di rendere più schietta e più diffusa tra il popolo la santità dei
suoi membri, mentre all'esterno si studia di trasfondere e di espandere il suo
spirito di giustizia e di amore anche nelle civili istituzioni.
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