... sul terreno sociale
Nel campo sociale il travisamento
dei disegni di Dio si è operato alla radice stessa, deformando la divina
immagine dell'uomo. Alla sua reale fisionomia di creatura, avente origine e
destino in Dio, è stato sostituito il falso ritratto di un uomo autonomo nella
coscienza, legislatore insindacabile di se stesso, irresponsabile verso i suoi
simili e verso la compagine sociale, senz'altro destino fuori della terra,
senz'altro scopo che il godimento dei beni finiti,
senz'altra norma se non quella del fatto compiuto e dell'appagamento
indisciplinato delle sue cupidigie.
Di qui è sorto e si è consolidato
per interi lustri nelle più svariate applicazioni della vita pubblica e privata
quell'ordine soverchiamente individualistico, che è
oggi quasi dappertutto in grave crisi. Ma nulla di meglio vi hanno apportato i
successivi innovatori, i quali, movendo dalle stesse errate premesse e per
altra via declinando, hanno condotto a conseguenze non
meno funeste, fino al totale sovvertimento dell'ordine divino, al disprezzo
della dignità della persona umana, alla negazione delle più sacre e
fondamentali libertà, al predominio di una sola classe sulle altre,
all'asservimento di ogni persona e cosa allo Stato totalitario, alla
legittimazione della violenza e all'ateismo militante.
Ai sostenitori dell'uno e
dell'altro sistema sociale, ambedue lontani e contrari ai disegni di Dio, suoni
persuasivo l'invito a tornare ai princìpi naturali e
cristiani, che fondano la effettiva giustizia nel
rispetto delle legittime libertà; di guisa che con la riconosciuta eguaglianza
di tutti nella inviolabilità dei propri diritti si spenga l'inutile lotta che
esaspera gli animi nell'odio fraterno.
Ma oltre a questi voti, che
formano la costante sollecitudine del Nostro ufficio apostolico, Noi rivolgiamo
una paterna esortazione a coloro che ripongono tutta
la loro speranza nelle promesse di una dottrina e di capi, che si professano
esplicitamente materialisti ed atei.
Umili ed oppressi, per quanto
triste sia la vostra condizione, fermi restando in voi
il diritto di rivendicare il giusto, e negli altri il dovere di riconoscervelo,
ricordate che possedete un'anima immortale e un destino trascendente.
Non vogliate cambiare i beni
celesti ed eterni coi caduchi e temporanei,
specialmente in questa età in cui dappertutto uomini onesti e provvide
istituzioni hanno più validamente raccolto il vostro grido e compreso il vostro
dramma, risoluti a guidarvi per le vie della giustizia.
Quella fede e quella speranza, che
riponete non di rado in uomini altrettanto asseveranti
nel promettere, quanto certi di non poter ottenere quella rapida soluzione di
tutti i vostri problemi, che fanno brillare dinanzi ai vostri occhi - problemi
di cui qualcuno è difficilmente solubile per la limitatezza stessa della natura
umana -, riservatele in primo luogo alle promesse di Dio che non inganna.
Le legittime sollecitudini, che vi
assillano per il pane quotidiano e per una conveniente dimora - indispensabili
alla vita vostra e delle vostre famiglie - fate che non contrastino coi vostri destini celesti, che non vi facciano dimentichi o
noncuranti dell'anima vostra e dei tesori imperituri che Dio vi ha affidati
nelle anime dei vostri figli, che non vi oscurino la visione né v'impediscano
il conseguimento di quei beni eterni, che saranno la vostra felicità perpetua e
si concretano nel supremo valore per cui siamo creati: Dio nostra beatitudine.
Soltanto una società illuminata dai dettami della fede, rispettosa dei diritti
di Dio, certa del conto che i suoi capi responsabili dovranno rendere al
Giudice supremo nell'intimo della loro coscienza e al cospetto dei vivi e dei
morti, soltanto una tale società saprà riconoscere e interpretare rettamente i
vostri bisogni e le vostre giuste aspirazioni,
difendere e propugnare i vostri diritti, saggiamente guidarvi nell'adempimento
dei vostri doveri, secondo la gerarchia dei valori e l'armonia della convivenza
domestica e civile stabilite dalla natura.
Non dimenticate che senza Dio la
prosperità materiale è per chi non la possiede una tormentosa ferita, ma per chi
l'ha, un adescamento mortale. Senza Dio la coltura intellettuale ed estetica è un fiume tagliato dalla sua sorgente e dalla sua foce:
esso si riduce a un pantano, si riempie di sabbia e di fango.
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