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Pio XII Non mai forse IntraText CT - Lettura del testo |
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... sul terreno sociale Nel campo sociale il travisamento dei disegni di Dio si è operato alla radice stessa, deformando la divina immagine dell'uomo. Alla sua reale fisionomia di creatura, avente origine e destino in Dio, è stato sostituito il falso ritratto di un uomo autonomo nella coscienza, legislatore insindacabile di se stesso, irresponsabile verso i suoi simili e verso la compagine sociale, senz'altro destino fuori della terra, senz'altro scopo che il godimento dei beni finiti, senz'altra norma se non quella del fatto compiuto e dell'appagamento indisciplinato delle sue cupidigie. Di qui è sorto e si è consolidato per interi lustri nelle più svariate applicazioni della vita pubblica e privata quell'ordine soverchiamente individualistico, che è oggi quasi dappertutto in grave crisi. Ma nulla di meglio vi hanno apportato i successivi innovatori, i quali, movendo dalle stesse errate premesse e per altra via declinando, hanno condotto a conseguenze non meno funeste, fino al totale sovvertimento dell'ordine divino, al disprezzo della dignità della persona umana, alla negazione delle più sacre e fondamentali libertà, al predominio di una sola classe sulle altre, all'asservimento di ogni persona e cosa allo Stato totalitario, alla legittimazione della violenza e all'ateismo militante. Ai sostenitori dell'uno e dell'altro sistema sociale, ambedue lontani e contrari ai disegni di Dio, suoni persuasivo l'invito a tornare ai princìpi naturali e cristiani, che fondano la effettiva giustizia nel rispetto delle legittime libertà; di guisa che con la riconosciuta eguaglianza di tutti nella inviolabilità dei propri diritti si spenga l'inutile lotta che esaspera gli animi nell'odio fraterno. Ma oltre a questi voti, che formano la costante sollecitudine del Nostro ufficio apostolico, Noi rivolgiamo una paterna esortazione a coloro che ripongono tutta la loro speranza nelle promesse di una dottrina e di capi, che si professano esplicitamente materialisti ed atei. Umili ed oppressi, per quanto triste sia la vostra condizione, fermi restando in voi il diritto di rivendicare il giusto, e negli altri il dovere di riconoscervelo, ricordate che possedete un'anima immortale e un destino trascendente. Non vogliate cambiare i beni celesti ed eterni coi caduchi e temporanei, specialmente in questa età in cui dappertutto uomini onesti e provvide istituzioni hanno più validamente raccolto il vostro grido e compreso il vostro dramma, risoluti a guidarvi per le vie della giustizia. Quella fede e quella speranza, che riponete non di rado in uomini altrettanto asseveranti nel promettere, quanto certi di non poter ottenere quella rapida soluzione di tutti i vostri problemi, che fanno brillare dinanzi ai vostri occhi - problemi di cui qualcuno è difficilmente solubile per la limitatezza stessa della natura umana -, riservatele in primo luogo alle promesse di Dio che non inganna. Le legittime sollecitudini, che vi assillano per il pane quotidiano e per una conveniente dimora - indispensabili alla vita vostra e delle vostre famiglie - fate che non contrastino coi vostri destini celesti, che non vi facciano dimentichi o noncuranti dell'anima vostra e dei tesori imperituri che Dio vi ha affidati nelle anime dei vostri figli, che non vi oscurino la visione né v'impediscano il conseguimento di quei beni eterni, che saranno la vostra felicità perpetua e si concretano nel supremo valore per cui siamo creati: Dio nostra beatitudine. Soltanto una società illuminata dai dettami della fede, rispettosa dei diritti di Dio, certa del conto che i suoi capi responsabili dovranno rendere al Giudice supremo nell'intimo della loro coscienza e al cospetto dei vivi e dei morti, soltanto una tale società saprà riconoscere e interpretare rettamente i vostri bisogni e le vostre giuste aspirazioni, difendere e propugnare i vostri diritti, saggiamente guidarvi nell'adempimento dei vostri doveri, secondo la gerarchia dei valori e l'armonia della convivenza domestica e civile stabilite dalla natura. Non dimenticate che senza Dio la prosperità materiale è per chi non la possiede una tormentosa ferita, ma per chi l'ha, un adescamento mortale. Senza Dio la coltura intellettuale ed estetica è un fiume tagliato dalla sua sorgente e dalla sua foce: esso si riduce a un pantano, si riempie di sabbia e di fango.
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