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Pontificia commissione per i beni culturali della chiesa
Lettera sulla funzione pastorale dei musei ecclesiastici

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Introduzione

Città del Vaticano, 15 agosto 2001

 

Eminenza (Eccellenza) Reverendissima,

La Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa dopo aver trattato delle biblioteche e degli archivi,1 oltreché aver ribadito la necessità e l’urgenza dell’inventariazione e della catalogazione del patrimonio storico-artistico (mobile e immobile),2 rivolge ora la sua attenzione ai musei ecclesiastici, al fine di conservare materialmente, tutelare giuridicamente, valorizzare pastoralmente l’importante patrimonio storico-artistico non più in uso abituale.

Con questo nuovo documento la Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa intende offrire un ulteriore contributo per rafforzare l’azione della Chiesa attraverso i beni culturali, al fine di favorire un nuovo umanesimo in vista della nuova evangelizzazione. La Pontificia Commissione, infatti, ha il compito precipuo di adoperarsi affinché tutto il popolo di Dio, e, soprattutto, gli operatori (laici ed ecclesiastici) valorizzino in ambito pastorale l’ingente patrimonio storico-artistico della Chiesa.

Il cristianesimo si connota per l’annuncio del vangelo nell’hic et nunc di ogni generazione e per la fedeltà alla Tradizione. La Chiesa in tutto l’arco della sua storia “si è servita delle differenti culture per diffondere e spiegare il messaggio cristiano”.3 Di conseguenza “la fede tende per sua natura ad esprimersi in forme artistiche e in testimonianze storiche aventi un’intrinseca forza evangelizzatrice e valenza culturale di fronte alle quali la Chiesa è chiamata a prestare la massima attenzione”.4 Per questo, specialmente nei paesi di antica, ma già anche in quelli di recente evangelizzazione, si è venuto ad accumulare un abbondante patrimonio di beni culturali caratterizzati da un particolare valore nell’ambito della loro finalità ecclesiale.

In tal senso anche un museo ecclesiastico, con tutte le manifestazioni che vi si connettono, è intimamente legato al vissuto ecclesiale, poiché documenta visibilmente il percorso fatto lungo i secoli dalla Chiesa nel culto, nella catechesi, nella cultura e nella carità. Un museo ecclesiastico è dunque il luogo che documenta l’evolversi della vita culturale e religiosa, oltreché il genio dell’uomo, al fine di garantire il presente. Di conseguenza non può essere inteso in sensoassoluto”, cioè sciolto dall’insieme delle attività pastorali, ma va pensato in relazione con la totalità della vita ecclesiale e in riferimento al patrimonio storico-artistico di ogni nazione e cultura. Deve quindi necessariamente inserirsi nell’ambito delle attività pastorali, con il compito di riflettere la vita ecclesiale tramite un approccio complessivo al patrimonio storico-artistico.

Nella mens cristiana i musei ecclesiastici rientrano a pieno titolo tra le strutture ordinate alla valorizzazione dei beni culturaliposti al servizio della missione della Chiesa”,5 per cui devono essere organizzati in modo da poter comunicare il sacro, il bello, l’antico, il nuovo. Sono quindi parte integrante delle manifestazioni culturali e dell’azione pastorale della Chiesa.

Il patrimonio storico-artistico non più in uso abituale, dismesso, incustodibile, può trovare nei musei ecclesiastici adeguata custodia e opportuna fruibilità. Bisogna, infatti, adoperarsi perché i beni usabili e quelli in disuso, interagiscano tra loro al fine di garantire una visione retrospettiva, una funzionalità attuale, ulteriori prospettive a vantaggio del territorio, così da coordinare musei, monumenti, arredi, sacre rappresentazioni, devozioni popolari, archivi, biblioteche, raccolte e ogni altra consuetudine locale. In una cultura, talvolta disgregata, si è chiamati ad iniziative volte a far riscoprire ciò che culturalmente e spiritualmente appartiene alla collettività, non nel senso strettamente turistico, ma in quello propriamente umanistico. In questo senso è infatti possibile riscoprire le finalità del patrimonio storico artistico, così da fruirlo come bene culturale.

Secondo quest’impostazione il museo ecclesiastico può diventare il punto di riferimento principale attorno a cui si anima il progetto di rivisitazione del passato e di scoperta del presente negli aspetti migliori e talvolta sconosciuti. Inoltre, si configura come sede per il coordinamento delle attività conservative, della formazione umana e dell’evangelizzazione cristiana in un determinato territorio. La sua organizzazione deve pertanto recepire dinamiche sociali, politiche culturali e piani pastorali concertati per il territorio di cui è parte.

Per quanto importanti siano le istituzioni museali in seno alla Chiesa, la salvaguardia dei beni culturali è però affidata soprattutto alla comunità cristiana. Essa deve comprendere l’importanza del proprio passato, maturare il senso di appartenenza al territorio in cui vive, percepire la peculiarità pastorale del patrimonio artistico. Si tratta dunque di creare una coscienza critica al fine di valorizzare il patrimonio storico-artistico prodotto dalle diverse civiltà che si sono avvicendate nel tempo, grazie anche alla presenza della Chiesa, sia come committente illuminata sia come custode attenta delle vestigia antiche.

È dunque evidente che l’organizzazione dei musei ecclesiastici necessita di fondamento ecclesiologico, di prospettive teologiche, di dimensione spirituale, poiché solo in questo senso tali istituzioni possono integrarsi ad un progetto pastorale. La presente lettera circolare, pur non addentrandosi in queste considerazioni, ma procedendo da esse, intende offrire una riflessione di carattere generale ed eminentemente pratico sull’importanza e sul ruolo dei musei ecclesiastici nel contesto della vita sociale ed ecclesiale. L’originalità e l’efficacia dei musei ecclesiastici è data infatti dal contesto di cui sono parte integrante.

 




1 Cfr Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, Lettera circolare Biblioteche ecclesiastiche nella missione della Chiesa, 19 marzo 1994, Prot. N. 179/91/35 (Enchiridion Vaticanum 14/610-649); Ead., Lettera circolare La funzione pastorale degli archivi ecclesiastici, 2 febbraio 1997, Prot. N. 274/92/118 (opuscolo, Città del Vaticano 1997).



2 Cfr Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, Lettera circolare Necessità e urgenza dell’inventariazione e catalogazione dei beni culturali della Chiesa, 8 dicembre 1999, Prot. N. 140/97/162 (opuscolo, Città del Vaticano 1999).



3 Concilio Ecumenico Vaticano II, Costituzione pastorale Gaudium et Spes, 7 dicembre 1965, n. 58. Tale magistero conciliare espresso anche in altri passi (Ad Gentes n. 21), è stato ripreso - tra l’altro - da Giovanni Paolo II nella Lettera Enciclica Slavorum Apostoli, 2 giugno 1985, n. 21 (Enchiridion Vaticanum 2/1554-1614).



4 Giovanni Paolo II, Motu Proprio Inde a Pontificatus Nostri initio, 25 marzo 1993, Proemio (L’Osservatore Romano, 5 maggio 1993, p. 1 e 5).



5 I “beni culturalicomprendonoinnanzitutto, i patrimoni artistici della pittura, della scultura, dell’architettura, del mosaico e della musica, posti al servizio della missione della Chiesa. A questi vanno poi aggiunti i beni librari contenuti nelle biblioteche ecclesiastiche e i documenti storici custoditi negli archivi delle comunità ecclesiali. Rientrano, infine, in questo ambito le opere letterarie, teatrali, cinematografiche, prodotte dai mezzi di comunicazione di massa”: Giovanni Paolo II, Allocuzione ai partecipanti alla I Assemblea Plenaria della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, 12 ottobre 1995, n. 3 (L’Osservatore Romano, 13 ottobre 1995, p. 5).






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