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Pontificia commissione per i beni culturali della chiesa Lettera sulla funzione pastorale dei musei ecclesiastici IntraText CT - Lettura del testo |
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6. Conclusione I beni culturali della Chiesa sono un patrimonio da conservare materialmente, tutelare giuridicamente, valorizzare pastoralmente nell’ambito di ciascuna comunità cristiana, per coltivare la memoria del passato e continuare ad esprimere nel presente quanto ordinato alla missione della Chiesa. La lezione della storia, attraverso la contemplazione dell’arte, si apre alla profezia, così che “la Chiesa, maestra di vita, non può non assumersi anche il ministero di aiutare l’uomo contemporaneo a ritrovare lo stupore religioso davanti al fascino della bellezza e della sapienza che si sprigiona da quanto ci ha consegnato la storia. Tale compito esige un lavoro diuturno ed assiduo di orientamento, di incoraggiamento e di interscambio”.52 I musei ecclesiastici, come luogo di animazione dei fedeli e di valorizzazione del patrimonio storico-artistico, riuniscono il valore della memoria con quello della profezia salvaguardando i segni tangibili della Traditio ecclesiae. Attraverso il patrimonio storico-artistico essi presentano il compiersi della storia della salvezza in Cristo; ripropongono l’opera di evangelizzazione cristiana; indicano nella bellezza dell’arte “i nuovi cieli e la nuova terra”; sono segno della ricapitolazione di tutte le cose in Cristo. Quanto costituisce i musei ecclesiastici permette di crescere in umanità e spiritualità, per cui entra a buon titolo nel progetto pastorale delle Chiese particolari. L’attenzione a tale patrimonio può diventare un nuovo ed efficace strumento di evangelizzazione cristiana e di promozione culturale. Dalle considerazioni sviluppate nella presente circolare emergono alcune istanze conclusive che possono guidare le strategie connesse alla cura dei beni culturali della Chiesa: – è opportuno, nell’ambito delle singole Chiese particolari, un progetto globale sul tema dei beni culturali; – tale progetto deve essere strettamente collegato al progetto pastorale a livello diocesano e locale; – è altresì auspicabile la collaborazione con le istituzioni civili finalizzata alla comune elaborazione di piani per lo sviluppo culturale; – in questo contesto il museo ecclesiastico non va considerato solamente come luogo di visita, ma anche di attività culturali-pastorali e di esperienze sul vissuto storico; – è pertanto necessario educare i sacerdoti a queste tematiche, non solo attraverso la formazione e l’aggiornamento, ma anche attraverso la diretta presa di coscienza del valore ecclesiale e civile del patrimonio storico-artistico ecclesiastico; – è altresì indispensabile preparare i vari operatori per animare convenientemente i fruitori; – è opportuno promuovere ricerche sul campo per creare nuove forme di conoscenza e di approccio ai beni culturali della Chiesa; – è significativo valorizzare, nella misura del possibile, i beni culturali nella loro sede originaria correlando le diverse realtà che compongono il territorio ecclesiastico; – è opportuno offrire spazi congrui per ospitare nel museo diocesano quanto non è conservabile in loco e attivare in detta istituzioni le molteplici iniziative di animazione; – occorre impostare adeguatamente il museo diocesano curando l’inventariazione e la catalogazione di quanto in esso ospitato (in collegamento con l’inventario-catalogo della Diocesi), promuovendo all’occorrenza didattiche multimediali, impostando l’amministrazione, regolamentando il movimento delle opere, progettando i percorsi di visita, stimolando il concorso interistituzionale. Data l’attuale volontà della Chiesa di recupero delle proprie radici, occorre potenziare, a livello tanto ecclesiale quanto civile, le strategie museali per legare tra loro le varie manifestazioni e per rendere percepibile lo specifico ecclesiale. Per raggiungere tali obiettivi: – bisogna, anzitutto, creare l’interesse per il patrimonio storico-artistico della Chiesa attraverso un congruo sistema di comunicazione: è la prima dinamica che porta ad “andare-verso” il museo ecclesiastico e ciò che è ad esso connesso, evidenziando il valore storico, culturale, estetico, affettivo, religioso del patrimonio storico-artistico della Chiesa; – bisogna ridare vita a quanto si espone nel museo ecclesiastico, facendo comprendere ai visitatori che il prodotto offerto è parte della loro stessa esistenza: è la seconda dinamica che “porta-dentro” il museo ecclesiastico, considerando i contenuti ispiratori nel loro valore di bene culturale; – bisogna riportare l’interesse al vissuto, facendo ritrovare in esso quanto si è visto in modo esemplificativo nella visione museale: è la terza dinamica, che “porta-fuori” il museo, reinserendo l’individuo nella propria cultura e attivandogli il desiderio di salvaguardare i beni storico-artistici di cui è circondato. In questo senso il museo ecclesiastico diventa luogo di umanità e luogo religioso. Nella misura in cui l’uomo contemporaneo usufruisce del passato, prospetta il futuro. Nella misura in cui il credente ritrova la propria storia, fruisce dell’arte, vive santamente, annuncia il “Deus omnia in omnibus”. Accogliamo in chiusura un’esortazione di Giovanni Paolo II: “Siamo in un epoca in cui si valorizzano i cimeli e le tradizioni nell’intento di ricuperare lo spirito originario di ciascun popolo. Perché non si dovrebbe fare altrettanto in campo religioso, per trarre dalle opere d’arte di ogni epoca indicazioni preziose circa il sensus fidei del popolo cristiano? Andate dunque anche voi in profondità, per rilevare il messaggio consegnato nell’oggetto dall’impronta creatrice degli artisti del passato. Innumerevoli meraviglie verranno alla luce ogniqualvolta la pietra di paragone sarà la religione”.53 Nella speranza che le riflessioni proposte possano risultare un utile punto di riferimento per le singole Chiese particolari, favorendo orientamenti e regolamentazioni particolari, beneauguro per il Suo ministero pastorale e per la Sua opera di promozione culturale attraverso i beni culturali della Chiesa, mentre mi è cara l’occasione per esprimerLe il mio deferente e cordiale saluto con cui mi confermo dell’Eminenza (Eccellenza) Vostra Reverendissima Francesco Marchisano Carlo Chenis,
S.D.B.
Città del Vaticano, 15 agosto 2001
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52 Cfr Giovanni Paolo II, Messaggio 25 settembre 1997, cit. n. 4. 53 Giovanni Paolo II, Allocuzione ai partecipanti al Convegno Nazionale Italiano di Arte Sacra, 27 aprile 1981, cit. |
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