5 UN BIGLIETTO GRATIS
PER IL PARADISO
Questa mattina mi sono recato dal
tabaccaio, quello vicino a casa mia, perché mi servivano molte cose: una pila
tipo mezza torcia per la sveglia (che questa mattina non ha suonato), due
piccole pile per la macchina fotografica, una scorta di biglietti per
l’autobus, una scheda telefonica da cinquemila lire, un paio di francobolli per
lettera, due pacchetti di sigarette e, facendo questi acquisti, volevo barattare
un biglietto da centomila lire in fogli da diecimila. Fausto (così si chiama il
tabaccaio) ha la sua età ma è così aitante da far invidia ad un cinquantenne.
Egli, con questa sua gran vitalità, fa una cosa e fa l’altra, serve questo e
quel cliente, organizza alla perfezione ogni mansione, insomma, tiene sempre
mani e gambe in movimento e amministra alla grande il suo appalto. Quando,
però, c’è ressa di gente, egli si adatta a che la moglie l'aiuti e lei si
adopera come meglio può. Stamattina il Fausto non era presente nel negozio
perché recatosi a far scorta di sigarette al Monopolio di Stato. Dal momento
che siamo in agosto e le scuole sono chiuse, lui aveva fatto venire lì un suo
nipote, certo Marco. Si capisce che l’intenzione del nonno era quella d'iniziarlo
all’apprendimento fin da bambino affinché imparasse l’arte in tenera età, visto
che sarà l’erede. Questo bel ragazzo, sveglio e furbo come un gatto
ammaestrato, si comporta in modo irreprensibile ed esegue il tutto in maniera
perfetta e, una volta terminato mi disse: “Serve altro”? “No, fa i conti”. Il
ragazzo per non sbagliare esegue il conteggio con la calcolatrice (buon sangue
non mente mai). Quando sta per finire arriva il nonno, che si intromette e
continua l’operazione del nipote. Questo, tutto timido, non fiata, ma i suoi
occhi sembrava avessero detto: “Ma proprio adesso viene a guastare tutto!”
Preciso, ho detto che ha parlato con gli occhi e non con la bocca. Il nonno
ricomincia i conti (lui fa tutto a mente, la calcolatrice è solamente un impiccio).
“Tessera telefonica: cinquemila; sigarette: duemila e ottocento, (che fa
settemila e ottocento); un biglietto dell’autobus: mille e cinquecento (che fa
novemila e trecento)…” e continua il conteggio con gran sicurezza. Il pacchetto
dei biglietti dell’autobus era nuovo di zecca e sembrava come se si trattasse
di un singolo biglietto, ma i biglietti erano cinque. Il piccolo pacchetto si
presentava in uno stato totalmente integro ed avrebbe ingannato chiunque avesse
dato una veloce occhiata, come aveva fatto il signor Fausto. Il nipotino, anche
questa volta con gli occhi, mi sembrava volesse dir qualcosa ma, ben educato,
non proferì parola e neppure interruppe il discorso del nonno. Fui preso da un
fastidioso pulsare del cuore perché il contabile si era sbagliato e, se non se
ne fosse accorto, io sarei stato in vantaggio, se stavo zitto, di seimila lire.
Un biglietto da mille e cinquecento lire per cinque fa settemila e cinquecento
lire: i conti chiudono così. In quel preciso momento che è lo spartiacque che
conferma se tu sei onesto o disonesto (un detto latino recita: ‘Ocasio facit
furem’ (l’occasione fa l’uomo ladro) ), iniziò una lotta se avvertire sì o no
il padrone. Mi pervase un fremito furbesco, di fingere di non aver visto ma,
contemporaneamente, fece capolino un altro detto a me insegnato dalla mamma:
‘Chi ruba anche una sola volta è, in ogni modo, un ladro’. Sostenuto dalla
seconda voce dico: “Signor Fausto, i biglietti sono cinque e non uno”. Lui mi
guarda con occhi trasecolati e sembra che dica: “Non è possibile che me mi sia
sbagliato”. Ricontrolla e vede che i biglietti sono proprio cinque. “Caro
Antonio, hai ragione, i biglietti sono cinque. Grazie!” Il colore degli occhi
del nipote tornò normale, gli occhi del signor Fausto parvero commuoversi per
la gioia, gli occhi della moglie sembrava dicessero: “Finalmente una volta ha
sbagliato anche lui” e i miei occhi smisero di roteare. Avrò fatto bene? Avrò
fatto male? Lascio a voi la conclusione. Di questo sono certo: non avrò
sgraffignato quei quattro biglietti dell’autobus, però, San Pietro, quando mi
vedrà lassù, si ricorderà di questa mia buona azione e chiudendo gli occhi sui
miei tanti sbagli dirà: “Bravo, Antonio, bravo! Grazie alla tua buona azione
quella volta dal tabaccaio, ecco per te un biglietto gratis per il paradiso”!
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