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Antonio Balsemin
Ve conto…

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  • 9          ATTENTI ALLE CHIAVI
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9          ATTENTI ALLE CHIAVI

 

Spero che voi mi crederete ed io penso d’avere la coscienza pulita, almeno me lo auguro. In questi ultimi tempi mi sono successi fatti strani. Dice un saggio proverbio: “Errare humanum est, perseverare diabolicum” (Lo sbagliare è umano, il perseverare diabolico)! Ragionando in tal modo, se io sono caduto come una mela matura per ben tre volte nello stesso sbaglio, vuol significare che qualcosa non va. Ascoltate questi fatti e, dopo, ditemi il vostro parere. Un giorno, quello del primo fatto, dovevo andare da un amico architetto, certo Ernesto, per domandargli un suo parere circa un mio progetto di restauro della casa dove abito, la quale è di proprietà di una Opera Pia. Quindi, dovevo recarmi in Vaticano per parlare con un certo monsignor Giuseppe, presidente di detta Opera Pia, per avere il nullaosta e dar inizio al da farsi e, anche, mi arrischiai a domandargli se mi sovvenzionava nelle spese. In verità, fu più abbondante di quanto m’aspettavo. Mi diedi all'impegno ottenendo un buon risultato, non a mio giudizio ma dell’architetto incaricato dall’Opera Pia, venuto a controllare com’erano stati eseguiti i lavori. Bene, ricordo che quando questo monsignore mi ricevette nel suo studio, guardando io gli oggetti circostanti, i miei occhi si erano soffermati su un mazzo di chiavi, quasi eguale al mio e il monsignor, non so perché, le trasse verso di sé. Parlammo di quanto era necessario esaminare e, una volta raggiunta la conclusione, ci salutammo. Torno a casa, parcheggio l’automobile al suo posto e, quando sto prendendo le chiavi dalla tasca per aprire la porta, mi trovo due mazzi di chiavi in mano. Dico: “Mamma mia, di chi sarà quello non mio?” S'imperlò la fronte di sudore e pensai: “Quel poveraccio del suo padrone starà impazzendo, cercandole. Ma chi sarà mai”? Con la memoria ripercorsi tutta la mattinata. Dove mai avevo trovato o rubato queste chiavi? Eh sì, sono un ladro senza saperlo! Sono, forse, un ruba oggetti? Sono un pazzo? Possiedo il ‘dono’ della ‘lievitazione’ delle cose? Un fatto era sicuro: mi trovavo in mano due mazzi di chiavi. Mi ripetevo: “Bisogna che faccia qualcosa, ma che cosa?” Telefono a monsignor Giuseppe e gli dico: “Eccellenza, Le manca un mazzo di chiavi?” “No, signor Antonio! Io, senza malizia ho spostato il mio mazzo di chiavi verso di me. Per quanto mi riguarda, tutto è a posto”! Menomale, mi dissi. Telefono a casa dell’architetto ma lui non c’è. Lo chiamo nel suo studio e mi risponde il segretario. “C’è l’architetto?” “No”. “Per Bacco, ho un problema, perché mi trovo in tasca due mazzi di chiavi e uno non è mio”. “C’è una piccola chiave con una plastica verde ?” “Sì”. “Sono d'Ernesto”. Velocemente mi reco e riconsegno queste benedette chiavi. Passo alla seconda storia.

Una volta andai a portare gli indumenti lavati ad una signora, certa Giuseppina, che li stira. Lei mi offrì un caffè e, dopo, io me ne andai per i fatti miei. Passate un paio d’ore, mi recai in cantina per prelevare alcuni pezzi di legno per accendere il fuoco nel caminetto, solamente per compagnia, non per cucinare. Nel posto dove tenevo le chiavi vidi, appeso al chiodo, un mazzo di chiavi non mio. Mi chiesi: “Oh, di chi sarà mai?” Un po’ di tempo dopo, andando a far la spesa in bottega, m’imbatto in Giuseppina e le dico (tanto per dir qualcosa e non perché mi aspettassi una risposta) che mi trovavo un mazzo di chiavi non mie e che se sentiva qualcuno che cercava delle chiavi, venisse da me. Dopo mezz’ora, arriva Giuseppina che dice di avere un mazzo di chiavi non sue e che il suo mazzo non lo trovava. Le mostro il mazzo non mio e lei lo riconosce suo. Scambio di chiavi e finisce il secondo atto. Adesso prendo di petto il terzo. Nel pomeriggio mi sono recato dal dentista, tal Gianfranco, perché mi tormenta un dente. Conclusa la visita, vado per i fatti miei e, così, mi reco dal ferramenta, dal macellaio, dal salumiere, dal fruttivendolo e, finalmente, a casa mia. Come metto la mano in tasca, ohimè, tiro fuori due mazzi di chiavi. Per Bacco, dove sono andato a prendere queste chiavi? Madonna mia, mi dissi: le rotelle del mio cervello non sono più rotonde ma quadrate. Inizio il giro andando a ritroso, posta per posta. Arrivato dal dentista, suono il campanello: “Gianfranco, ti manca un mazzo di chiavi”? “Sì, le stavo cercando”. “Aprimi il cancello, perché le ho in mano” e, così, questa storia finì ridendoci sopra. Una volta giunto a casa, così iniziai a ragionare: “Qui bisogna che vada da uno psicologo. Sono tre volte che compio azioni da svanito. Forse che sia andato a farsi benedire il mio cervello? Cosa mai devo fare?”

Mi consolo pensando che potrei dire a quelli che mi stanno accanto: “Se avete oro, incenso e mirra, lasciateli sopra la tavola come, anche, il taccuino. Non vi toccherò niente di questi oggetti ma, se avete un mazzo di chiavi, state all’erta perché non giuro che non ve lo porterò via!”

 




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