18 LA VOLPE E LA CICOGNA*
Un
giorno una volpe ed una cicogna, che girovagavano per il bosco cercando
qualcosa di buono da magiare, fecero conoscenza e subito nacque una grande
amicizia. Infatti, esse avevano le stesse aspirazioni, vale a dire, d’essere
invitate a cene, a pranzi, a festini, insomma, bramavano di frequentare l’alta
società. Però, in più che ambiziose erano anche tanto intelligenti, intuirono
che, in caso d’inviti da parte di gente di sangue blu, per far bella figura dovevano
essere più che preparate non solamente con vestiti decorosi, ma, anche, nei
modi di fare convenevoli e di conversazioni ben forbite. Questi problemi, non
li passarono proprio per nulla sottogamba, ma, anzi, giunsero alla conclusione
d’autoinvitarsi nelle proprie abitazioni, così da impratichirsi. A dare il via
al primo invito fu la volpe che invitò la cicogna a casa sua per la sera dopo.
La cicogna si presentò all’appuntamento ben agghindata che meglio non sarebbe
stato possibile e, con un agire di donna nobile, entrò nel sottotetto. Dopo i
saluti, i convenevoli, i ringraziamenti, i complimenti, le congratulazioni, si
accomodarono a tavola. Dovete sapere, cari miei, che la volpe aveva preparato
un brodo di gallina vecchia, che avrebbe fatto resuscitare anche i morti e
l’aveva scodellato in un piatto tanto largo ma poco fondo. Dopo l’augurio di
‘buon appetito’, la volpe cominciò a sorbirsi la sua minestra e la cicogna a
puntare il lungo becco sul fondo del piatto. Però, per quanto aspirasse o
allungasse la lingua sul fondo del piatto, non era capace di far giungere in
gola neppure mezza goccia di quel prelibato cibo. La volpe, com’ebbe svuotato
il suo piatto, diresse gli occhi sull’amica che, tutta impegnata a mantenere un
contegno riservato, indifferente s’atteggiava davanti al suo piatto ancor
colmo. “Com’è, cara amica mia, che non ti sei bevuto il tuo buon brodo?” “Sai,
cara amica mia, temo che sia eccessivamente nutriente ed io, per Bacco, ci
tengo alla mia linea e non voglio diventare una cicciona”. “Che peccato, non sai quello che ti perdi.
Comunque, se tu non lo sorbisci, lo bevo io. Possiamo far scambio di posto?”
“Ma certamente, accomodati pure; in fin dei conti tu sei la padrona di casa!”
“Ma quant’è gustoso, ma quant’è saporito questo brodo di gallina vecchia
insaporita con i profumi delle verdure lessate, un brodo così succulento non mi
riuscirà mai più. Per il prossimo invito, cara amica, ti preparerò gli gnocchi
di patate, burro, formaggio e qualche foglia di salvia. Sei contenta?” La
cicogna, poveretta, che, per la fame e per la rabbia dentro di sé, stava quasi
per dare in escandescenze, riproponendosi che bisognava salvare i bei modi di
persona educata, faceva la complimentosa lodando i bei momenti trascorsi, la
ben riuscita serata ed asseriva d’essere più che soddisfatta di come si era
svolto il trattenimento. Prima di darsi il bacio di commiato, le ultime parole
della cicogna furono: “Cara amica, ti voglio ricambiare l’invito e dopodomani
ti aspetto a casa mia. Mi raccomando, conto tantissimo sulla tua venuta!”
Dopo questi saluti, si lasciarono definitivamente ed
entrambe, finalmente, andarono a riposarsi nei propri giacigli.
Però, anche se adesso non vi racconto tutte le rabbie che
turbinarono nel cervello della cicogna finché ritornava dalla casa della volpe
alla propria, vi assicuro che essa, per tutta la notte, non chiuse occhio
rimuginando una tremenda vendetta contro la volpe.
La mattina seguente, di buon’ora, la cicogna si recò al
mercato per comperare due graziose bottiglie, quelle più economiche, ma con il
vetro il più trasparente possibile e fornite di un collo molto lungo ma molto
angusto. Il giorno successivo, mentre stava imbrunendo, ecco farsi viva la
volpe. Non appena la cicogna la scorge, le spalanca le ali e la invita ad
entrare. La volpe, come mise zampa dentro casa, si profuse in una sfilza di
complimenti e la cicogna ringraziava con studiate espressioni ed appropriati
inchini. Finiti i convenevoli, si sistemarono a tavola. La cicogna aveva
preparato un identico vitto per entrambe le bottiglie ed era composto di:
piselli, fagioli rossi, fagioli bianchi, fagioli neri, fagioli grossi,
noccioline, fagiolini nani, uva bianca, uva nera, uva ribes, uva americana,
grani di granturco giallo e grani di granturco bianco, grani di frumento,
ciliegie, ciliegie selvatiche, amarene, ravanelli, more di rovo, more di gelso
e tante altre prelibatezze. La cicogna, bella come il sole e, però, con la coda
dell’occhio volto verso l’ospite, infilava il suo becco all’interno del collo
della bottiglia e, volta per volta, estraeva quello che più gradiva. La volpe,
invece, continuava a leccare il vetro con la lingua, ma, infelice, non arrivava
nulla di nulla in bocca. Per salvare la situazione e per sostenere la parte
della gran signora, ripeteva: ‘ma che bella frutta hai comperato, ma che belle
verdure hai preparato, ma quali mai leccornie vedono i miei occhi’, ma,
sventurata, neppure una volta disse: ‘quant’è buona questa o questo....’. Trascorsi alcuni minuti e svuotata la
bottiglia, la cicogna chiese come mai la volpe non avesse ancora mangiato la
sua porzione e questa, che per la fame aveva perso il lume dei sentimenti,
senza mezzi termini, le urlò sul muso che era una gran maleducata, altro che
una gran signora. La cicogna, che ancora non aveva digerito tutta la bile
patita due sere prima, le rispose per le rime e, credetemi, poco mancò che con
le unghie, il becco, i denti si cavassero peli, penne ed occhi.
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