25 LE GALLINE, LE UOVA E
I BAMBINI DI NEW YORK*
Io sono nato in mezzo ai campi e
ringrazio il Signore, che mi ha fatto nascere lì e nei tempi giusti. Così, da
piccolino, ho visto le galline, le galline faraone, le galline nane, le oche,
le anatre, le anatre mute, i maiali, i porcellini d’India, il porcospino, le
talpe, i pulcini, i tacchini, i galli, i capponi, i colombi, le mucche, i buoi,
il toro, le pecore, le capre col loro maschio, i grilli, le lucertole, i
sorcetti campagnoli, i ratti, le farfalle, le api e tanti, tanti altri esseri
viventi creati dall’Architetto Creatore del mondo e, ancora, ho visto
uccellini, tanti uccellini, prima che li intrappolassero con gli archetti, i li
uccidessero con lo schioppo o li avvelenassero con gli insetticidi. Bene, un
giorno, a Roma, salì a bordo del mio taxi uno straniero e, parlando di questo e
di quello, dice: “Sa, caro lei, che i bambini di New York non sanno che cosa
sia una gallina perché non l’hanno mai vista? Credono che le uova li fa il
supermercato. Il loro papà o mamma, per far vedere ai figli ua gallina, li
conducono allo zoo”! Roba da non
credere, per me quasi da far venire un collasso! Ho pensato a lungo e ancora
sto ripensando a questo fatto. Bene, andando avanti, non per far invidia o rabbia,
ma solamente per far conoscere come vanno determinate faccende, mi piace
raccontare a questi bambini di New York come si comportano le galline appena
fatto un uovo. Appena la gallina ha fatto l’uovo, si mette a cantare a tutta
voce: “Cocco-cocco-dè, cocco-cocco-dè; cocco-cocco-dè”. Dice un proverbio: ‘Chi
va con i lupi impara a ululare’. Verità santissima! Io, che a quei tempi vivevo
in quell’ambito lì, intendevo quella lingua particolare e volentieri traduco in
lingua italiana: “Un cocco per te, un cocco per te, un cocco per te”. Le galline
latine (ai tempi d’allora, ma proprio quelli di quei tempi antichi) quando le
galline facevano l’uovo proclamavano: “Coco-coco-dèo, coco-coco-dèo,
coco-coco-dèo”. Ecco che cosa sentenziavano: “Un uovo ‘pro eo’, un uovo ‘pro eo’,
un uovo ‘pro eo’ ”,‘eo’, è chiaro, sta per ‘lui’, il signor
padrone: l’uomo. Le galline inglesi, quando fanno l’uovo, si mettono a
gorgheggiare: “An egg for you, an egg for
you, an egg for you!” No, non traduco perché, al giorno d’oggi, l’inglese
lo parlano tutti. Sentito, le galline, addirittura, lo cantano! Le galline
spagnole anche loro, fatto l’uovo, ne danno notizia al mondo intero:
“Cocco-cocco-dì, cocco-cocco-dì, cocco-cocco-dì”. Godetevi il tono musicale di
quanto da loro detto, una volta che è tradotto in spagnolo: “Un huevo parà ti, un huevo parà ti, un huevo
parà ti”. Non vi faccio la traduzione di questo parlare, perché esso è un
cugino di primo grado col nostro. Le consimili giapponesi, fatta l’operazione,
si mettono a cincischiare: “Cin-cin-cin, cin-ciu-ciò; cin-cin-cin, cin-ciu-ciò;
cin-cin-cin; cin-ciu-ciò”. Non so se con questo loro modo di fare da svampite o
con la scusa del ‘cin-cin’, si atteggiavano ad ubriache, ma immagino che
alzavano la voce per annunziare d’aver fatto l’uovo. Le galline francesi,
quando diventano mamme, si fanno quanto mai amorose e tutte felici cantano: “Coco-coco-dà, coco-coco-dà,
coco-coco-dà”. Apprezzate l’eleganza di questo loro dire, tradotto in francese:
“Un oeuf pour toi, un oeuf pour toi, un
oeuf pour toi”. Le galline marziane
(adesso che con le nuove scoperte sappiamo che anche in quel pianeta lì esiste
la vita), quando fanno l’uovo si comportano nella stessa maniera di quelle
terrestri. Non so se lo sapete, ma corre voce che le galline possiedono un
cervello piuttosto minuto. Bene, quello delle galline, che vivono lì, è poco
più grande del niente. Esse guardano sempre in avanti, ma l’uovo lo fanno a
tergo e avendo, poverette, anche la memoria sullo scarso, non arrivano a far
quadrare il pensiero con l’azione, in quanto, se alle spalle l’uovo è stato
fatto, didietro resta. Infelice la nostra sfortunata gallina marziana. Essa
gira e vagola, piange e si dispera: “Coco-coco-dè, coco-coco-dè, coco-coco-dè”.
Eccovi, fresca come una rosa, la traduzione ‘ad
literam’: “Ma l’uovo dov’è, ma l’uovo dov’è, ma l’uovo dov’è?” Dopo aver
interpellato tutte le consorelle e anche il gallo, si asciuga le lacrime degli
occhi con il ciuffo delle penne più nette e si consola ripromettendosi: “Domani
ne faccio un altro. Starò più attenta,
per non perdere almeno quello”. Le galline padane sono tutte festose e
su di morale. Per Bacco, esse da poco tempo hanno apprestato un proprio
casolare e tutto appare pulito di bucato ed è profumato. Comunque, quando
presentano l’uovo, allungano il collo e intonano: “Coco-coco-dì, coco-coco-dì,
coco-coco-dì”. Traduzione da becco a bocca: “On ovo par ti, on ovo par ti, on
ovo par ti”.
Spero di aver aperto uno
spiraglio di luce nel cervello dei bambini di New York e di averli fatti
ridere, mi auguro non solamente loro, ma tutti i bambini del mondo, che non
hanno avuto la fortuna di vedere le cose che ho visto io!
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